Erich Salomon si può considerare il precursore della foto di gossip nonché precursore della fotografia intesa come inchiesta sociologica e di quello che divenne il leitmotiv della fotografia di Bresson, ovvero la cattura dell’attimo, unico ed irripetibile. Elegante, modesto, posato, astuto: questo è Erich Salomon, protagonista del fotogiornalismo in una Germania anteguerra. Rivoluzionario, paparazzo con stile. O meglio, considerando che il termine paparazzo fu coniato decisamente molto dopo la morte del fotografo, Erich Salomon era un “Bildjournalist” ovvero un fotogiornalista.
Salomon divenne un giornalista rivoluzionario quasi per caso e lo divenne in tarda età, praticamente quarantenne, deciso a dare una ventata di novità al mondo del fotogiornalismo. Con il suo stile pulito, elegante e discreto, Salomon rubava scatti incredibili che lui definiva “momenti di disattenzione”.I suoi soggetti preferiti erano i politici, gli ambasciatori, le celebrità che ha saputo catturare in situazioni ufficiali, come feste, gala, riunioni importanti, sempre cercando di evitare le pose, catturando quindi i suoi soggetti in atteggiamenti naturali, non artificiosi, non costruiti.
Ecco l’innovazione introdotta di Erich Salomon: distaccarsi dalle foto rigide e dalle pose convenzionali che i suoi colleghi erano soliti mettere in scena, cogliendo invece la spontaneità, l’autenticità, senza voyeurismo e senza la fissazione dell’estetica. A riprova di questa fotografia così particolare per l’epoca (ma che oggi è pressoché la norma, tra i paparazzi), fu coniata l’espressione candid camer per identificare il suo stile candido, spontaneo, le pose naturali ed il suo essere sempre nel posto giusto al momento giusto con discrezione.
Grazie all’attrezzatura piccola e leggera di cui era dotato e soprattutto alla sua astuzia, Salomon riuscì a partecipare ad un gran numero di eventi riservarti, processi in cui non sono ammessi giornalisti e quindi a scattare foto esclusive e memorabili. Non a caso è stato soprannominato “Houdini della fotografia” e “Cameraman invisibile” a caso.
Da Solomon in poi, il fotogiornalismo non è più lo stesso: furono tantissimi i fotografi che seguirono il suo esempio ma davvero in pochi sono stati capaci di emulare il suo genio e la sua eleganza.
Salomon Erich nacque nel 1886 a Berlino da una famiglia di banchieri, di origine ebrea. Erich venne convinto da giovane ad intraprendere la carriera di avvocato, ma le sue più grandi passioni furono la fotografia e la zooologia.
Immediatamente dopo la laurea fu arruolato nell’esercito del Kaiser, durante la prima guerra mondiale (1914). L’esito della guerra per il giovane Erich non fu dei più positivi tant’è che venne fatto prigioniero durante la battaglia di Marna e tale rimase per circa quattro anni, in qualità comunque di interprete.
Nel dopoguerra la famiglia di Salomon cadde in disgrazia economica perdendo gran parte dei suoi averi. Erich decise di buttarsi nel mondo della borsa, per divenire successivamente socio di una fabbrica di pianoforti, quindi proprietario di un servizio di noleggio di mezzi di trasporto elettrici. Tutte queste imprese fallirono inesorabilmente ma Salomon non si scoraggiò mai, iniziando a dare consigli finanziari ai clienti dell’auto noleggio.
Come accennato, i primi passi nel mondo della fotografia furono mossi molto tardi, oramai più che quarantenne. La causa scatenante fu un ciclone abbattutosi in città. Salomon si trovò ad essere spettatore della tempesta e, quando scoprì l’esistenza di un giornale che alla ricerca di un reportage fotografico dell’accaduto, senza pensarci due volte iniziòad andare in giro a scattare fotografie.
Fu il 1925 quando venne assunto dalla casa editrice Ullstein, che decise di metterlo ad occuparsi della cartellonistica pubblicitaria. La Ullstein fu un’impresa editoriale molto famosa, tanto da evolvere, sotto la direzione di Szafranski, verso un’editoria più legata alla realtà, puntando tanto sui fotoreportage. Cogliendo la palla al balzo, Salomon si fece assegnare un reportage sulla protesta dei contadini contro, guarda caso, il posizionamento proprio dei cartelloni pubblicitari nella loro proprietà. Le foto che scattò vennero adoperate come prove durante il processo che seguì. Iniziò qui ufficialmente la carriera di fotografo di Erich Salomon.
Un altro reportage di successo firmato da Salomon fu quello del processo ad un serial killer in cui, nell’aula, non furono ammessi giornalisti. Salomon nascose la macchina fotografica in una bombetta e riuscì ugualmente a scattare le foto che vennero poi pubblicate su Berliner Illustrierte riscuotendo molto stupore e successo. Seguì subito un ulteriore processo per omicidio, dopodiché Salomon decise di dedicarsi a Gala, alle conferenze internazionali ed eventi di spicco in giro per il mondo. In Inghilterra, in particolare, scattò una foto all’Alta Corte d’Appello durante la votazione per una sentenza di morte: un reato non da poco, tanto che le fotografie in questione vennero censurate per molto tempo. Salomon si spostò dall’Inghilterra alla California dove scattò una delle sue foto di più grande successo: Marlene Dietrich che parla assonnata al telefono con la figlia rimasta a Berlino.
Negli anni 30 Salomon èraggiunse l’apice della sua carriera e pubblicò il libro Famous Contemporaries in Unguarded Moments ma nel 1932, tornato in Germania, dovette scontrarsi con la scalata al potere di Hitler. Salomon fu quindi costretto a lasciare definitivamente la terra natia per rifugiarsi in Olanda dove si dedicò ai teatri, alle sale da concerto e successivamente cominciò a collaborare con Life.
Nel 1940 l’Olanda venne attaccata dai nazisti e tre anni dopo Salomon, sua moglie e suo figlio furono costretti a nascondersi. Nel 1944 furono però scovati e mandati prima a Theresienstadt e poi ad Auschwitz dove trovarono la morte appena un mese prima dello sbarco in Normandia.
Nel 1971 venne istituito il Dr. Erich Salomon Prize in onore dell’illustre fotografo dalla breve ma brillante carriera.