Quando scattiamo una fotografia passiamo moltissimo tempo per sistemare i settaggi della macchina fotografica al fine di ottenere il miglior scatto possibile. Eppure, quando trasferiamo i nostri lavori sul computer di casa, non badiamo a come quest’ultimo visualizza l’immagine catturata.
Mi sto riferendo, in poche parole, alla mancanza di calibrazione del monitor della maggior parte dei dispositivi disponibili nelle nostre case.
Calibrare un monitor è particolarmente importante e non richiede moltissimo tempo, soprattutto se non abbiamo necessità professionistiche ma vogliamo limitarci ad ottenere una buona fedeltà cromatica.
La calibrazione di un monitor può avvenire tramite l’utilizzo di un programma software (spesso gratuito) o tramite l’utilizzo di uno strumento esterno (costoso), soluzione sicuramente più professionale e anche più rapida.
Per quanto riguarda i software in circolazione, va detto che questi ultimi sono direttamente legati alla percezione visiva di chi, alla fine, effettua la calibrazione. Insomma, se siete daltonici rischiate di rendere daltonico anche il vostro monitor!
Una prima soluzione software, da installarsi sul proprio computer, è quella offerta da Calibrize , da EIZO Monitortest o da Adobe Gamma. Questi tre programmi (come molti altri) guidano l’utente attraverso una serie di comparazioni al fine di ottenere la miglior scelta possibile. Ovviamente le comparazioni sono di tipo soggettivo e legate a condizioni di differente luminosità, riflessi o anche stato d’animo del fotografo stesso.
Tutti i software di calibrazione, alla fine della procedura, generano un file ICC (con i parametri di calibrazione) da dare “in pasto” alla scheda video (tutte le schede video permettono di caricare una configurazione colore personalizzata).
Per tutti coloro che invece hanno bisogno di calibrare il monitor in maniera professionale, il consiglio è di acquistare un hardware ben specifico, il colorimetro. Questo strumento, accoppiato con un software fornito dallo stesso produttore, definirà una calibrazione oggettiva del monitor (il file ICC di cui prima) che vi permetterà di visualizzare le fotografie scattate esattamente come le avete scattate. Il suo funzionamento è banale: si carica il software, lo si lancia e si appoggia il dispositivo esterno al monitor. A quel punto il dispositivo leggerà le immagini a video create dalla parte software del pacchetto, definendo le correzioni necessarie (nel file ICC) al fine di ottenere la miglior risposta visiva possibile.
Per quanto riguarda i colorimetri, ne esistono di differenti tipi in commercio e le due case più famose sono la X-RITE e Datacolor.
La prima commercializza tre modelli di colorimetro: i1basic Pro 2, i1Display Pro e ColorMunki Diplay. I tre modelli differiscono ovviamente per prezzo e per funzioni: i due modelli top di gamma, il 1iDisplayPro ed il ColorMunki Display costano rispettivamente 130€ e 200€.
Per quanto riguarda le funzioni, il i1Display Pro permette di misurare ed impostare sia la temperatura del colore che la cromaticità, di modificare la luminanza (tra 80 e 250 cd/m2), di modificare il contrasto, il bianco, la gamma nnché l’uniformità della risposta visiva del monitor (non è detto che ogni parte del monitor risponda allo stesso modo).
La DataColor commercializza Spyder4 in tre versioni: Elite (210€), Pro (150€) e Express (120€). éer quanto riguarda le funzioni, il modello Elite è comparabile con il prodotto descritto prima della X-Rite.
Datacolor ha un ulteriore prodotto interessante nel proprio catalogo: si tratta di SpiderPrint che permette di analizzare la risposta cromatica della nostra stampante (in pratica è simileallo Spyder4 ma agisce sull’immagine stampata). Unica pecca, il prezzo: parliamo di circa 350€.
Un’ultima possibilità per calibrare il monitor è quella di usare una tavolozza colori, come quella offerta dalla Pantone. In questo caso dovremo acquistare la palette (sotto forma di cartoncino o di plastico al prezzo di circa 50€) e procedere alla comparazione visiva tra la palette dei colori e il nostro monitor, adeguando i settaggi (Pantone offre un software a corredo, ovviamente) al fine di rendere quanto più simile possibile il monitor alla palette stessa. Questo sistema non è al livello del colorimetro hardware, ma sicuramente fornisce un risultato migliore rispetto all’uso di programmi puramente software.