Nella composizione fotografica abbiamo già visto come le linee siano elementi chiave. Ciò di cui però non ho ancora parlato è del significato che le linee assumo all’interno di una fotografia. In particolare:
- Linee orizzontali: tranquillità
- Linee verticali: stabilità, potenza, forza
- Linee diagonali: velocità, movimento, dinamismo
- Linee curve: sensualità, movimento
Ma non solo le linee hanno dei significati particolari: lo stesso vale per le figure geometriche.
- Cerchio: staticità
- Quadrato: equilibrio
- Triangolo: movimento
Tutti questi significati non sono buttati a caso ma sono frutto di interpretazioni che il nostro cervello da delle immagini. Prendiamo il caso delle forme geometriche: per spiagare i tre significati basta osservare le due immagini qui di seguito
Le tre figure sono state “girate”. Il cerchio è rimasto lo stesso, è statico. Il quadrato è divenuto un rombo ma la prospettiva visiva è la stessa: è una via di mezzo tra la staticità del cerchio e la dinamicità del triangolo. Quest’ultimo infatti è radicalmente cambiato nello spostarsi con una forma che è “tanto dissimile” dalla prima da impegnare il nostro cervello più del quadrato per individuare la similitudine con il primo triangolo.
E per le linee? Vale lo stesso concetto, è il nostro cervello che associa ad ogni linea un diverso significato. Il nostro occhio scandisce un’immagine muovendosi da sinistra verso destra. Il motivo, come più volte detto, è legato alla lettura: siamo abituati a leggere da sinistra verso destra. Organizzare quindi gli elementi in una fotografia lungo una diagonale che va dal basso al vertice destro in alto significa facilitare la lettura della fotografia da parte del nostro cervello. Inserire degli elementi “diagonali” che vengono visti come linee permette di “guidare” l’occhio umano verso un ben determinato punto della fotografia dove possiamo inserire l’elemento predominante. Questo perché il nostro occhio nel muoversi si “appoggia” alla linea seguendola.
Al contrario, se inserissimo degli oggetti atti a simulare una linea diagonale dal vertice sinistro alla base destra andremmo a creare un impedimento, distogliendo l’attenzione da ciò che è posizionato al base della linea: questo perché il nostro occhio nel muoversi si “scontra” con la linea. Che diviene una barriera.
La linea orizzontale è un’altra barriera. Divide la scena e non permette all’occhio di passare nella zona posizionata “dall’altra parte”. A meno che non ci sia un’interruzione: in tal caso il nostro occhio passerà da una parte all’altra della scena proprio da quella interruzione. Interruzione che può essere una porta, un buco ma anche ed ovviamente un oggetto (quale un albero o una persona) che posizionandosi in primo piano rispetto alla linea ne spezza la continuità. Fateci caso: partendo dal basso di una scena arriverete a vedere la parte alta passando per quella discontinuità.
Ma non finisce qui: sapete che è possibile contenere l’esplorazione dell’occhio umano semplicemente introducendo una barriera (una foglia , un ramo, un edificio o anche lo scurimento della foto) nell’angolo in alto a destra? Introducendo un elemento del genere costringerete l’occhio a “tornare indietro” e di conseguenza a dare un maggior risalto alla parte sinistra rispetto alla destra della scena fotografata.
Sono da ricordare, infine, le linee guida: si tratta di linee, per lo più non rettilinee, che guidano l’occhio umano in giro per la scena. Avete presente le foto di rotaie che si restringono verso il fondo? Ecco, il nostro occhio è tentato a seguirle fino a giungere all’orizzonte. Uguale per un fiume sinuoso o una strada di montagna: il nostro occhio la percorrerà tutta da sinistra verso destra. La tecnica delle linee guida è usata da sempre nella composizione fotografica.
Ed ora, vediamo nel dettaglio alcuni esempi di applicazione delle linee e delle linee guida: il primo esempio è uno degli scatti più famosi di Bresson. Le linee guida sono i corrimano che portano l’occhio umano fino al ciclista. E li si germa, con la presenza del marciapiede che blocca il passaggio verso l’alto e il muro in alto a destra che contiene l’esplorazione dell’occhio. In molti, osservando per pochi secondi la scena, non si rendono conto che in alto è presente un muro….
Ancora Bresson questa volta alle prese con una linea curva. L’occhio scivola seguendo il movimento della spirale e passa in rassegna i volti dei bambini a partire dal primo in alto a sinistra.
Nella foto seguente a farla da padrone sono le linee verticali. Danno un senso di resistenza alle palafitte sull’acqua.
In questo caso le rotaie portano il nostro occhio fino all’orizzonte in alto a destra e quasi ci dimentichiamo di osservare la casa posta dietro l’albero a sinistra.
Ed ecco un effetto blocco: il sole è confinato dentro due linee e il nostro cervello scompone l’immagine in quattro parti. Come se fossimo dietro le sbarre, per intenderci.
Nella foto di sotto è la strada a farla da padrone, portandoci fino alla parte alta della scena.
Nella foto di seguito sono invece le linee verticali a catturare la nostra attenzione e facendo scorrere l’occhio dal basso verso l’alto.
In questa foto il fiume ci porta fino all’orizzonte facendo deviare bruscamente l’occhio verso la metà inferiore della foto. E permettendo di vedere il ciuffo d’erba sulla sinistra.
Ulteriori informazioni sulle linee (oblique, verticali o diagonali) possono essere trovate qui.