Il grandissimo vantaggio di questa tecnologia rispetto a quella alla base di un flash tradizionale è tutta nel fatto che l’esposizione del flash è misurata in contemporanea alla misura dell’esposizione che la macchina stessa effettua prima di imprimere la foto sulla pellicola controllando la quantità di luce riflessa dalla pellicola stessa.
Nel 1999, Nikon immise sul mercato la sua prima Reflex digitale, la D1. Questo prodotto, però, presentava un grave problema per il TTL: il sensore digitale ed il filtro anti-aliasing posto dinanzi a lui non permettevano la riflessione della luce (e quindi una lettura corretta dell’esposizione per il flash) paragonabile a quanto accadeva per le reflex analogiche.
La soluzione fu drastica: Nikon modificò la sua tecnologia TTL eliminando del tutto la possibilità di misurare la quantità di luce riflessa durante il tradizionale controllo dell’esposizione ed introducendo la misurazione di una veloce serie di “flashate” effettuate dopo il ribaltamento dello specchio ma prima dell’apertura dell’otturatore (in modo da individuare la potenza giusta per ottenere l’esposizione corretta).
Questa nuova tecnica fu chiamata D-TTL e portava con se anche una seconda caratteristica: la superficie esterna della tendina dell’otturatore era colorata di grigio chiaro (e non nera, come nelle analogiche o nelle attuali) in modo da riflettere più luce e rendere più facile sua lettura delle “flashate”.
In contemporanea, sulla linea flash, Nikon introduce delle piccolissime variazioni al suo ultimo modello, l’SB-28, rinominandolo SB-28 DX. Da questo momento in poi, tutte i flash dotati di TTL avranno il suffisso DX.
La tecnica D-TTL non ha vita lunghissima: dopo 4 anni e 4 modelli di reflex (D1, D1H, D1X e D100) viene messa da parte e sostituita dall’i-TTL.
E’ il Luglio del 2003 quando, presentando la D2H ed il nuovo flash SB-800, Nikon introduce iTTL e CLS (Creative Lighting System): il nuovo sistema è un’evoluzione del progenitore in quanto utilizza ancora le “flashate” per stabilire la corretta lettura della luce, ma queste ultime vengono anticipate al ribaltamento dello specchio. In questo modo, l’esposizione viene misurata all’interno del mirino ottico invece che nel gruppo di specchi.
Per quanto riguarda invece il CLS, trattasi di un sistema in grado di comandare flash remotizzati (wireless). Il CLS permette di controllare in maniera indipendente fino a tre differenti gruppi di flash remoti, ognuno con la sua differente lettura di luce e quindi ognuno con la sua particolare compensazione dell’esposizione. Il CLS permette anche di selezionare differenti canali di comunicazione (fino a 4) in modo da permettere a più fotografi (fino a 4!) di lavorare in parallelo senza interferirsi a vicenda.
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