La fotografia minimalista:
ovvero come ottenere dei paesaggi mistici e profondi, fotografando il minimo indispensabile, anche solo un elemento.
Cos’è per ognuno di noi la fotografia? Probabilmente la maggior parte risponderà che la fotografia è l’arte che permette di rendere eterno un piccolo scorcio di vita, un breve attimo. Personalmente adoro questa definizione e amo credere che un piccolo gesto come scattare una foto, possa rendere eterno un momento.
Fotografia però, come abbiamo ripetuto in più battute, è anche minimalismo: ad occhio e croce si tende principalmente a fotografare quei soggetti che saltano subito all’occhio e che hanno qualcosa di estremamente bello e facile da notare (da cui il termine fotografia minimalista). Questo non è assolutamente sbagliato ma proviamo a vederci chiaro: se quel soggetto ci appare così definito e bello ed attrae la nostra attenzione immediatamente, con tutta probabilità attirerà anche l’attenzione di tanti altri fotografi che proveranno ad immortalarlo.
Il bello della fotografia è proprio il fatto che ognuno può ricercare un proprio particolare stile, anche se non immediatamente comprensibile ad altri. Ci sono fotografi che hanno fatto la storia della fotografia minimalista, grazie al loro continuo concentrarsi su soggetti apparentemente anonimi, per poi trasformarli in scatti ricchi di significato e di emozioni.
Quando fotografiamo un soggetto che di primo impatto, non trasmette molto, creiamo un tipo di fotografia introspettiva, che permette di concentrarsi su emozioni e sentimenti e non solo sulla figura, su ciò che si vede. E proprio su questo argomento vogliamo focalizzare il contenuto di questo articolo, ovvero sulla realizzazione di uno stile fotografico piuttosto “ibrido”: questo perché si tratterà sì di fotografia minimalista, ma al tempo stesso si tratterà di fotografia paesaggistica. Se nella zona in cui abitiamo, o nelle vicinanze, abbiamo dei fiumi o dei ruscelli, non ci sarà rara la scena di tronchi e rami trasportati dall’acqua o ancorati in qualche punto tra arbusti, rocce ecc…
Avete mai pensato di concentrarvi sul singolo rametto o tronco, piuttosto che sull’intero ambiente? Se non ci avete mai pensato, vi spiegheremo come cimentarvi in questa impresa e vi mostreremo i grandi risultati che potrete ottenere fotografando soggetti così semplici.
L’obiettivo della fotografia minimalista
Quello che cercheremo di ottenere, è una foto estremamente particolare e con pochissimi dettagli, una foto che ha qualcosa di misterioso. In questo scatto l’unico vero e proprio elemento sarà il ramo o il tronco che decideremo di riprendere, circondato da un’atmosfera mistica e nebbioso.
Come realizzare lo scatto
Innanzitutto bisogna studiare l’ambiente in cui si andrà ed effettuare questo scatto. Dovremo cercare di recarci in un punto in cui l’ambiente sia poco sporco e “disturbato” da altri elementi (arbusti, alghe e qualsiasi altra cosa possa sporcare il nostro scatto), in una giornata in cui il cielo sia piuttosto sgombro o comunque uniforme (se c’è una penombra senza troppe nuvole che riflettono nell’acqua, ci troveremo nella situazione ideale) per evitare troppi riflessi.
Per quanto riguarda la composizione dello scatto, c’è ancora una cosa da dire: non dovete per forza fermarvi a cercare un ramoscello fermo in una posizione predefinita… potete sempre piazzarlo voi dove preferite, o semplicemente lanciarlo in acqua sperando di ottenere un buon effetto “a sorpresa”. In questo caso potrete giostrare ancora meglio lo spazio a vostra disposizione, scegliendo una zona in cui è possibile comporre uno scatto che non abbia molti elementi distrattori.
Nella composizione, è necessario che la linea di orizzonte sia fuori dallo scatto oppure comunque non in virtuale “collisione” con il soggetto, così da non rovinare l’atmosfera dello scatto e rendere più semplice la successiva post-produzione.
Il consiglio è quello di utilizzare una lente a focale fissa, con un elevato livello di apertura massima (una f/1.8 o anche una f/2.0 sarebbero l’ideale), aiutata magari da un filtro a densità neutra (o filtro ND), un particolare filtro in grado di ridurre l’intensità della luce che entra nell’obiettivo e di conseguenza sul sensore della nostra reflex.
Per ottenere uno sfondo quasi uniforme, in grado di darci quell’atmosfera di mistero di cui parlavamo prima, dovremo settare un tempo di esposizione parecchio lungo (sarà quindi necessario munirsi di un cavalletto), anche di qualche minuto, così da rendere “setoso e uniforme” il movimento dell’acqua che stiamo immortalando.
La post-produzione
Per ottenere questo tipo di scatto, la post-produzione è semplicemente essenziale. I programmi che solitamente utilizzo per questo tipo di lavori, fanno parte della suite di Adobe e sono Camera Raw e Photoshop.
Innanzitutto, la foto va importata in Camera Raw per le prime elaborazioni: da qui si incomincia de-saturando completamente l’immagine, così da avere uno scatto in bianco in nero, che può trasmettere maggiormente quelle sensazioni mistiche di cui parlavamo in precedenza.
L’obiettivo successivo è quello di sfruttare i vari modificatori di nitidezza di Camera Raw per assicurarsi la massima nitidezza del ramo che abbiamo immortalato. Se lo si desidera, si può inserire un gradiente per ridurre la luminosità della parte superiore dello scatto (o magari anche di quella inferiore), fermandoci poco prima del soggetto, così da creare un’ipotetica linea di orizzonte e dare la sensazione della presenza di una fitta nebbia.
La parte principale della post-produzione è adesso conclusa ma, se lo desiderate, potete utilizzare Photoshop per le ultime correzioni (per eliminare piccoli difetti, imperfezioni o riflessi indesiderati) e per rendere ancora più nitido il soggetto su cui vogliamo vincolare l’attenzione.
Adesso lo scatto si può realmente definire concluso. Come avete potuto vedere da voi, non è una tipologia di scatto che richiede enorme preparazione tecnica di scatto o post-produzione, quanto una buone dose di “occhio” per scovare i rami migliori, le prospettive migliori e, soprattutto, il momento più adatto.