Passiamo adesso alla seconda parte del tutorial: trasformiamo in nostri scatti in una foto HDR (segue da Come scattare una foto HDR parte 1).
Ci servono un po’ di programmi per ottenere il risultato finale: il mio consiglio è di scaricare le versioni prova (vano dai 15 ai 30 giorni), giudicarli e decidere poi di acquistare quello che più ci aggrada.
I programmi sono:
Adobe Lightroom
HDRsoft Photomatix Pro – Il gotha per i fotografi HDR: è il programma che combinerà le tre fotografie per ottenere la foto HDR finale.
Photoshop CS5 –Ci servirà per pulire la fotografia finale: ciò che esce da Photomatrix infatti non sarà il risultato finale. Atefatti, toni…ci sarà da lavorare.
Topaz Labs Photoshop Bundle –Questo software è una chicca che tende a correggere alcuni errori commessi da Photomatrix. In particolare, Photomatrix tende a rendere piatta e smorta la fotografia. Topaz riesce a porvi rimedio grazie ai suoi filtri ed in particolare ai due tool Adjust e DeNoise.
Da Lightroom a Photomatix
Il primo passo è identificare le tre fotografie che vogliamo processare. Ipotizzando che, da bravi fotografi previdenti, avete scattato in RAW, aprite Lightroom e identificate i “soggetti”. Nel nostro esempio sono le cinque fotografie evidenziate. Andate su File->Export e cominciamo la procedura per rendere le fotografie disponibili per Photomatrix. Nella maschera, ovviamente, fate attenzione che Photomatrix sia selezionato.
Non c’è? Avete dimenticato (pardon, ho dimenticato :D) di installare il pugin per esportare LightRoom in Photomatrix. Gratuito, lo trovate qui.
Quale formato finale, selezionate JPG. La qualità ovviamente 100%, non ci serve compressione. Selezionate anche 300 pixel per pollice. sRGB come colorazione. Via all’export…
Si apre una nuova finestra, per gestire meglio le immagini che stiamo esportando: l’unica opzione realmente utile, in questa fase, è Align images. Mi è capitato, anche con l’uso del treppiede, di avere delle fotografie leggermente sfalsate (colpa probabilmente di un cavalletto non particolarmente pesante mosso dallo scatto degli specchi). Tutte le altre opzioni sono superflue, in quanto le ritroveremo in Photomatrix Pro o in Photoshop. Eventualmente, provate a mantenere attiva la spunta sulla riduzione delle aberrazioni cromatiche. Una pre-lavorazione potrebbe essere di giovamento e toglierci un po’ di lavoro in futuro.
Fatto, ciò, continuiamo con l’esportazione.
SE avete mantenuto il check sull’eliminazione delle aberrazioni cromatiche, eccovi l’ennesima schermata.
Qui vi serve occhio ed un po’ di pazienza: la barca sullo sfondo (aprite la foto per apprezzare) ha creato, intorno a se, delle aberrazioni cromatiche. Questo perché non era ferma e nei cinque scatti ha percorso un piccolo tratto. Con il mouse, disegnate una linea nel suo intorno quindi mouse destro e selezionate “mark selection as ghosted area.”
Ancora una volta click con il mouse destro e selezioate quale foto Photomatrix dovrà utilizzare in quest’area al posto della fusine di tutte le immagini. Fatto anche questo, andiamo su “preview ghosting” e controlliamo che l’effetto finale sia realmente quello voluto, quindi con l’eliminazione dell’aberrazione. Ripetiamo la procedura per tutti i punti non perfetti.
Fatto ciò, click su OK e passiamo a Photomatrix Pro.
Photomatix Pro 4 è un programma molto potente e al contempo complicato da usare per un neofita.
Ma nessuna paura: “nessuno nasce imparato” ed anche io sono arrivato a utilizzare il programma sbagliando e…non leggendo mai il manuale!
La cosa che più disorienta in Photomatrix sono tutte le impostazioni modificabili nella barra laterale…troppe e di queste ce ne servono solo alcune! Quindi non preoccupatevi, seguite la guida e individuerete cosa realmente è utile al risolutato finale e cosa no (anche questo è ovviamente soggettivo).
Vediamo le principali funzioni del menu a sinistra e quali utilizzare per il nostro scopo:
Tone Mapping vs Exposure fusion – Il tone mapping potrebbe produrre immagini HDR un po’ surreali. Gli algoritmi del programma faranno il loro lavoro in modo da creare un’immagine perfettamente esposta e avente un istogramma con una curva “a campana” (come nell’immagine).
La fusione delle esposizioni, invece, porterebbe ad un risultato sicuramente più realistico con zone scure più scure e zone chiare più chiare. L’Istogramma sarebbe ancora a campana, ma risulterebbe meno modificabile in Photoshop (che andremo ad usare come ultimo tool).
Nel nostro esempio, utilizzeremo il tone mapping, tra l’altro è la metodologia comunemente impiegata per la realizzazione di foto HDR.
Strenght – Da mantenere al 100%.
Color Saturation – Fate molta attenzine a questa funzione: modificare anche di poco il cursore potrebbe portare effetti devastanti sui colori della foto. Partite dalla posizione centrale e aumentate o diminuite leggeremente. In teoria, il risultato migliore è proprio in un piccolissimo intorno della posizione consigliata da Photomatrix.
Luminosity – Come nel discorso della saturazione: occhio a non esagerare, teoricamente il valore suggerito andrebbe già bene. Piccole variazioni sono sicuramente possibile, soprattutto se il nostro gusto ci suggerisce di realizzare immagini più o meno scure.
Microcontrast – Questa opzione è direttamente legata ala luminosità: più ci spostiamo verso destra, più la nostra foto sarà contrastata. Anche qui manteniamoci sui valori suggeriti, senza mai esagerare. Una foto troppo contrastata, ricordo, è surreale.
Smoothing – l’opzione perfetta per realizzare foto surrealistiche, psichedeliche, creare aureurole e via discorrendo. Il suggerimento? Dimenticatevelo e non toccatelo!
White Point – Questo vi permetterà di alterare I punti chiari della vostra immagine. Utile per sistemare il nostro istogramma e tagliare eventuali picchi nella sua parte destra
Black Point – Come prima, solo che lavora sulla parte scura e permette di tagliare I picchi a sinistra nel nostro istogramma
Gamma – Se avete fatto delle buone fotografie, questa opzione è inutile. Lasciamola perdere
Temperature – Colori troppo freddi o troppo chiari? Ancora una volta, probabilmente avete sbagliato qualcosa nel fare le foto. Bilanciabile con questa opzione. Occhio che, qui, non si parla di bilanciare il bianco, quello è un altro film che vedremo più Avanti.
Saturation Highlights – Da tenere a metà. Gioca con la saturazione dei colori chiari
Saturation Shadows – Da tenere a metà. Gioca con la saturazione dei colori scuri.
Miscellaneous Settings – Mai usati…ma permettono di fare qualche altro piccolo aggiustamento alla nostra immagine. Provate tanto per prendere confidenza anche se vi sconsiglio di sporcare troppo le fotografie.
Una volta terminato il lavoro, click su “Click to Process.” Le foto verranno lavorate e la foto HDR verrà generata. “File –Save As” e…siamo a metà dell’opera!
La fotografia che abbiamo generato è già un’HDR…ma come possiamo vedere è ancora decisamente rozza e piena di artefatti. Tocca passarla al setaccio con Photoshop per correggere tutta la serie di errori che Photomatrix ha creato nella fusione.
In Photoshop dovremo lavorare non solo sulla foto HDR prodotta, ma anche sui sorgenti. I sorgenti ci servono per correggere gli errori, per cui utilizzeremo un sorgente per ogni “zona” della foto (quella che più gli si addice in quanto a esposizione, colorazione, ecc). Aprite le foto in Photoshop e sistematele in differenti Layers.
Se passate da Lightroom è semplicissimo: selezionate le immagini quindi click destro del mouse e “Edit In –Open as layers in Photoshop”.
Da Photomatix to Photoshop
La fotografia che abbiamo generato è già un’immagine HDR…ma come possiamo vedere è ancora decisamente rozza e piena di artefatti. Tocca passarla al setaccio con Photoshop per correggere tutta la serie di errori che Photomatrix ha creato nella fusione.
In Photoshop dovremo lavorare non solo sulla foto HDR prodotta, ma anche sui sorgenti. I sorgenti ci servono per correggere gli errori, per cui utilizzeremo un sorgente per ogni “zona” della foto (quella che più gli si addice in quanto a esposizione, colorazione, ecc). Aprite le foto in Photoshop e sistematele in differenti Layers. Sistemate nel layer più basso (per comodità) la foto HDR.
Se passate da Lightroom è semplicissimo: selezionate le immagini quindi click destro del mouse e “Edit In –> Open as layers in Photoshop”.
Lavoriamo su una delle immagini originali e partiamo con il masking. Il masking ci permette di selezionare (sul monitor sarà la parte visibile e non quella coperta dalla mascheratura nera) solo una parte dell’immagine, nascondendo tutto il resto (non cancellando, nascondendo). Una maschera bianca praticamente equivale a selezionare tutta l’immagine, una maschera nera equivale a selezionare nulla dell’immagine. Piazzando una maschera nera e cominciando a disegnare con il pennello (tasto B) di colore bianco (o altro colore), possiamo rendere visibili solo alcune parti dell’immagine originale.
Occhio all’opacità del pennello: più è alta, più le informazioni della foto originale andranno a sostituire, nel collage finale, quella dell’HDR. Quindi non esagerate, dipende tutto da come è rovinata l’immagine HDR. In alcuni casi può essere necessario usare un’opacità alta, il altri casi bassa. Nei nostri esempi, il clielo arriva al 70%, la barca si ferma solo al 20% (nel file HDR è quella con meno artefatti).
Nel file di esempio, la maggior parte degli artefatti si è concentrata all’orizzonte, dove il cielo si unisce al mare o agli altri oggetti presenti (le barche). Sono presenti anche aloni lungo le sartie della barca, da correggere. Anche le nuvole sono diventate un po’ troppo scure rispetto alla realtà. Per questo motivo, delle immagini originali, individuiamo quella che ha il miglior cielo: applichiamo la mascheratura e “disegnamo” tutta l’area del cielo. Non serve essere super precisi nel disegnare l’area.
Andiamo avanti. Tocca ora all’acqua. Anche qui stesso problema: l’unione delle immagini ha creato qualche artefatto sparso per la sua superficie e dobbiamo correggere. Individuiamo la foto dove l’acqua è migliore e procediamo come nel caso di prima: mascheratura e selezione dell’area interessata.
Tocca ora all’ultima parte dell’immagine: la barca. Facciamo esattamente lo stesso dei passaggi di prima, selezionando la foto migliore, mascherando, disegnando il contorno.
Passiamo ora ai “punti di sporco” che sono presenti nell’immagine: si tratta di artefatti facilmente identificabili ad occhio.
Su che immagine lavoriamo? Su di un nuovo layer che andremo a creare partendo dai layer che abbiamo mascherato e colorato. Selezioniamo il primo layer (quello più in alto), quindi Shift+Alt+CTRL+E (Shift+Option+Command+E sul mac). Photoshop andrà ad aggiungere un nuovo layer in cima alla lista, combinazione di quelli lavorati.
Creiamo un ulteriore layer, vuoto (Shift+CTRL+N oppure Shift+Command+N). Selezioniamo l’evidenziatore (J). Mettiamo la spunta su “Sample All Layers” e su “Proximity Match”. La prima fa in modo che Photoshop guardi a tutte le immagini, la seconda permette a Photoshop di usare i pixel vicini a quelli evidenziati per “curare” il problema.
Da Photoshop a Topaz
Andiamo sul menu dei filtri, selezioniamo Topaz Labs – Topaz Adjust. (ovviamente avete già installato Topaz…).
ere’s where the image comes alive with detail, clarity, and pop. With your newly combined layer selected, go to your Filter’s menu and select Topaz Labs –> Topaz Adjust. If you don’t have these in your filter menu, make sure you followed the installation directions correctly from Topaz Labs.
Nuova maschera. Il filtro più interessante è il “crisp” (ma nulla dvi vieta di sperimentare).
Quello che Topaz Adjust fa con il “crisp” è aggiungere all’immagine dettagli. Attenzione nuovamente a quanti dettagli vengono aggiunti: potrebbero essere troppi ed andare “oltre” quello che dovrebbe essere una foto HDR (quindi rendere più della normale vista umana).
Per ridurre i dettagli, creiamo una nuova mascheratura NERA, evidenziamo solo le parti NON che ci interessa avere dettagliate (come le nuvole o la barca, nell’esempio: con troppi dettagli erano diventate troppo scure).
Ma non finisce qui: il “crisp” introduce rumore. Togliamolo .
Creiamo nuovamente un layer somma di tutti quelli presenti usando le solite combinazioni di tasti(on top abbiamo quello appena modificato con il Topaz). Quindi, con il nuovo layer selezionato, andiamo su Filters- Topaz Labs – Topaz DeNoise.
Le parti più rovinate, per esperienza, sono quelle lineari e con poche variazioni di luce, come il cielo. Selezioniamo il filtro e tariamolo in modo tale da trovare un giusto compromesso tra l’eliminazione del rumore ed il mantenimento dei dettagli. Esagerare con il de-noise potrebbe essere infatti controproducente.
Ovviamente, come per il tool usato in precedenza, ci saranno zone dove il lavoro sarà stato fatto bene, altre in cui i dettagli persi sono troppi. E’ il caso dell’orizzonte e della barca: ancora una maschera bianca, pennello neroe selezionamo tutte le zone che NON vogliamo siano toccate dal De-Noise.
Finito! Uniamo il Layers, salviamo in JPEG e….godiamoci il frutto del nostro lavoro!
Passiamo adesso alla lavorazione della foto per la pulizia definitiva. La guida su come procedere è presente qui: Come scattare foto HDR Parte 2.
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