Edouard Boubat è uno dei massimi interpreti della fotografia umanista francese, capace di ritrarre la vita quotidiana dei cittadini francesi nel dopoguerra in tutta la sua semplicità, comunicando un’intensa joie de vivre.
Non a caso Boubat è da sempre rinominato come il poeta della fotografia ed il ritrattista della pace. Il suo intento è sempre stato quello di celebrare la vita, traspare evidentemente in ogni suo scatto, di ricercare la bellezza nella semplicità. Questa è l’arte di Boubat: romantica, sensibile ed ispirata.
I soggetti di Edouard Boubat sono le persone comuni, i bambini, le famiglie di cui vengono rappresentate la crescita, i legami, lo stupore dell’infanzia, la nascita ed anche la solitudine. Il modo in cui Boubat cattura i suoi soggetti, in apparenza, può sembrare casuale ma in realtà queste immagini sono realizzate con sapienza e maestria: ne è un esempio il bambino con gli occhi chiusi che ascolta il suono del mare in una conchiglia o il bambino che guarda l’interno di un negozio attraverso un vetro, o ancora un uomo con un bambino in braccio davanti al mare.
Nelle foto di Boubat non c’è mai la ricerca dell’effetto che renda la foto spettacolare ma piuttosto la cattura dell’attimo irripetibile tanto celebrato da Bresson. Nelle sue immagini non ci sono preconcetti, non c’è l’intervento diretto del fotografo che ci mette la tecnica (o meglio, questo viene fatto con garbo e con discrezione).
Il segreto della grandezza dell’arte fotografica di Boubat è tutta nel riuscire a ritrarre la naturalezza, nel rendere visibile la serenità, il silenzio, i sentimenti. La fotografia è ben più di ciò che si sta guardando.
Edouard Boubat nacque il 13 Settembre 1923 a Montmartre, celebre quartiere parigino degli artisti. La sua educazione si sviluppò fra il ’38 ed il ’42, periodo nel quale studiò all’Ecole Estienne di Parigi.
Il primo approccio di Boubat con la fotografia avvenne solo dopo la seconda guerra mondiale, periodo nel quale lavorò come incisore in una fabbrica (anni 40). Sconvolto dall’orrore causato dal conflitto mondiale, decise di non ritrarre mai scene di violenza e di morte nelle sue foto ma “limitarsi” a celebrare la vita, in ogni suo aspetto.
Nel 1946 Boubat comprò la sua prima macchina fotografica, una Rolleicord 6×6: per farlo vendette i sei volumi del suo dizionario. L’acquisto fu però ben ripagato, tant’è di lì a poco pubblicò il suo primo lavoro, La petite fille aux feuilles mortes du Luxembourg, una raccolta di diversi suoi scatti. Le sue opere di ritrattistica, caratterizzanti la raccolta di cui sopra, vennero riconosciute con il premio Kodak nel 1947. Nello stesso periodo Boubat ebbe modo di entrare in contatto con personaggi molto noti del panorama fotografico come Robert Frank ed ebbe modo di esporre le sue opere con Brassai e Doisneau. Il 1947 fu anche l’anno della conoscenza di Lella, un’amica di famiglia, che divenne sua moglie ma anche la sua musa ispiratrice. Nel 1949 espose le sue opere alla Bibliothèque Nationale di Parigi ed agli inizi degli anni 50 alla galleria la Hune.
Boubat inizò a lavorare come fotoreporter per la rivista Realites nel 1951, un must culturale dell’epoca, ritraendo il lavoro e la vita degli artigiani parigini. Venne selezionato, nel 1955, per partecipare alla mostra The Family of man al MOMA e l’anno dopo intraprese un viaggio in Portogallo, preceduto da un reportage sul pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Due anni dopo Boubat andò in Iraq per documentare la lotta contro la malaria operata dal dottor Luigi Maria il reportage venne pubblicato su World Health).
Agli inizi degli anni ’60, Boubat divenne un artista famoso ed apprezzato in tutta Europa che girò in lungo ed in largo (inclusa l’Italia) in compagnia della moglie e della sua inseparabile Leica. Oltre all’Europa, Boubat fece viaggi e reportage anche in India, America del Sud e molte località in Oriente.
Nella seconda metà degli anni ’60 abbandonò Realites per giungere alla corte di Top-Rapho (dove lavorava l’amico Doisneau). Negli anni 70 ottenne il riconoscimento David Octavius Hill ed il premio Grand Prix Du Livre per l’opera La Survivance (1977), una delle tante che realizzò nel corso della sua lunga carriera.
Negli anni ’80 arrivarono molti altri premi per Boubat fra i quali il Grand Prix National de la Photographie a Parigi ed il Fondation Hasselblad
Gli anni ’90 furono gli ultimi della carriera di Boubat, incentrati sui Caraibi. Il lavoro prodotto fu esposto al “Lumiere de la mer” al festival Terres d’Iimages di Biarritz nel1999.
In quello stesso anno, il settantacinque Edouard Boubat, muorì di leucemia.
Le sue opere vengono a tutt’oggi ancora esposte e celebrate. Nel 2007, in particolare, alcune opere di Boubat furono inserite, per la prima ed unica volta in Spagna, nella rassegna “Mujer, etcétera. Moda y mujer en las colecciones” di Barcellona, una mostra collettiva organizzata dalla Fundacion Foto Colectania.