La lunga esposizione in fotografia è uno splendido modo per catturare l’ambiente che ci circonda aggiungendo un tocco di surrealismo: si tratta di uno dei pochi stili fotografici in grado di dare al fotografo il pieno controllo creativo per trasformare una scena in qualcosa che non è direttamente visibile all’occhio umano. Sia che il vostro soggetto sia un paesaggio marino, fotografia si stelle o semplicemente fotografia sperimentale, le lunghe esposizioni richiedono un insieme di regole che vanno seguite per mantenere le immagini nitide durante l’intera esposizione. Se analizzando le vostre fotografie a lunga esposizione vi rendete conto che non sono perfettamente nitide, allora vi siete dimenticati di considerare alcuni elementi in gioco come le microvibrazioni e dovrete lavorare un po’ su di essi per aumentare la nitidezza nelle foto a lunga esposizione.
Messa a fuoco manuale
Le fotografie a lunga esposizione si possono genericamente classificare in due tipi: quelle diurne coadiuvate dall’uso di filtri ND per ridurre la quantità di luce che colpisce il sensore e quelle notturne quando la luce è molto scarsa. In entrambi i casi, probabilmente avrete uno scarsissimo controllo della scena (ve ne rendete conto semplicemente guardando attraverso il mirino ottico, dove noterete che la luce è molto poca) il che rende difficile la messa a fuoco automatico della macchina fotografica (il motore continuerebbe a spostare le lenti impedendo lo scatto o peggio ancora si corre il rischio di mettere a fuoco il punto sbagliato).
Usare la messa a fuoco automatica in presenza di filtri ND o di notte non è impossibile, sempre che l’oggetto che vogliamo riprendere non è troppo distante: lo si può illuminare con una torcia elettrica o, nel caso di filtri ND, effettuare la messa a fuoco prima di avvitare il filtro sull’obiettivo Ci sono molti altri casi, però, in cui non è possibile fare ricorso alla torcia: bisogna passare alla messa a fuoco manuale.
Quando si utilizza la messa a fuoco automatica per selezionare il punto focale – se lo si fa con l’aiuto di una torcia elettrica o prima di mettere i vostri filtri ND on – è necessario passare alla modalità di messa a fuoco manuale dopo.
Se l’obiettivo in uso è dotato di stabilizzatore d’immagine o di riduzione delle vibrazioni, ricordatevi di disattivarlo per due motivi: il primo è che una foto a lunga esposizione va sempre fatta con il treppiede (quindi a che serve una stabilizzazione se la macchina è già stabile di per se?), il secondo è che lo stabilizzatore può diminuire effettivamente la stabilità della fotocamera stessa (lo stabilizzatore, anche se la macchina è perfettamente ferma, effettuerà dei micromovimenti andando ad aggiungere del mosso all’immagine finale).
Aumentare la nitidezza delle foto – Blocco dello specchio
Il blocco dello specchio interno è uno dei modi più semplici per aumentare la nitidezza di immagini catturate con tempi di esposizione lunghi. Quando si scatta una foto, lo specchio all’interno della macchina fotografica si ribalta, il che produce qualche vibrazione. In circostanze normali, queste piccole vibrazioni non influenzeranno la fotografia ma con le lunghe esposizioni anche una minima vibrazione produce effetti indesiderati sull’immagine finale.
La maggior parte delle reflex digitali permette di capovolgere lo specchio molto prima dell’apertura dell’otturatore: cercate questa impostazione sulla vostra macchina ed attivatela (usate il manuale utente). E nel caso in cui non fosse presente, attivate il live view. Quest’ultimo infatti lavora solo a specchio ribaltato, risolvendo alla base il problema delle microvibrazioni.
A proposito, attenzione al pulsante di scatto, quando fate una foto con la funzione di pre-ribaltamento dello specchio. Dovremo infatti premere il pulsante di scatto due volte: la prima per capovolgere lo specchio, la seconda per aprire l’otturatore.
Remotizzazione dello scatto
Qualsiasi tipo di vibrazione può influenzare la lunga esposizione anche la semplice pressione del pulsante di scatto. Con un cavo di scatto remoto o con un remotizzatore radio eviteremo di toccare la fotocamera e quindi di trasmettere o generare delle vibrazioni. Inoltre, un remotizzatore è fondamentale o meglio necessario nel caso la nostra esposizione sia superiore ai 30 secondi: in questi casi infatti lavoreremmo con la modalità Bulb che richiede un’ulteriore pressione del pulsante di scatto per la chiusura dell’otturatore, pressione che se effettuata con il nostro dito creerebbe ben più di una microvibrazione, rovinando di fatto la foto.
Fattori ambientali
Un treppiede solido è il fattore più importante per aumentare la nitidezza delle immagini a lunga esposizione. I treppiedi entry-level sono fatti di materiali fragili e non sono progettati per distribuire il peso di una DSLR in modo corretto, specie quando equipaggiate con obiettivi pesanti. Questa instabilità può rendere estremamente difficile mantenere ferma la macchina fotografica, quindi non lesinate mai soldi quando si tratta di acquistare un cavalletto. Che sia sempre robusto e stabile.
Tuttavia, ciò che comunemente si trascura non è tanto il treppiede in sé ma i fattori ambientali che possono aggiungere instabilità anche al supporto più solido che esiste. Se riscontrate una mancanza di nitidezza nelle vostre lunghe esposizioni, pensate in maniera molto critica all’ambiente di scatto. C’era un forte vento? Passavano macchine o treni nelle vicinanze? Il treppiedi era appoggiato su terra o su cemento? Qualcosa ha colpito o sfiorato il cavalletto?
Occhio in particolare al punto su cui appoggiate il treppiede. Treppiede e macchina fotografica pesano parecchi chili e i punti di appoggio a terra sono molto piccoli. Se i tre piedi del cavalletto sono appoggiati su dell’erba, per esempio, siate sicuri che nel giro di un paio di minuti almeno uno di loro si sposterà. Uno spostamento magari non visibile ad occhio nudo ma decisamente ingombrante nella foto finale, tanto da renderla morbida piuttosto che ben definita. In casi del genere il trucco è anticipare questo movimento: non limitatevi ad appoggiare il treppiede a terra ma spingetelo con forza verso il basso in modo da compattare la superficie sotto i punti di appoggio.
L’ apertura
Ogni lente ha un cosiddetto sweet spot che corrisponde ad un determinato f/stop. A quella particolare apertura la lente produrrà le sue immagini più nitide in assoluto. Ciò significa che qualsiasi diaframma più aperto o più chiuso rispetto allo sweet spot genererà delle immagini più morbide all’allontanarsi da esso (questo concetto è valido ovviamente per qualunque tipo di fotografia, non solo quella relativa alle lunghe esposizioni). Anche se varia per ogni obiettivo, questo sweet spot è di solito su f/8 o f/11.
L’attrezzatura
Ovviamente la qualità della vostra fotocamera e delle lenti in gioco sono dei fattori fondamentali: se volete fotografare la luna, ad esempio, noterete una differenza abissale nell’usare un obiettivo a lunghezza focale fissa rispetto ad un catadiottrico. Tuttavia, se si seguono i semplici consigli riportati in questo post, sarà sicuramente possibile aumentare la nitidezza complessiva delle vostre immagini a lunga esposizione.