Endre Ernő Friedmann, noto ai più come Robert Capa, nasce a Budapest il 22 ottobre 1913.
Sin da giovane si interessa di politica, iscrivendosi anche al Partito Comunista, cosa che lo porta qualche anno più tardi ad abbandonare l’Ungheria a causa del coinvolgimento in alcune proteste contro il governo di estrema destra.
Si trasferisce immediatamente nella vicina Germania, dove trova impiego in uno studio fotografico a Berlino, nonostante la sua aspirazione fosse quella di fare lo scrittore.
Anche qui resiste poco tempo, poiché nel 1933, essendo di origine ebraica, si trova costretto a scappare dal paese a causa dell’avvento del nazismo.
Si rifugia in Francia dove incontra però diverse difficoltà nel reperire un lavoro come fotografo freelance.
Nel 1936 parte alla volta della Spagna, dove si occupa di documentare gli orrori della guerra civile che dilania il paese.
E’ proprio la guerra spagnola a renderlo famoso, grazie ad uno scatto realizzato a Cordova, dove immortala un soldato repubblicano colpito a morte da un colpo esploso dai militari agli ordini di Francisco Franco.
In breve tempo la foto viene pubblicata da moltissime riviste.
Tuttavia ben presto si scatena un dibattito non indifferente sull’autenticità dello scatto, con diverse tesi a proposito. Qualcuno sostiene persino che la foto sia stata scattata dalla compagna di Capa, la fotografa tedesca Gerda Taro scomparsa nel 1937 travolta durante una manovra da un carro armato amico.
La testimonianza di Capa sulla guerra civile spagnola è straordinaria. Per anni è stata data anche per persa, ma fortunatamente è riemersa nel 1990 a Città del Messico.
A causa delle persecuzioni anti-ebraiche Capa scappa anche dall’Europa e si rifugia a New York, dove mette i suoi scatti al servizio della rivista Collier’s Weekly.
Tuttavia lo scoppio del secondo conflitto mondiale lo riporta in Europa, precisamente in Italia.
Dopo un periodo iniziale passato nel nord-africa infatti, nel luglio del 1943, è paracadutato in Sicilia assieme all’esercito americano per documentare le operazioni di guerra. Oltre ai numerosi scatti Capa ci lascia in eredità il suo diario pubblicato nel 1947 con il titolo Slightly out of focus.
Qualche settimana più tardi realizza gli scatti più importanti della sua carriera, ritraendo le fasi più cruente dei combattimenti tra esercito americano e militari tedeschi nel cuore della Sicilia. Queste sue foto gli valgono l’assunzione da parte della rivista Life.
La sua esperienza con la Seconda Guerra Mondiale però non finisce qui. Infatti il 6 giugno 1944 prende parte allo sbarco in Normandia. Sfortunatamente buona parte degli scatti effettuati durante lo sbarco è andata perduta per un errore del tecnico di laboratorio addetto allo sviluppo.
Conclusa l’esperienza della guerra nel 1947 a Parigi, assieme ad altri grandi personaggi come Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert fonda l’agenzia Magnum, che diventa in seguito una delle più prestigiose agenzie fotografiche mondiali.
Temerario e sempre in prima linea Robert Capa si ritrova pochi anni più tardi di nuovo a dover documentare gli orrori di una guerra.
Questa volta si tratta della Prima Guerra d’Indocina, al seguito dell’esercito francese.
Purtroppo da questa spedizione Capa non fa rientro. Il 25 maggio 1954, sulla via del ritorno, sale su un terrapieno per effettuare degli scatti da posizione privilegiata, ma accidentalmente calpesta con il piede una mina che gli toglie la vita.
Si spegne così, a soli 40 anni, uno dei fotografi di guerra più importanti della storia.
Durante la sua carriera ha realizzato diversi reportage sulla guerra, documentando le atrocità commesse in conflitti come la guerra civile spagnola (1936-1939), la seconda guerra sino-giapponese (1938), la seconda guerra mondiale (1941-1945), la guerra arabo-israeliana (1948) e la prima guerra d’Indocina (1954).
La sua inseparabile macchina fotografica è quasi sempre stata una Leica 35mm, apparecchio di piccolo formato capace di unire qualità a facilità nel trasporto.
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