Frederick Sommer
nacque in Italia in un piccolo paese di circa 30.000 abitanti si trova nella provincia salernitana, anche se successivamente si trasferì in Brasile dove visse per il resto della sua vita. Per un periodo della vita la sua residenza fu New York dove riuscì ad ottenere il master in Landscape Architecture. Durante la permanenza nella grande mela, Frederick conobbe Frances Elisabeth Watson che sposò dopo qualche anno.
In quegli anni si ammalò di tubercolosi e per poter guarire fu costretto a trasferirsi per un breve periodo in Svizzera per curare la malattia.
L’avvento della malattia portò Frederick Sommer ad abbandonare la sua professione e dopo essere guarito, si spostò in varie parti dell’America, prima in Arizona e dopo qualche anno a Prescott intorno gli anni 30.
Sommer viene considerato un maestro della fotografia sia per l’abilità nel capire e praticare una moltitudine di tecniche ma sopratutto per il talento nel muoversi in diverse direzioni.
Tutto iniziò nel 1938 quando Frederick decise di comprare una macchina fotografica, una Century Universal Camera 8×10. Inizialmente il suo interesse fu concentrato sulle nature morte e molte delle sue foto ritraggono teste di pollo o altri animali privi di vita e in decomposizione.
Sommer in questo periodo fotografò anche tantissime scene desertiche, ponendo l’accento sui disegni geometrici, sulle ombre e sulla mancanza di orizzonte. Questi paesaggi atomizzati privi di presenza umana parlano di disagio esistenziale sulla scia della guerra mondiale.
All’incirca nello stesso periodo, Sommer ha anche fatto una serie di fotografie di animali in decomposizione che ha incontrato su escursioni nel deserto. Come il coniglio nella foto qui, che sta tornando alla terra come si decompone, queste fotografie suggeriscono una meditazione sul ciclo di vita e morte.
Un giorno Frederick decise di andare a Los Angeles e durante una camminata per le vie della città decise di entrare a visitare un museo d’arte. Al suo interno era presente una mostra sulla musica e guardando attentamente le opere notò che gli spartiti presenti non erano solo note e punteggi, ma capì che tutto quello poteva essere osservato sotto un’altra ottica.
Il suo contributo al mondo della fotografia è stato sicuramente notevole; le sue foto erano e sono considerate vera poesia, in costante fusione con la pittura e il disegno. Sicuramente è stato un fotografo che si è spinto oltre i confini dei suoi tempi andando a creare dei nuovi metodi e tecniche che in quel periodo non erano ancora stati presi in considerazione. Il motivo principale alla base delle sue idee “rivoluzionarie” derivò dalla sua passione sfrenata per l’arte e l’estetica moderna, calzanti a pennello per il personaggio che era e a misura del suo talento.
Un incontro molto importante per la sua professione di fotografo fu quello con Alfred Stieglitz che decise di andare a trovare a New York per mostrargli i suoi lavori: fu grazie a Stiegliz e ad altri artisti locali che Sommer prese coscienza di se stesso, delle proprie capacità, delle proprie doti e che permisero allo stesso Sommer di buttarsi a capofitto in questa professione. Anche l’incontro con il surrealista Max Ernest fu determinante, in quanto influenzò in modo positivo Frederick aiutandolo a proseguire la sua carriera fotografica.
Nell’anno 1946 Frederick Sommer incominciò a fotografe in maniera diversa rispetto al passato, unendo tra loro diverse opere d’arte di epoche differenti, sia come tempo che come tradizione. In una sua opera, risalente a quel periodo, rappresentò la vergine e il bambino tramite l’utilizzo di un pezzo di lamiera proveniente da un auto andata in fiamme ed una parte di un vecchio libro. Comincia l’era del Surrealismo di cui Sommer, per l’appunto, ne era uno dei maggiori esponenti.
Negli anni 50 Sommer cambiò ulteriormente tecnica fotografica, andando a fotografare negativi di fogli di cellophane o vetro su cui applicò del fumo o dei dipinti. Uno dei suoi lavori più famosi di questo periodo è il
Le fotografie di Sommer di questo periodo sono l’interpretazione della suo pensiero olistico circa l’inseparabilità dell’essere umano dalla vita universale, cosa che lo spinse a fotografare (o meglio rappresentare) sia il tangibile (il corpo) che l’intangibile (lo spirito) dei suoi soggetti.
Sicuramente Frederick è stato un artista della fotografia e ancora oggi viene preso come esempio sia per i suoi lavori che per la sua voglia di crescere a livello artistico. Tra le sue pubblicazioni più famose ricordiamo The birth of Venus (1993), The box (1994) e Son of the box (1996).
Frederick Sommer morì nel 1999 in Brasile.