Uno degli obiettivi più importanti dei fotografi di qualsiasi livello è quello di migliorare se stessi. Questo è certamente un percorso molto lungo, diciamo a tempo indeterminato e varia in funzione delle persone, delle attitudini, delle capacità. Ci si concentra sulle proprie capacità generali ma molto più spesso su una particolare abilità, sulla quale si investe tempo, soldi, passione, energia. In un’incessante rincorsa, appunto, alla perfezione fotografica.
Il perché cerchiamo la perfezione fotografica è insito nel nostro essere. Tutti noi abbiamo un’idea di fotografia, come un’immagine dovrebbe essere catturata. Quali particolari introdurre nella scena: la luce giusta, il soggetto perfetto, l’atmosfera ideale. E nel tempo cerchiamo di tradurre in realtà queste idee, questi ideali rielaborando e rivedendo, riorganizzando e correggendo noi stessi. Passiamo il nostro tempo ad inseguire una perfezione che, però, difficilmente raggiungeremo. E non per nostra incapacità quanto perché, nella fotografia, avremo sempre a che fare con l’imperfetto: le persone sono naturalmente imperfette con caratteristiche imperfette, il cibo è imperfetto, e le strutture sono imperfette.
Ma soprattutto i nostri occhi ed il nostro cervello sono abituati all’imperfezione, la considerano parte del nostro esistere: cosa succerebbe se davvero raggiungessimo la perfezione fotografica, se davvero fossimo in grado di realizzare lo scatto ideale? Probabilmente suonerebbe falso, verrebbe interpretato dalle nostre menti come un errore, come una fotografia finta.
Se volete che la vostra fotografia generi delle immagini convincenti, dovrete giungere al punto in cui capirete che la ricerca della perfezione può essere controproducente. Sia stilistica che tecnica. E non sto dicendo che le caratteristiche tecniche come la nitidezza e l’esposizione sono poco importanti, ma ci sono momenti, scatti per i quali la perfezione tecnica non ha senso: un’enfasi eccessiva sulla tecnica tende a farci dimenticare il resto, il motivo per cui stiamo fotografando, ovvero la scena, il soggetto. La possibilità di creare foto accattivanti si dovrebbe basare molto più sulla visione e sull’istinto, nell’intento di catturare un momento. E catturare un momento, tanto fugace quanto unico, pensando a quale ISO o f-stop impiegare non è certo cosa facile, se non proprio impossibile.
D’altro canto non sto dicendo che le foto tecnicamente precise sono intrinsecamente di minor valore rispetto alle foto ricche di atmosfera: entrambi gli aspetti possono tranquillamente coesistere ma non prevalere, se vogliamo davvero realizzare una foto importante, personale, interessante. La fotografia, potremmo dire, è l’arte di sfruttare la tecnologia come metodo fondamentale per esprimere la nostra visione del mondo (e la visione è un concetto profondamente personale).
In poche parole, evitate di cercare la perfezione stilistica, tecnica o compositiva, in quanto la vera differenza, ciò che rende una foto unica, è il fotografo. Voi. Il vostro modo di pensare e di vedere il mondo. il vostro occhio.
Pensate ai grandi fotografi del passato, capaci di regalarci scatti fantastici, unici: la tecnologia a loro disposizione era ben poca cosa rispetto a ciò che abbiamo noi. Eppure sono stati capaci di grandi cose, proprio perché hanno seguito il loro istinto piuttosto che incaponirsi sulla tecnica o sulla tecnologia. Lo stesso Adams, che della tecnica ha fatto il so cavallo di battaglia, ha saputo sempre coniugare le due cose, facendole coesistere, facendo in modo che mai una delle due (tecnica ed istinto) prevalesse sull’altra.
Ovviamente studiare è sempre importante, sia dal punto di vista tecnico che stilistico. Ma cercate sempre di bilanciare le due cose. Se da una parte è fondamentale sapere bilanciare l’esposizione di una scena in pochi attimi, dall’altra è ancora più importante essere capaci di incrementare la capacità di osservazione, la nostra capacità di vedere le cose, di scovare dettagli spesso dimenticati. La fotografia, o meglio la perfezione fotografica è, probabilmente proprio questo: essere a proprio agio con se stessi. Conoscere se stessi. Sapere di essere in grado di vedere ciò che altri non vedono, saper cogliere l’attimo giusto al posto giusto. O riassunto in cinque parole, essere consapevoli di se stessi.
Non tutto ovviamente viene insegnato o può essere insegnato a scuola, sui libri o su guide tecniche: il lavoro da fare su se stessi è decisamente personale, varia da individuo ad individuo. I manuali possono aiutarci fino ad un certo punto, magari ad intaccare la crosta superficiale. Ma il viaggio nel profondo, alla scoperta di che tipo di fotografo siete, è qualcosa che non si può insegnare ma va capito, giorno dopo giorno.
Comments 1