Jeanloup Sieff nacque a Parigi nel 1933 da genitori polacchi, si laureò in filosofia nel 1945 e poi decise di intraprendere altri studi come la letteratura, il giornalismo e la fotografia sia presso Vaugirard a Parigi che presso Vevey in Svizzera.
La sua prima macchina fotografica le fu regalata dallo zio all’età di 14 anni, si trattava di una Photax (poco più che giocattolo) che, a quanto pare, segnò particolarmente la sua decisione di dedicarsi completamente al mondo della fotografia.
Lui stesso affermò: “Se non avessi ricevuto quella macchina fotografica, oggi sarei forse un attore, regista, scrittore o gigolò”.
La sua prima pubblicazione avvenne nel 1950 su Photo Revue, ma il successo iniziò ad arrivare nel 1960 quando fotografò i ballerini che apparvero nel Balletto dell’Opera di Parigi, tra i quali Rudolph Noureev, Carolyn Carlson, Claire Motte e Nina Vyroubova .
Sieff sosteneva che i ballerini hanno un “intelligenza corporea” che permette loro di riempire lo spazio con i movimenti. In un’intervista disse: “Tra i modelli che fotografo per le riviste di moda, riconosco subito quelli che hanno studiato danza. Sanno come muovere le teste, sanno come sedersi ed hanno una naturale eleganza e padronanza del corpo”.
Sieff decise di abbandonare il suo lavoro come fotografo freelance nel 1958 quando entrò a far parte dell’agenzia fotografica Magnum, per la quale ebbe incarichi a Roma in occasione della morte di Papa Pio XII, in Turchia, in Grecia e in Polonia.
La collaborazione con Magnum non durò tantissimo, tant’è che già l’anno successivo, il 1959, sancì la fine dei rapporti tra le parti. Lo stesso anno realizzò per Réalités un drammatico servizio sugli scopieri nelle miniere belghe del Borinage, servizio che gli valse anche un PrixNiecpce.
Nel 1961 si trasferì a New York dove iniziò a collaborare con Harper Bazaar, Glamour, Look, Esquire e le versioni europee di Queen, Elle e Vogue. Le fotografie pubblicate su queste riviste, come tutte quelle da lui realizzate, sono in grado di comunicare il fascino immortale del mondo patinato dei film, delle vite vissute sotto il cielo di Hollywood, degli eccessi e dei successi di chi, di quel mondo, ne era parte.
Nel 1965 partecipò ad mostra fotografica a caratura mondiale in Germania per poi fare ritorno a Parigi dovve continuò a lavorare per Vogue, Elle, Nova e per coltivare alcuni progetti personali.
Nel 1970, anno in cui gli venne conferita la medaglia d’oro in Jugoslavia durante la mostra fotografica di Zadar, sposò Barbara Rix dalla quale ebbe una figlia, Sonia Sieff. Nel 1971 arrivò l’ennesima medaglia d’oro conferitagli dal Museum of Modern Art di Skopje, sempre in Jugoslavia.
Gli anni successivi furono impegnativi per Sieff: oltre ai suoi tanti progetti personali, nel 1979 diventò membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Francaise a Lione, nel 1991 girò Parigi per Médecin Sans Frontiere che lo portò a vincere il Gran Premio Nazionale nel 1992.
Sieff ha anche fotografo tantissime celebrità, tra le quali: Jane Birkin, Yves Montand, Alfred Hitchcock, Jacques – Henri Lartigue, Yves Saint – Laurent, Rudolf Nureyev.
Il lavoro di Sieff è caratterizzato dal trionfo assoluto della bellezza. Se per qualcuno la fotografia è solo uno strumento funzionale, per Sieff è una riflessione sul mondo, una forma d’arte che racchiude un contenuto molto più profondo e per questo motivo è sempre andato alla ricerca di immagini sensazionali negli eventi storici che hanno caratterizzato il suo periodo.
Artisticamente Sieff è molto conosciuto per i suoi bellissimi nudi in cui immortalava con grande successo l’espressione massima della bellezza e anche le parti più commoventi del corpo. Per realizzare le sue fotografie, Sieff utilizzava spesso il grandangolo ilche gli consentiva di tenere sempre una certa distanza emotiva dal soggetto e consentire al contempo allo spettatore di immergersi in un sogno sensuale. Le immagini di Sieff rimangono invariate nel tempo, come se fossero poste in una dimensione metafisica senza tempo.
Molto celebri per la loro estrema bellezza sono i ritratti di Catherine Deneuve, i primi piani ironici di Alfred Hitchcock, Jean Paul Sartre, e del suo collega fotografo Robert Doisneau.
Jeanloup Sieff morì il 20 settembre del 2000. Il suo lavoro non è però concluso: la moglie Barbara Rix e la figlia Sonia Sieff proseguono tutt’ora la sua tradizione e sono, a loro volta, divenute fotografe affermate.
L’ho sempre chiamato Jeanloup….