Emmanuel Rudnitzky, in arte Man Ray, è stato un artista completo, dedito all’arte in tutte le sue forme: poesia, pittura, scultura e cinematografia. Senza dimenticare, ovviamente, la fotografia.
Man Ray è considerato un artista eclettico, dissacrante, precursore del dadaismo e del surrealismo, al punto che la sua fotografia viene considerata come l’anello di congiunzione, il ponte tra i due stili.
Man Ray ha saputo creare un suo stile, sempre in bilico tra le due categorie e sempre differente da entrambi. Man Ray ha infatti sempre fatto una fotografia fuori dagli schemi: sperimentale, disorientante, istintiva, regolarmente e costantemente fuori dai canoni e dalle regole.
Man Ray è al di sopra delle categorie, degli stili, delle classificazioni. Egli gioca con esse, le manipola, ne sconvolge le regole e trova sempre nuovi modi per rivoluzionarle e per mostrare all’osservatore che logica e regole non possono avere la meglio su istinto, idee ed emozioni.
La costante valicazione delle tecniche apprese negli anni di formazione rende Man Ray uno spirito indipendente, gli regala la libertà espressiva che lo porta ad elaborare nuove tecniche come i Rayographs: immagini ottenute impressionando le ombre degli oggetti sulla carta fotografica e la solarizzazione delle immagini, ottenuta attraverso l’utilizzo di un potente fascio di luce rivolto verso la carta fotografica durante le operazioni nella camera oscura. Lo sperimentare, il tentare tanto in fase di scatto quanto in fase di sviluppo, hanno portato Man Ray a realizzare delle foto uniche casualmente: tantissimi suoi lavori sono infatti frutto di incidenti involontari.
La verità sulla fotografia di Man Ray, nonché e la chiave di lettura della stessa, è da ricercarsi quindi nel modo in cui il fotografo scatta le sue fotografie: lo scatto è sempre frutto di una sperimentazione, di un tentativo di colmare la distanza fra soggetto e artista, qualcosa che va oltre la tecnica. La sperimentazione è per esempio molto evidente i opere quali “Cadeau” e “Obstruction”. Oppure in “Le violon d’Ingres” in cui l’artista fotografa l’amante e modella Kiki de Montparnasse, in un omaggio a Ingres, con delle f disegnate sulla schiena. Man Ray, nei suoi scatti, riassume se stesso e la sua vita: la passione per la fotografia, l’amore per le donne, per l’arte e la sua continua ricerca.
Emmanuel Rudnitzky nacque a Filadelphia nel 1890, in una famiglia di ebrei immigrati dall’Ucraina alla Bielorussia. A sette anni Emmanuel si trasferì a New Yord con i genitori, il fratello e la sorella e cominciò a frequentare la Boys High School. Dopo gli studi liceali decise di non seguire le orme dei genitori, lavorando nella fabbrica tessile ma continuò con gli studi, concentrandosi sull’arte e frequentando la scuola di Belle arti di New York nonché il 219 di Stieglitz.
A diciotto anni iniziò la sua carriera da fotografo, presso uno studio grafico di New York, e più o meno nello stesso periodo si sposò con Adon Lacroix, una poetessa belga che lo introdusse nell mondo degli artisti francesi. In questo periodo la sua famiglia cambiò il cognome in Ray e lui iniziò a firmare le sue prime opere come Man Ray.
Verso il 1915 incontrò diversi artisti europei, fondò una rivista americana dadaista aiutato dalla moglie, rivista che però venne abbandonata poco dopo, in quanto si rese conto che il dadaismo non riscontrava critiche favorevoli. Man Ray, nello stesso periodo, tenne anche la sua prima mostra nella Daniel Gallery di New York.
All’inizio degli anni venti si separò dalla moglie ed iniziò una proficua collaborazione fotografica con Marcel Duchamp. Conobbe Breton e si trasferì a Parigi. Vinse parecchi premi, incontrò artisti del calibro di Picasso e, in qualità di regista, girò il suo primo film “Retour a la raison” (1923). Man Ray lavorò anche per Vogue, nel 1924, dove conobbe Kiki de Montparnasse. Iniziò lo studio delle nuove tecniche fotografiche, studio che lo accompagnò fino al nuovo decennio, quando decise di lasciare momentaneamente la fotografia a vantaggio della pittura. Ma Man Ray fu un pittore di scarso successo.
Nel 1940, con l’arrivo dei nazisti, Man Ray fu costretto a fuggire dalla Francia. Ritornò in America, ad Hollywood, dove conobbe la sua seconda moglie, Juliet Browner, che sposò nel ’46. In questi anni si dedicò all’insegnamento ed alle mostre, affrontando anche un periodo di depressione che lo spinse ad intraprendere un viaggio on the road in America in compagnia di un amico, salvo chiedere successivamente a Juliet di raggiungerlo.
Dopo undici lunghi anni, Man Ray ritornò a Parigi dove riprese le sue due passioni: fotografia e pittura. Negli anni sessanta partecipò alla biennale di Venezia ed espose al MOMA in una mostra dadaista (1968).
Nel 1971 gli vennero dedicate due retrospettive, rispettivamente a Rotterdam ed a Milano. Nel 1976 il governo francese gli assegnò l’ordine per merito artistico ed in questo stesso anno morì, all’età di 86 anni. Attualmente riposa nel cimitero di Montparnasse affianco alla sua amata Juliet.