Molto spesso, quando si ha la necessità di effettuare fotografie in presenza di flash, è necessario comandare le unità lampeggianti (i flash, appunto), a distanza. Esistono vari metodi per ottenere questo risultato: esistono i cavi o i remotizzatori a radio frequenza, ma in entrambi i casi è previsto, da parte del fotografo, un certo esborso (un remotizzatore RF, per esempio, costa sui 50€).
Esiste però un altro sistema per comandare un flash a distanza: la luce “guida”. Dove la luce guida è il flash della vostra fotocamera.
Sicuramente, se siete dotati di flash esterni, vi sarete resi conto che esiste (occhio, non in tutti) un sensore IR montato sulla parte frontale del flash stesso. Questo sensore è in grado di catturare un segnale luminoso e utilizzarlo come “trigger” del flash (cioè lo fa lampeggiare). Moltissimi fotografi che non vogliono spendere usano il flash nativo della fotocamera o un ulteriore flash montato sulla testa della macchina fotografica per comandare una o più unità remota posizionata lontano dal corpo macchina stesso.
Una soluzione economica e funzionale ma che ha una controindicazione: la luce del flash posizionato sulla testa della macchina fotografica. Questa luce non può semplicemente essere indirizzata verso l’alto, in modo da non colpire direttamente la scena: non riuscirebbe ad attivare le unità remote.
Come risolvere il problema? Semplicemente trasformando il flash della macchina fotografica o quello posizionato su di essa in un “flash ad infrarosso”. Questa trasformazione non inciderà sulle unità remote in quanto i filtri IR sono, appunto, in grado di catturare questa particolare lunghezza d’onda mentre buona parte dei sensori fotografici è dotato di un filtro IR che va ad eliminare la stessa, evitando l’influsso malefico di un flash sparato in faccia ad una scena.
La procedura è tanto banale quanto semplice: avete presente i vecchi rullini fotografici? se ne trovano ancora a bizzeffe in giro (basti pensare a tutti quelli creati per la lomografia). Bene, prendetene uno, non fategli prendere luce e portatelo a sviluppare (di laboratori ce ne sono ancora parecchi in giro, o via web). Quando lo fare sviluppare, ricordatevi di specificare che state chiedendo di sviluppare una pellicola vergine (magari vi guarderanno storto) e CHIEDETE di non tagliare la pellicola ma di lasciarvela intera (o almeno tagliata in pezzi molto lunghi).
Una volta ricevuto il vostro negativo, guardatelo: è completamente nero e, messo controluce, non fa quasi passare luce.
Prendete il vostro flash e tagliate due pezzi della pellicola sviluppata in modo da coprire la luce del flash (se possibile, cercate di creare una sorta di camera d’aria tra la luce e la pellicola, la temperatura della lampada potrebbe letteralmene squagliare la pellicola. Sovrapponete i due pezzi di pellicola, fissatela alla testa del flash in qualche modo (natro adesivo nero, per esempio) e provate uno scatto: nessuna luce visibile emanerà dal flash. Provate quindi a scattare dinanzi ai flash remoti: ad ogni scatto si attiveranno, come per magia. Avete ottenuto il vostro remotizzatore da pochi euro!
A proposito, per la cronaca due pezzi di negativo sovrapposti corrispondono ad un filtro infrarosso da 720mm. Questo significa che, se siete in grado di trovare sul mercato delle pellicole molto grandi (ricordate le vecchie “120”?) potreste farvi un filtro IR per l’obiettivo con pochi euro di spesa.
Un risultato analogo lo potete ottenere anche con il flash interno della vostra reflex: in questo caso, per non rischiare di rovinarlo, potreste fare una struttura come quella mostrata nella fotografia, dove il filtro IR è creato usando banalmente una diapositiva nera.