Gianni Berengo Gardin è stato ed è uno dei più grandi maestri del realismo della storia fotografica italiana, uno dei migliori cronisti della vita quotidiana degli italiani dal dopoguerra ai giorni nostri, nonché precursore del fotogiornalismo italiano.
Gardin ha il talento innato di saper catturare la poesia nella semplicità, di mostrare la realtà per ciò che è, senza filtri. Nel corso degli anni della sua lunga carriera, Gardin ha affermato di non aver ricercato e di non ricercare l’arte, bensì la narrazione del mutamento dei tempi, degli accadimenti sociali, economici e culturali che hanno contribuito a formare la storia dell’Italia.
10 ottobre 1930, Santa Margherita Ligure: nacque Gianni Berengo Gardin. Gardin è cresciuto in una famiglia borghese e da bambino sognò di diventare una delle guardie di Palazzo Venezia e d’esser ricevuto dal Duce. Fu sua madre ad illuminarlo circa la differenza fra democrazia e fascismo mentre dal padre ereditò lo spirito del lavoratore.
L’entrata di Gardin nel mondo della fotografia ebbe un approccio drastico: nel 1943 i tedeschi imposero alla popolazione la consegna di tutte le armi e delle macchine fotografiche. L’allora tredicenne Gardin si rifiutò di obbedire ed iniziò a produrre i suoi primi scatti. Di quegli anni Gardin conserverà perennemente la modalità di scatto, ovvero il bianco e nero che divenne il suo marchio di fabbrica e conferì maggiore eleganza e realismo alle sue opere. Copyright Gianni Berengo Gardin
Durante gli anni della giovinezza Gardin, sollecitato dal padre, entrò nel mondo del lavoro. Si trasferì a Roma per circa otto anni, quindi fece una breve sosta a Venezia per giungere, nel 1954, a Parigi dove rimase per due anni. La sua passione per la fotografia, durante questo periodo lavorativo, fu tutt’altro che sopita ma al contrario fu alimentata da uno zio americano che gli inviò alcuni libri della Farm Security Administration: dei reportage sulla vita degli agricoltori americani nel lasso di tempo fra il 1935 ed il 1944. Furono proprio le foto di questo reportage a segnare per sempre lo stile semplice e realistico di Gardin. Nella città parigina Gardin approfondì il suo studio della fotografia incontrando Willy Ronis ed artisti come Boubat e Doisneau. Copyright Gianni Berengo Gardin
1958, Venezia: Gardin rientrò in italia dopo una breve sosta a Losanna ed entrò a far parte del circolo La Gondola grazie alla conoscenza di alcuni fotografi amatoriali. Successivamente, dopo aver conosciuto Italo Zimmer, fondò un suo gruppo fotografico: Il Ponte. Fu nuovamente lo zio americano a dare una svolta alla carriera fotografica di Gardin mettendolo in contatto con Cornell Capa. Quest’ultimo gli fece sperimentare un nuovo tipo di pellicola che non necessitava l’uso del flash. Anche questo particolare diventò una caratteristica saliente dei successivi lavori di Gardin che non usò più (e tutt’ora non usa) il flash mantenendo del tutto inalterati i sui scatti.
Da Venezia Gardin si trasferì a Milano. Nella città Meneghina le sue foto vennero notate, per caso, dal direttore del giornale Borghese e Gardin si trovò catapultato nel mondo della stampa: fu questo il suo ingresso ufficiale nel mondo della fotografia professionista.
Copyright Gianni Berengo Gardin
Negli anni del boom economico e fino agli anni 80, Gardin ebbe modo d’intrattenere molte proficue collaborazioni fra cui ricordiamo il Mondo (fino al 1965), la Olivetti, Panorama, il settimanale Epoca, L’Espresso, Vogue, Le Figaro, il Time ed infine la più importante, la collaborazione con il Touring Club Italiano.
Nel 1963 arrivò il primo riconoscimento, il Word Press Photo. Dal 1977 in poi Gardin si dedicò ai viaggi-reportage che lo porterono a realizzare bellissime opere come “L’India dei Villaggi” ed il fotodocumentario dell’operazione “Legarsi alla Montagna” di M.Lai ad Ulassai. Copyright Gianni Berengo Gardin
Dagli anni 90 in poi, Gardin espose nei principali musei italiani e stranieri fra cui: il MOMA ed il Guggenheim Museum di New York, la Biblioteca Nazionale e la Mois de la Photo di Parigi, a Rochester nel George Eastman House e nel Museo dell’Elysée a Losanna
Sempre negli anni 90 realizzò uno dei suoi lavori più noti: il reportage-documentario della comunità di zingari in Italia che vinse l’Oscar Barnack Award (1994).
Gardin ha creato, ad oggi, più di 200 libri fotografici in molti dei quali racconta, tramite i suoi scatti, l’evoluzione culturale ed economica dell’Italia, esaltando al cntempo la sua passione per l’indagine paesaggistica.
Dal 2000 ad oggi, Gardin continua a portare le sue foto in giro per il mondo. Vive nella città di Milano nella quale collabora con l’editore Contrasto (che pubblicò la grande antologia “Gianni Berengo Gardin”, 2005), persevera nella sua narrazione della realtà italiana (di recente con un reportage emozionante sui fatti dell’Aquila) e gli venne, nel 2008, assegnato il premio Lucie Award alla carriera.
Copyright Gianni Berengo Gardin
Nel 2013 pubblicò “Storie di un fotografo” (Marsilio Editore) e gli venne dedicata una grande mostra a Venezia (alla Casa dei Tre Oci). Nel 2014 Gardin, espone, al Prahlad Bubbar Gallery di Londra, 200 scatti che riassumono la sua illustre carriera di fotografo neorealista italiano.
Tutte le foto riportate in quest’articolo sono copyright di fotografia di Gianni Berengo Gardin eccezion fatta per quelle sotto le quali è esplicitamente riportato un differente copyright.