Ray Metzker nacque nel 1931 a Milwaukee, in USA e cominciò ad appassionarsi alla fotografia sin dall’età di 13 anni. Dopo aver studiato presso il Beloit College, lavorò brevemente come fotografo freelenace prima di essere arruolato nell’esercito americano ed aver passato due anni in Korea dove insegnò fotografia.
Nel 1956 si trasferì a Chicago, dove vi restò fino al 1959. Qui conseguì il diploma presso L’Istituto di Design di Chicago e produsse il suo primo lavoro di spessore (My Camera and I in the Loop), una serie di immagini del quartiere degli affari di Chicago. Queste immagini evidenziano moltissimi degli aspetti cardine di tutti i futuri lavori di Metzker.
Dopo il diploma, Metzker cominciò a viaggiare attraverso l’Europa per oltre una dozzina di paesi scattando fotografie (nella raccolta Europe) di particolari piuttosto che di panorami: un pedone solitario, un riflesso particolare, giochi di luci e di ombre negli ambienti urbani.
Nel 1962 ritornò in America ed in particolare a Philadelphia dove fu assunto come professore presso il Philadelpia College of Art. Durante i due anni trascorsi nella cittadina, scattò una serie di fotografie (raccolta Philadelphia) nella città vecchia, operando inizialmente con una macchina fotografica 4×5’’ per poi passare ad una 35mm. Come per la serie europea, Metzker si concentrò principalmente su tematiche quotidiane piuttosto che su temi più comuni, trasformando i gesti di sconosciuti e zone squallide della cittadina in scene eccellenti.
Il 1964 è l’anno della sperimentazione per Ray Metzker. Ispirato dalle opere di Bauhaus, cominciò ad esplorare l’arte della composizione, mischiando differenti immagini all’interno della stessa fotografia, fino a spingersi all’uso di un intero rullo fotografico all’interno di una stessa scena. Uno dei primi lavori è stato il Double Frame in cui il fotografo sviluppò, in ogni stampa, due scatti presi in sequenza con differenti orientamenti (uno orizzontale ed uno verticale). Metzker incorporò nelle scene anche la linea bianca divisoria (quella del rullo fotografico) nonché la cornice non fotosensibile del rullo stesso (di colore grigio scuro).
Queste immagini composite, il forte contrasto dei colori, le lacune ottiche, le disgiunzioni visive e la cacofonia degli elementi presenti negli scatti divennero, e sono tuttora, la firma del fotografo.
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Nello stesso anno diede alla luce il libro Composites mentre nel 1965 videro la luce i lavori Torso I e Torso II, caratterizzati dalla presenza di più immagini tutte identiche all’interno della stessa stampa. Sempre nel 1965 Metzker cominciò a lavorare su un’altra pubblicazione Composites, basata su scatti dei panorami cittadini di Philadelphia. A differenza dei due Torso, questa volta le fotografie componenti la stessa stampa erano differenti ma mantenevano le stesse luci, stessi edifici, stesse persone o, per meglio dire, la stessa trama.
Nel successivo lavoro, Sailing on 9th (1966), Metzker affinò ulteriormente la tecnica introducendo una sorta di ritmo visuale, ripetendo, per quattro volte, un edificio quale punto centrale degli scatti. Il ritmo visuale, la non staticità dello scatto viene ottenuto muovendo verso il lato tutti gli elementi cardine degli scatti. Inoltre, Metzker introdusse dei punti di rottura visivi, degli elementi particolarmente scuri o particolarmente chiari.
Metzker fu inoltre attratto dalla vita da spiaggia dei bagnanti del New Jersey, tanto che nel 1973 produsse un lavoro, Sand Creatures: Cape May, nel quale presentò le fotografie di persone ignare, che dormono o che semplicemente si rilassano sulla spiaggia.
Ray Metzker è stato, per tutti gli anni sessanta, un fotografo cittadino. Nel 1970, Metzker rivolse la sua attenzione ai paesaggi desertici, complice un incarico temporaneo presso l’Università del New Mexico ad Albuquerque. Questa esperienza definì una nuova direzione per il suo lavoro fotografico, che lo accompagnò fino alla fine degli anni novanta.
Sentendo però che i suoi paesaggi erano poco originali, Metzker iniziò nel 1976 a studiare e sperimentare la profondità di campo. Nel suo lavoro Pictus Interruptus (1980) introdusse degli oggetti molto semplici immediatamente vicino alla lente della macchina fotografica in modo da sfocare pesantemente lo sfondo. Le immagini risultanti creano una sorta di tensione tra la rappresentazione fotografica e l’astrazione.
Sulla falsariga di Pictus Interruptus, Metzker continuò in questa sperimentazione nei lavori Feste di Foglie series (1985), Door Suite (1988), Earthly Delights (1987-1988) Bernheim, (1989) Nature’s Realm, (1990-1994), Moab I (1994-1996) e Moab II (1997-1998).
Metzker, in questa lunga serie di fotografie naturalistiche e paesaggistiche, ha saputo ottenere un notevole equilibrio compositivo e tonale lavorando in camera oscura tagliando, eliminando o addirittura bruciando alcune parti dell’immagine stessa (o sviluppando in negativo piuttosto che in positivo). Ecco quindi che in molti lavori si possono osservare alti contrasti, fogliame luminescente e paesaggi che richiamano alla mente i pittori dell’impressionismo.
In parallelo alla fotografia paesaggistica, Metzker curò anche la serie City Wispers (1980-1983) nella quale il fotografò tornò a tecniche fotografiche più semplici e focalizzandosi sulle strade di Philadelphia e Chicago. I motivi principali di questi scatti sono le ombre, la frammentazione, l’isolamento.
Dal 1996 fino ai giorni d’oggi, Metzker si è dedicato (e si dedica) totalmente alla fotografia si strada, nella sua Philadelphia. Gli scatti sono differenti rispetto a quanto fatto in passato, essendo le immagini liriche, giocose, brillanti.