Nei precedenti articoli abbiamo parlato della storia della fotografia nonché della tecnica, con tanto di filmato esplicativo, impiegata per la realizzazione delle pellicole fotografiche. Pellicole che, come accennato, esistono in differenti formati. Ma quali sono i formati più comuni o meglio, quelli che attualmente sono ancora presenti sul mercato?
Il formato certamente più famoso è il 35mm, anche chiamato semplicemente 135. Questa pellicola, a dispetto di quanto si possa credere, non fu creata appositamente per la fotografia quanto per la cinematografia. Proprio per il suo uso all’interno delle cineprese furono introdotti delle sequenze di fori nella parte alta e bassa della pellicola in modo che la stessa potesse avanzare (ricordate le cineprese a manovella) su delle ruote dentate di trascinamento. Nel suo formato cinematografico, l’area fotosensibile era pari a 18X24 millimetri: l’altezza del fotogramma era quindi pari alla metà di quanto indicato nel nome da noi conosciuto (a parte un millimetro di cornice), introdotto solo in un secondo momento, ovvero quando la fotografia statica adottò questo tipo di pellicola ma raddoppiandone l’altezza: 36×24 millimetri.
La pellicola da 35mm con i suoi fori di avanzamento permetteva ai produttori di macchine fotografiche (non esistevano ancora macchinari di produzione automatici) di realizzare apparecchi particolarmente semplici ed economici e questo permise il boom della fotografia. A proposito, il tradizionale cilindro plastico-metallico (che funge sia da protezione fisica che contro la luce) che ha permesso alle masse la sostituzione in pochi secondi della pellicola fu introdotto da un nome altisonante nell’universo fotografico: Leica (l’inventore fu un certo Oskar Barnack)
La pellicola da 35mm, per quanto oramai sia quasi solo relegata alla lomografia (con tutti i maggiori produttori che hanno chiuso le fabbriche), è divenuta un punto di riferimento anche nel mondo digitale: tutti i sensori sono infatti dimensionati su di essa. Le reflex full frame sono infatti dotati di sensori dalla dimensione pari a 36x24mm mentre tutte le compatte esprimono la dimensione del proprio sensore rapportandole ad essa (per esempio ½,5, 1/1,6 e via discorrendo).
Una seconda pellicola molto diffusa e che tutt’ora è impiegata per la fotografia di grandi dimensioni (la pellicola costa ancora molto meno rispetto ai sensori di dimensioni maggiori dei 35mm) è quella definita Medio Formato. Il vantaggio delle pellicole Medio Formato è la possibilità di permettere una maggiore area di esposizione rispetto al 135 ma essere al contempo “sufficientemente” maneggevole, soprattutto se rapportate al grande formato o meglio al banco ottico.
Le pellicole medio formato sono individuate da due sigle: 120 e 220 millimetri La loro caratteristica è l’altezza del fotogramma pari a 6cm. La differenza sostanziale tra le due sigle è la lunghezza della pellicola: la 220 permette circa il doppio delle pose rispetto al 120.
La pellicola da 120 non ha alcun foro di avanzamento come nel caso del 135, non ha una struttura di contenimento (il rullino) ma è semplicemente avvolta su di un supporto plastico unitamente ad una striscia di carta nera la cui funzione è di proteggerla dalla luce. Il formato 220 è anche priva della striscia di carta di protezione, al fine di ridurre l’ingombro della pellicola (alla fine, i due ingombri sono simili).
La pellicola medio formato permette, come riportato nella tabella qui di seguito, differenti dimensioni delle pose, a seconda del tipo di “magazzino” utilizzato (la struttura che contiene la pellicola):
formato nominale | formato reale (mm) | superficie (mm2) | rapporto lati |
mm 36×24 | 24×36 | 864 | 0.66 |
cm 6×4.5 | 41.5×56 | 2342 | 0.75 |
cm 6×6 | 56×56 | 3136 | 1 |
cm 6×7 | 56×69 | 3664 | 0.85 |
cm 6×9 | 56×89 | 4984 | 0.66 |
Il formato 4,5×6 è un formato “rettangolare” e permette di di ricavare 15 scatti da una pellicola 120 o 30 da una 220. Il formato 6×6 è al contrario adatto a soggetti quadrati e da un rullo 120 è possibile ricavare 12 scatti contro i 24 del formato 220. Il formato 6×7 ed il 6×9 sono i più utilizzati in quanto ripropongono una dissimmetria tra le due dimensioni, con il 6×9 identico, per rapporto, al 135. Il numero dei fotogrammi ricavabili è pari a circa 9-10 esposizioni dal rullo 120 e 18-20 esposizioni dal rullo 220. Entrambi i rulli furono introdotti da Kodak rispettivamente nel 1901 e nel 1965.
La differenza fra i vari formati è direttamente legata alla quantità di informazioni “ registrato”e sull’emulsione. Che tradotto in un linguaggio più consono al digitale, al numero di pixel. Potremmo dire che un formato 135 (36×24) permette di memorizzare circa 30 milioni di pixel, mentre un formato 6×6 arriva fino a 100 milioni: se ne deduce che per grandi stampe o per “crop” estremi (con magari ingrandimento) è da preferire il medio formato al 135.
Altra pellicola ancora in commercio (anche se abbastanza costosa e non tanto diffusa) è la pellicola grande formato o anche chiamate pellicole piane. Non esistono rullini ma solo lastre: ogni lastra permette di ottenere una singola esposizione. Le dimensioni sono molto generose: troviamo lastre grandi 10 x 12, 13 x 18 o anche 20 x 25 centimetri Molto “scomode” da maneggiare ed impiegate solo nei banchi ottici (dalle dimensioni molto generose), queste lastre permettono di ottenere delle qualità notevoli, con delle definizioni molto spinte (si arriva ai gigapixel di risoluzione). L’equivalente del banco ottico, nel digitale, è chiamato spesso dorso digitale.