La sviluppo di fotografie da un negativo, come abbiamo visto, è un procedimento tutt’altro che semplice e conta una lunghissima serie di variabili che possono, in qualche modo, comprometterne la riuscita. In quest’articolo che formalmente chiude lo speciale sullo sviluppo di una pellicola analogica, proverò a riassumere i principali problemi che possono in qualche modo inficiare o modificare la fotografia finale.
L’Obiettivo. Migliore è la qualità dell’obiettivo, migliore sarà la fotografia. A parte i difetti che possono essere introdotti da un obiettivo non egregio (la distorsione prospettica, effetto barilotto, tanto per dirne una), incidono moltissimo la qualità delle lenti, il loro numero, la luminosità dell’obiettivo. Un obiettivo fisso è da preferire ad uno zoom in quanto è meno complesso e normalmente più luminoso. Per maggiori informazioni a riguardo, vi rimando agli articoli sugli obiettivi del corso di fotografia.
La Macchina fotografica. Reflex è bene ma non necessariamente meglio. Assicuratevi che la macchina fotografica sia sempre in ordine, che non ci siano infiltrazioni di luce nel vano rullini (ve ne accorgete a causa di aloni presenti sulle foto in fase di sviluppo) e che lo stesso sia perfettamente pulito, così come pulita deve essere la lente di attacco dell’obiettivo.
La pellicola. Le pellicole differiscono per grana nitrato d’argento dell’emulsione e questa varia in funzione degli ISO (o ASA), ovvero della sensibilità della stessa. Una sensibilità maggiore significa una grana maggiore e conseguentemente dei neri non troppo neri e bianchi non troppo bianchi (perde in contrasto).
Esposizione. I tempi di scatto sono particolarmente pericolosi con la fotografia analogica in quanto ci rendiamo conto dei problemi solo in camera oscura. Tempi lunghi potrebbero sovraesporre la foto e tempi corti sottoesporla, con il rischio di bruciarla o fotografare troppe ombre. Tempi lunghi possono generare anche del mosso nell’immagine.
Soluzioni di sviluppo. Occhio alla diluizione. Questa incide sul contrasto finale. Occhio a non usarle troppo, specie il fissaggio, pena il deterioramento delle foto e dei negativi nel tempo. Una diluizione troppo forzata produrrebbe (il che non è un male) delle immagini High Key.
Tempo di sviluppo. Un tempo maggiore aumenta i particolari nelle ombre ma tende a rendere bianchi, e quindi bruciarle, le zone luminose.
Sostanze chimiche per le soluzioni. Comprate sempre materiale nuovo, di marca e non scaduto. Un materiale non sicuro può far variare drasticamente tutti i parametri della foto, dal tempo di sviluppo ai toni di grigio/colori fino al contrasto. Occhio quando cambiate marca o versione: accertatevi di leggere le istruzioni per evitare danni.
Agitazione in fase di sviluppo. Agitare aumenta il contrasto, occhio a non esagerare. L’agitazione è inversamente proporzionale, quindi, al tempo di sviluppo.
Temperatura. Drammatica in fase di sviluppo del negativo, importante in fase di sviluppo del positivo. Tempi troppo lunghi significano sovraesposizione, troppo corti sottoesposizione. Leggete sempre le istruzioni dei reagenti per tarare il tempo necessario.
La carta. Fondamentale scegliere il tipo di carta che più si adatta alle nostre esigenze. Occhio sempre a seguire le istruzioni per ogni tipo di carta disponibile sul mercato. Questa può infatti variare non solo nella tipologia, ma anche nella “versione”.
Ingranditore. Come per la macchina fotografica, grande importanza rivestono gli obiettivi ed i filtri, che devono essere di qualità. La luce dell’ingranditore, se a condensatori, genera una foto più “dura” rispetto al modello a luce diffusa. L’ingranditore definisce anche il formato della fotografia finale, non forzate risoluzioni (dimensioni) che non sono “ottime” per il vostro ingranditore. Occhio a come spegnete la luce: toccare la testa dell’ingranditore in fase di impressione della carta può generare mosso.
Tempi di asciugatura e lavaggio. Può sembrare banale ma se non rispettate la perfetta asciugatura ed il lavaggio rischiate di perdere, nel tempo, sia negativo che positivo. Occhio quindi a quello che fate e come lo fate.
Ovviamente a questa piccola lista si aggiungono tantissime altre variabili, in particolar modo il fotografo stesso. In fin dei conti è il fotografo a gestire l’intero processo ed è il fotografo a poter decidere varianti e variazioni rispetto ai procedimenti standard. In fin dei conti, sperimentare è l’anima della fotografia.