nasce a Parigi nel 1928 da genitori ebrei di origine russa e vive in Italia, a Milano, fino al 1938 quando la sua famiglia è costretta ad emigrare negli Stati Uniti a causa del fascismo e dell’entrata in vigore delle leggi razziali.
Giunto in America cambia il suo nome, americanizzandolo da Elio Romano Erwits all’attuale Elliott Erwitt. Vive per qualche anno a New York e poi si trasferisce a Los Angeles con il padre, che nel frattempo si separa dalla moglie, dove inizia a studiare fotografia al Los Angeles City College e poi cinema.
La sua carriera fotografica inizia in un laboratorio che realizza stampe autografate delle stelle di Hollywood e lavorando come fotografo per matrimoni e ricevimenti.
Di nuovo a New York per cercare un lavoro, Elliott Erwitt incontra e ha l’opportunità di conoscere personaggi che si riveleranno fondamentali nella sua carriera, quali Roy Stryker, all’epoca direttore del dipartimento di fotografia della Farm Security Administration, che lo assume per realizzare un progetto fotografico per la Standar Oil, e Robert Capa che poi lo inviterà a far parte della prestigiosissima agenzia Magnum Photos di cui è membro dal 1953.
Nel 1951 è arruolato nell’esercito degli Stati Uniti come assistente fotografico nel Signal Corps in Germania e Francia.
Successivamente inizia a lavorare come fotografo freelance per riviste come Life, Look, Holiday e come fotografo pubblicitario: alcune delle immagini più famose di Erwitt sono state scattate proprio durante uno dei suoi incarichi, ad esempio la celebre foto di Nixon che discute animatamente con Nikita Krusciov nel 1959 o l’immagine di Jackie Kennedy in lacrime al funerale del marito.
Negli anni Settanta e Ottanta, pur rimanendo prima di tutto un fotografo, inizia a lavorare anche come produttore e regista di lungometraggi, spot televisivi e documentari, ma dal 1990 torna a dedicarsi completamente alla fotografia, sostenendo, con una certa dose d’ironia, di essere costretto a continuare a fare questo lavoro per riuscire a pagare gli alimenti alle sue ex mogli (Erwitt è stato sposato quattro volte).
L’umorismo, lo sguardo benevolo ed ironico con cui ritrae i suoi soggetti sono le caratteristiche essenziali del lavoro di Erwitt e ciò che rende uniche le sue opere. Egli ha inoltre la capacità rara di prendersi poco sul serio: in un’intervista, comparsa sul sito della Magnum Photos, dichiara “Ho studiato fotografia leggendo le istruzioni sulla confezione del rullino”
I suoi scatti più noti sono quelli che colgono situazioni ironiche o apparentemente insensate, bizzarre o, ancora, volutamente ambigue, come nella serie “Museum Watchers”: l’immagine in cui una statua della dea Diana al MetropolitanMuseum of Art punta una freccia verso un inconsapevole visitatore di spalle è diventata un’icona della fotografia mondiale.
Tra i suoi temi più ricorrenti ed amati ci sono i cani ai quali Erwitt dedica moltissimi dei suoi scatti, tanto da riempire le pagine di alcuni dei libri pubblicati dal fotografo, tra i quali il celebre Son of Bitch del 1974, Dog Dogs del 1998 e Woof del 2005.
Probabilmente i ritratti dei cani sono i suoi scatti più noti e quelli che lo hanno consacrato come uno dei grandi fotografi di fama mondiale. Elliott Erwitt ha inventato un genere, un modo inedito di fotografare i cani, sopresi spesso in pose esilaranti e di cui evidenzia le qualità antropiche, proprio per descrivere la condizione umana.
In un’intervista dichiara, infatti, che le fotografie dei cani funzionano su due livelli “i cani sono buffi quando li cogli in certe situazioni e alle persone piacciono le foto perché amano i cani. Ma i cani hanno qualità umane, quindi le fotografie possono avere un punto di vista antropomorfico”.
Attualmente Elliott Erwitt vive tra New York e East Hampton. E’ impegnato a catalogare il suo immenso archivio fotografico e continua ad occuparsi di campagne pubblicitarie
Pur avendo viaggiato moltissimo ed in tutto il mondo per ragioni politiche e poi per lavoro, Erwitt ha sempre mantenuto un rapporto particolare con l’Italia, dove ha trascorso l’infanzia: per la Lavazza realizza il calendario del 2000 Families – Ritratti intorno al caffè e nell’ultimo decennio le sue opere hanno dato vita a mostre di grande successo in diverse città italiane.
Non a caso, pur non avendo ufficialmente origini italiane, il padre – architetto russo – lo chiamò Elio Romano, proprio in onore del paese dal quale era sempre stato profondamente affascinato.