Quando si scatta una fotografia con una macchina fotografica digitale, come più dettagliatamente spiegato in altri articoli di approfondimento, si “cattura” l’immagine posta dinanzi all’obiettivo (che possiamo definire”analogica” ) e la si converte in digitale e quindi la si salva su di una memoria.
Il passaggio dall’analogico al digitale ha fatto passi da giganti e le macchine fotografiche di ultima generazione sono in grado di riprodurre la realtà con un dettaglio decisamente alto, quasi perfetto. Appunto, quasi. E questo perché la conversione da analogico a digitale non potrà mai essere perfetta, essendoci dei problemi, dei limiti che non possono essere superati. Ovviamente stiamo parlando di fenomeni molto ridotti, spesso impercettibili all’occhio anche attento, fenomeni che però in alcuni casi vengono alla ribalta facendo bella mostra di se nelle immagini da noi catturate.
Più volte in altri articoli ho parlato del rumore termico introdotto dal sensore fotografico e come affrontare il problema (rumore: consigli per ridurlo e la riduzione del rumore nelle immagini digitali), ma oltre al rumore bisogna ricordare che ci sono altri due problemi che possono palesarsi: i cosiddetti hotpixel e l’Amp glow (il bagliore di amplificazione, se tradotto), usando il termine inglese che lo individua.
Amp Glow
L’amplifier Glow è un fenomeno di elettroluminescenza. L’amplificatore di lettura genera continuamente calore (IR), calore che a sua volta genera elettroni sulla matrice di pixel del sensore CCD (il sensore CMOS è meno affetto da questo problema). Questi elettroni si vanno a sommare agli elettroni che giungono sui fotositi dall’esterno, falsando il valore reale.
Normalmente questo fenomeno è visibile nelle fotografie a lunga esposizione (appunto perché l’amplificatore è acceso per parecchio tempo) e tende a concentrarsi in una zona ben definita del sensore (nella zona più vicina all’amplificatore stesso). Nell’immagine qui di sopra, originariamente scura, la zona in alto a sinistra è molto chiara: l’alone chiaro è appunto l’amp glow (la foto dovrebbe essere uniforme).
L’unico modo per eliminare questo difetto è quello di spegnere l’amplificatore di lettura, cosa che non può essere fatta facilmente…e spesso non può essere fatta e basta.
L’amplificatore però non è l’unico componente della circuiteria a generare questo fenomeno: bisogna infatti considerare anche la batteria della fotocamera (quando eroga corrente si scalda) e il circuito di protezione (o meglio, il diodo). Se per la prima il problema è relativo in quanto è spesso montata in posizione molto distante dal sensore, non si può dire lo stesso per il diodo di protezione, spesso posizionato in prossimità del sensore stesso. Questi, alla stregua dell’amplificatore, può generare un alone, rendendo ancor peggiore la nostra immagine. Nella foto qui di seguito possiamo vedere il doppio alone, generato appunto da amplificatore e diodo di protezione. Anche in questo caso non si può fare molto per risolvere il problema, se non acquistare una macchina fotografica” migliore”, ovvero che sia stata costruita tenendo in considerazione l’amp glow.
Hotpixel
Gli hotpixel (pixel bruciati) sono un fenomeno invece scollegato dalla circuiteria elettronica ma sono da ricondursi alla fase produttiva del sensore, sia CCD che CMOS. Capita a volte che un pixel nasca bruciato (ovvero non in grado di funzionare) e questo corrisponde all’impossibilità di catturare, tramite quel pixel, la luce. Nelle fotografie scattate gli hotpixel risultano come dei puntini colorati (a seconda della matrice di Bayer posizionata sopra quel fotosito), evidenti nella prima delle due foto di sopra: essendo l’immagine convertita in bianco e nero, gli hotpixel sono puntini bianchi su fondo nero e se ne possono facilmente contare quattro o cinque molto luminosi.
Normalmente non è possibile intervenire se non in fase di post produzione, cancellando i punti bruciati. Va comunque ricordato che su sensori molto spinti in termini di megapixel, la dimensione dei pixel è molto ridotta, riducendo così il problema degli hotpixel stessi.
La foto di seguito, realizzata con una D80 e con un’esposizione di 1356 secondi, mostra i tre problemi combinati: l’amp glow molto visibile in entrambi gli angoli in alto (in viola), alcuni hotpixel e del rumore diffuso sull’immagine. La lunga esposizione, in pratica, non ha aiutato la cattura di un’immagine nitida e priva di problemi.