Gordon Parks non è stato solo un’artista, un fotografo dal talento quasi unico di trovarsi sempre nel posto giusto e nel momento giusto, ma è anche stato uno dei più importanti ed autorevoli testimoni di importanti cambiamenti storici, tutti narrati in modo eccezionale attraverso la sua fotografia e le sue immagini. Immagini tanto vivide e ricche da fargli guadagnare l’appellativo de il “narratore d’America”. Gordon Parks, attraverso la sua fotografia, ha saputo raccontare l’America del novecento con i suoi disagi, le contraddizioni ed i grandi personaggi che l’hanno segnata indelebilmente.
La fotografia di Gordon Parks si discosta da quella dei suoi contemporanei in quanto il fotografo le reinterpreta: non si tratta solo di arte, estetica. Non si tratta solo di catturare il tempo e fermarlo in una sorta di “bolla temporale” e non è solo catturare un istante magico che non si ripeterà mai più. La fotografia è invece il mezzo per comprendere e permeare la società, i suoi meccanismi, le sue leggi non scritte e le sue varie e variopinte realtà.
Il tema principale degli scatti di Gordon Parks è la disuguaglianza fra bianchi e neri e sulla difficoltà di questi ultimi nell’inserirsi nella società di quel tempo. Parks riesce a dare una connotazione particolare alle sue fotografie focalizzandosi su immagini di personalità famose contrapposte a persone comuni, quasi a chiedersi come sia possibile che alcune persone riescano ad emergere al contrario di tante altre.
Il suo stile classico, un po’ evocativo, quasi cinematografico rimarca il messaggio che il fotografo s affida alle immagini, ovvero l’amore per la verità e la testimonianza della realtà, sottolineando i sentimenti ed il disagio delle persone che ritrae nelle sue fotografie.
Gordon Parks ha saputo immortalare i personaggi più importanti del XX secolo senza però mai dimenticarsi degli ultimi, di tutti coloro che hanno lottato, spesso perdendo la vita, per affermare i propri diritti. E lo stesso Parks, ricordiamolo, era in prima linea in questa battaglia, riuscendo a divenire non solo il primo fotografo ma anche il primo scrittore afroamericano di Life, dimostrando come la razza non è un fattore incisivo nella realizzazione di una persona.
Gordon Parks nacque a Fort Scott nel 1912 in una famiglia di quindici fratelli. La madre morì precocemente e Gordon si trasferì vivere, per un breve periodo di tempo, dalla zia in Minnesota. Per ignoti motivi si allontanò da quest’ultima, preferendo dormire in un autobus ed arrabattandosi con diversi mestieri: cameriere, pianista in un bordello e lavorando in un negozio di abbigliamento.
Nel 1937 avvenne la svolta nella vita e soprattutto nella carriera di Parks. Entrò infatti in un banco dei pegni ed acquistò la sua prima macchina fotografica, iniziando al contempo a studiare il mestiere di fotografo da autodidatta (unica via percorribile per l’artista, dato il colore della pelle). Grazie alla pratica “sul campo”, Gordon Parks venne notato dalla moglie del pugile Joe Luis che lo convinse a trasferirsi a Chicago dove iniziò a fotografare le donne dell’alta società ed a occuparsi di moda. Contemporaneamente documentò il degrado del quartiere di South Side.
Gli anni ’40 furono un momento indimenticabile per Parks: nel 1941 vinse una borsa di studio e organizzò la sua prima mostra fotografica. L’anno successivo, nel 1942, entrò a far parte della FSA, un ente governativo voluto da Roosevelt per documentare l’economia agricola in trasformazione durante la Grande Depressione.
Sempre nel 1942 venne pubblicata una delle sue foto più famose: una donna delle pulizie afroamericana in posa con scopa e spazzolone in una parodia dell’opera American Gothic di G. Wood (una chiara denuncia contro il razzismo). Nel 1944 Gordon Parks entrò a far parte della redazione di Vogue e successivamente, nel 1948, di Life (dove rimase fino al 1972) in qualità di fotografo free lance. In particolare su Life pubblicò una serie interminabile di lavori che documentarono la vita nel ghetto, mostrarono le manifestazioni per l’uguaglianza, senza dimenticare i ritratti e le immagini di personalità celebri come Muhammed Alì, Malcolm X, Adam Clayton Powell Jr. e Stokely Carmichael. Nel 1947 pubblicò il suo primo libro “Flash Photography”, seguitoe l’anno successivo da Camera Portraits: Techniques and Principles of Documentary Portraiture.
Essendo un uomo ecclettico ed un’artista versatile, Parks non si accontentò solo della fotografia ma si cimentò anche con la musica, la scrittura di romanzi e con il cinema, tentando di affermarsi come primo regista afroamericano della storia. A tal proposito possiamo ricordare, del 1969, il film “The learning tree” e “Shaft il detective” (1971), seguito da “Shaft colpisce ancora” e “Shaft ed i mercanti di schiavi”. Nel 1974 diresse anche “The super Cops” , “Ledbelly” nel 1976 ed infine “Solomon Northup’s Odyssey”.
Nel 1981 lavorò al suo romanzo Shannon nonché alla realizzazione di diverse poesie e racconti, fondando anche la rivista Essence. Nel 1990 vinse anche l’Infinity Awards.
Gordon Parks morì nel 2006, a 93 anni, per via di un tumore.