Vincent Laforet sta ridefinendo il nostro modo di guardare la metropoli, o sicuramente la nostra prospettiva. Il fotografo, nato in Svizzera nel 1975, oggi vive negli Stati Uniti d’America, a Manhattan Beach, in California. Ha frequentato la Dalton School e nel 1997 si è laureato alla Medill School of Journalism della Northwestern University. Parla fluentemente francese e inglese, se la cava bene anche con il russo e lo spagnolo.
Ha collaborato con testate del calibro di New York Times Magazione, National Geographic, Vanity Fair, Life, Newsweek, Sports Illustrated e molto altro ancora. Nel 2002 ha vinto il premio Pulitzer insieme a Chang Lee, Stephen Crowley, James Hill e Ruth Fremson, per le foto scattate durante gli interventi bellici statunitensi, seguiti all’attacco dell’11 settembre. Nel 2006 è diventato il primo fotografo del Times. Oggi è uno dei fotografi di punta dell’agenzia Stockland Martel.
Si è distinto per il suo uso innovativo del Tilt and Shift, per le sue strabilianti fotografie aeree, per l’uso delle fotocamere DSLR in HD. Nel 2009 ha pubblicato un cortometraggio intitolato Reverie, il primo video 1080p girato con una videocamera fissa, una Canon 5D MK II, ottenuto senza elaborare minimamente le immagini in post-produzione. Nessuna correzione del colore o dell’esposizione: i clip girati sono stati solo scaricati, inseriti in Final Cut Pro e montati. Il cortometraggio ha raggiunto oltre 2 milioni di visualizzazioni solo nella prima settimana di lancio. Nel 2010 Vincent Laforet è stato premiato tre volte al Cannes Lions International Advertising Festival con un Cannes Lion Platinum, Gold e Silver per i suoi lavori di regia commerciale. Nello stesso anno è entrato nel Northwestern’s Alumni Hall of Fame. È stato inoltre uno dei professori della Columbia University Graduate School of Journalism, del Poynter Institute e dell’International Center of Photography.
Una delle sue opere più note è senza dubbio “AIR” un libro che raccoglie una serie di fotografie aeree strabilianti, scattate ad alta quota nel cielo di città come New York, Los Angeles, Chicago, Londra, Berlino, San Francisco, Miami, Barcellona e Sidney. Il fotografo ha sorvolato più di una decina di immensi centri urbani a bordo di un elicottero nel buio della notte, con una mano aggrappata forte al portellone del velivolo e l’altra munita della sua fedele macchina fotografica. Come si lavora in una condizione così precaria, con il continuo brivido della vertigine? L’autore risponde che basta farci l’abitudine, poi ci si dimentica dove si è e si pensa solo a fare delle belle foto. D’altronde Laforet è il primo a riconoscere che nel 2015 tutti hanno una fotocamera sul loro smartphone, tutti trasmettono continuamente immagini e viviamo di fatto nel periodo di più vasta diffusione e condivisione d’immagini di sempre. In questo marasma visivo creare un’immagine veramente d’effetto, che permetta di vedere le cose come non le abbiamo mai viste prima d’ora, non è affatto semplice.
È con questo spirito che il fotografo è volato su New York, cogliendo dall’alto l’essenza di quella che è per eccellenza “la città che non dorme”, la metropoli immensa che scintilla nella notte in maniera indescrivibile. Allo stesso modo si è concentrato su Las Vegas. La città del Nevada è da sempre nota per le sue luci, per le sue imponenti costruzioni dalle architetture più disparate, immense e dal gusto spesso marcatamente kitsch: palazzi imperiali in stile romano, piccole riproduzioni di Venezia, o casinò che si distinguevano per il loro vistoso ingresso a forma di grande testa di leone. Impressionano le luci delle immense strade di Los Angeles e di Chicago, e non solo. Con un scatto centri urbani da milioni di abitanti diventano una piccola decorazione minuziosa e coloratissima. Anche le città europee viste dall’alto lasciano a bocca aperta. Barcellona dall’alto stupisce per le sue geometrie. La città di Antoni Gaudí e della Sagrada Família, disegnata dalla fantasia di architetti geniali, vista dall’alto ha la stessa regolarità delle trame di un tessuto finissimo. Vincent Laforet ha immortalato allo stesso modo anche la notte di Berlino, le luminescenze di oro e di azzurro del cuore della vita notturna europea.
Il nero della notte diventa una tela su cui i bagliori della città ricamano disegni di ogni sorta. Immense città si trasformano in miniature scintillanti, simili a minuscoli circuiti elettronici. Dall’alto tutto è piccolissimo, si annullano le differenze, scompaiono i luoghi per come li conosciamo e alla fine ripensiamo anche noi stessi. Gli scatti del progetto “AIR” sono stati raccolti in un volume fotografico di 228 pagine edito da PSG, acquistabile anche online sul sito dedicato al progetto. Dal sito è inoltre possibile acquistare una copia autografata del volume.