Gyula Halász, meglio noto con lo pseudonimo di Brassaï, nasce a Braşov (Ungheria a quei tempi, quindi passata successivamente in territorio romeno), il 9 settembre 1899.
Da piccolissimo, a soli tre anni, Brassaï si trasferisce a Parigi con tutta la sua famiglia, dal momento che il padre svolgeva la professione di docente di letteratura all’Università della Sorbona.
La vita del giovane Brassaï è fatta di continui spostamenti. Si trasferisce presto a Budapest per studiare all’Accademia di belle arti ma interrompe il percorso per entrare a far parte della cavalleria dell’esercito austro-ungarico durante la Prima Guerra Mondiale.
Terminato il conflitto decide di trasferirsi a Berlino, in Germania, dove trova impiego in qualità di giornalista. Nel frattempo ne approfitta per riprendere il suo percorso di studi, portandolo a termine con successo.
Quattro anni più tardi si trasferisce di nuovo, questa volta definitivamente, nella capitale francese. Qui impara la lingua francese leggendo le poesie di Jacques Prévert e di Marcel Proust.
Una volta inseritosi alla perfezione nel tessuto sociale parigino comincia a sviluppare una sempre crescente attenzione di carattere fotografico nei riguardi della città. Nulla sfugge al suo occhio e al suo obiettivo; il lungosenna, la notte, i vicoletti dove il tempo pare essersi fermato, i grandi giardini e tutto ciò che caratterizza Parigi come città unica al mondo sono ritratti in maniera perfetta.
Ad affascinarlo in particolar modo però è soprattutto la notte. E’ affascinato dalla vita sociale e si ritrova ad immortalare clochard, prostitute, coppiette, ballerine e altri personaggi che caratterizzano le ore senza sole di Parigi. A questo proposito una della sue fotografie più note è quella intitolata La prostituta Bijou.
Con lo pseudonimo di Brassaï, che significa “di Brasov” in ungherese, nel 1933 pubblica il suo primo libro fotografico intitolato Paris de nuit. La pubblicazione viene accolta molto favorevolmente, specialmente in ambito artistico, tanto è vero che l’amico Henry Miller ne conia il soprannome di “occhio di Parigi”.
Grazie alla sua collaborazione con la rivista Minotaure il fotografo viene a contatto con numerosi scrittori, poeti e artisti.
La sua fama e l’interesse nei confronti dell’arte e dell’alta società lo portano ad intrattenere rapporti e ad immortalare anche personaggi di rilievo come Pablo Picasso, Henri Matisse, Salvador Dalì, Jean Genet ed Henri Michaux.
Si dedica con successo anche al cinema e infatti, qualche anno più tardi, nel 1956, vince il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes con il suo film Tant qu’il y aura des bêtes.
Continua a lavorare avvalendosi anche dell’aiuto della moglie Gilberte Boyer, sposata nel 1948 e da allora sempre sua stretta collaboratrice.
Acquista fama internazionale ed espone le sue opere per ben tre volte al MOMA, Museo di Arte Moderna di New York, nel 1953, nel 1956 ed infine nel 1968.
Tuttavia a partire dal 1962, in seguito alla morte di Carmel Snow, editore della rivista Harper’s Bazaar con cui collaborava dal 1937, Brassaï lascia gradualmente la fotografia per dedicarsi unicamente alle ristampe delle sue prime opere e alle riedizioni di libri da lui già pubblicati in passato.
Tra il 1974 ed il 1978 viene insignito del titolo di Cavaliere delle arti e delle lettere e di Cavaliere della Legion d’onore, la sua carriera viene invece onorata con il Premio internazionale di fotografia a Parigi.
Scompare l’8 luglio 1984 a Eze, piccolo comune della Costa Azzurra situato nei pressi del confine con l’Italia.
La sua salma è tumulata presso il cimitero di Montparnasse, nella zona da lui sempre frequentata.
Durante il suo periodo di attività ha scritto la bellezza di 17 libri, oltre ad un numero elevato di articoli.
Sedici anni dopo la sua morte, nel 2000, la vedova di Brassaï ha organizzato una mostra in onore del marito presso il centro Pompidou di Parigi.