La fotografia HDR affonda le proprie radici molto nel passato. Anche se molti erroneamente associamo l’HDR con l’avvento del digitale e la possibilità di combinare in fase di post produzione (o anche direttamente nell’apparecchio fotografico) più immagini dello stesso soggetto effettuato con differenti esposizioni, l’HDR viene usato da sempre e da artisti anche molto famosi, quali lo stesso Ansel Adams.
La combinazione delle immagini a differenti esposizioni però non è l’unico modo per ottenere delle foto a gamma dinamica estesa: alcuni fotografi utilizzano una tecnica leggermente differente chiamata tempo di sovrapposizione, ovvero invece di combinare immagini a differenti esposizioni ma realizzate in maniera sequenziale, combinano immagini con la medesima esposizione (o meglio esposizione corretta) catturate in momenti temporali differenti: ad esempio un’immagine fatta al tramonto ed uno all’alba. Realizzare immagini del genere permette non solo di estendere la gamma dinamica dell’immagine finale, ma permette anche di catturare particolari che altrimenti non sarebbe possibile ottenere.
Pensate per esempio alle zone di ombra (con il sole posizionato in posizione diametralmente opposta tendono a scomparire) o ai colori: se applicata in maniera corretta (ed è tutt’altro che facile) questa tecnica è in grado di fornire dei risultati straordinari, come accade con uno dei fotografi principi di questa tecnica, Simon Roppel, che considera questo tipo di fotografia vera arte. Per meglio capire di cosa di tratta, prendiamo in esame la seguente immagine a firma del fotografo: foto
Come si vede, i colori dell’immagine sono molto particolari, con la zona in alto caratteristica di un tramonto (colori caldi) e la zona in basso tipica di un’alba (con colori più freddi).
Se avessimo preso una delle immagini originali, avremmo trovato un appiattimento maggiore dell’intera scena, con una separazione molto meno marcata tra le due zone dell’immagine stessa.
Qualcosa di simile si nota anche in un secondo lavoro del fotografo: foto
Prendendo una delle immagini originale, avremmo trovato probabilmente un cielo incolore, piatto, noioso, oltremodo plumbeo. L’artista, unendo più immagini catturate in istanti temporali differenti, ha applicato un “tocco di colore” al cielo, rendendo di fatto la foto completamente differente rispetto alla realtà, ma non irreale: ha al contrario modificato la realtà, rendendo la scena differente, molto più accattivante, bilanciata nel suo insieme, sia dal punto di vista dei colori che della drammaticità stessa.
Roppel ci insegna una cosa: l’HDR (qui una guida esaustiva) non è solo quindi la “composizione” di immagini scattate nello stesso momento a differenti esposizioni, ma anche la “composizione” di immagini scattate alla stessa esposizione in differenti momenti temporali. Se infatti si vuole catturare più di quanto visibile, più di quanto l’occhio umano può realmente osservare, allora è necessario “fondere” differenti luci e differenti illuminazioni. Facendo attenzione a scattare delle immagini quando la quantità di luce ambientale è la stessa (per esempio al mattino ed al tramonto), è possibile prendere il meglio di due differenti illuminazioni: al tramonto e al mattino il sole è in posizioni opposte, fornendo illuminazioni, ombre e luce ambientale totalmente differente.
Ovviamente, al contrario dell’HDR basato sull’esposizione dove esistono una miriade di programmi in grado di effettuare la fusione delle immagini scattate, quando si gioca con il tempo è necessario affiancare alla fase di scatto un bel po’ di post produzione per fondere le differenti immagini. Non esistono programmi in grado di realizzare immagini “belle”, per cui armatevi di pazienza ma soprattutto diventate esperti di Photoshop e dei suoi livelli e maschere, in quanto passerete parecchio tempo dinanzi al computer (come, appunto, Roppel).