Il tempo di sincronizzazione del flash, detto anche più semplicemente sincro flash, flash sync (dall’inglese) , sincro FP o sincro X è il massimo tempo entro il quale è possibile la sincronizzazione del lampo con il tempo di scatto, o meglio con il movimento delle tendine dell’otturatore stesso.
Ricordo che l’otturatore è costituito da due tendine che si muovono rapidamente in senso verticale (in passato esistevano anche con movimento orizzontale) : la loro velocità è decisamente elevata come abbiamo visto nell’articolo sull’otturatore. Il flash, per quanto potente e tecnologico sia, non potrà mai essere veloce quanto un otturatore: il loro “limite” è proprio dettato dal tempo di sincronizzazione. Vediamo ora i due tipi principali di sincronizzazione esistenti,il Sincro X ed il Sincro FP.
Entrando un po’ più nel dettaglio, il tempo di Sincro X “meccanico” è il tempo nel quale il lampo di luce “colpisce” la pellicola o il sensore, ovvero il tempo massimo d’apertura totale delle tendine (nessuna parte del sensore coperta). Per rendere meglio l’idea, il Sincro X meccanico è il tempo che intercorre tra il momento in cui la prima tendina è totalmente aperta ed il tempo in cui la seconda tendina parte. Durante il periodo in cui le tendine sono totalmente aperte, il flash emette un unico lampo di luce. I tempi di scatto non sono ovviamente elevatissimi, si arriva all’incirca a 1/250, 1/300 o anche 1/500 nel caso di half frame particolarmente costose. Nel caso di full frame, a causa del sensore dimensionalmente maggiore, il tempo di Sincro X è inferiore. Nell’ordine, al massimo, di 1/80 o 1/100.
Il Sincro elettronico , chiamato Sincro FP (Flat Peak), è leggermente differente: il lampo emesso dal flash non è unico ma si tratta di una serie di lampi emessi in sequenza (l’occhio umano non percepisce lo “stacco” e lo interpreterà sempre come un lampo unico). Il motivo è presto detto: quando il tempo di scatto è molto rapido, non accade mai che il sensore è completamente “scoperto”. Di solito le tendine si muovono lungo il sensore lasciando solo una “fessura” aperta. I vari lampi vengono emessi in sequenza in modo che, allo spostarsi della fessura, la parte di sensore sia sempre colpita dalla stessa quantità di luce (se fosse in lampo unico, avremmo la parte destra e la parte sinistra della foto più scura). Con il Sincto FP ci si può spingere anche fino a tempi di sincronizzazione pari a 1/8000m anche se il valore “medio” è di1/300 o 1/500.
Ovviamente c’è uno svantaggio non indifferente: la potenza del lampo nel Sincro FP è decisamente più bassa di quella del Sincro X in quanto, appunto, il flash deve generare più lampi. E’ come se il numero guida fosse, in pratica, più piccolo.
Quando però si ha a che fare con dei sensori, soprattutto con le macchine digitali compatte, la situazione può essere differente da quanto raccontato in precedenza: al fine di risparmiare sui componenti accade che vengano montati degli otturatori “lenti” e che, per compensare, si alimenti il sensore solo quando la prima tendina è totalmente aperta: di conseguenza il lampo partirà solo quando il sensore sarà totalmente aperto e sarà “unico”, un po’ come quindi accadeva con la Sincro X meccanica (Ovviamente, essendo l’otturatore lento, anche la chiusura della seconda tendina viene anticipato dalla disattivazione del sensore. esistono delle compatte in cui addirittura le tendine non esistono).
Quando si va “oltre” il tempo di sincronizzazione massima del flash, la fotografia presenta delle zone nere: più sarà rapido il tempo di scatto più sarà ampia questa zona. Si tratta in pratica di una zona “catturata” dal sensore quando la luce non era stata ancora emessa a copertura di quella determinata zona: in pratica il lampo è stato emesso mentre la tendina era in movimento. Come si può vedere dalla sequenza di foto qui di seguito, dove abbiamo un tempo di scatto sempre più rapido.