Hiroshi Sugimoto, fotografo nonché artista giapponese, è balzato agli onori della cronaca (e della fama) per essere stato in grado di elaborare un personale concetto di fotografia totalmente basato sull’esplorazione della percezione. Hiroshi Sugimoto usa la fotografia quale mezzo per comprendere il rapporto fra uomo e tempo, natura, arte, vita e storia.
Il fine della fotografia di Hiroshi è quello di trasmettere delle immagini mentali che si concretizzano nella stampa delle foto. Le foto di Sugimoto appaiono, agli occhi dell’osservatore, velate di fascino e di mistero, come se celassero qualcosa d’incomprensibile, sempre però rimanendo straordinariamente belle e perfette.
Il tema dominante delle opere di Hiroshi Sugimoto è senz’altro il tempo, l’immortalità ricercata per i suoi soggetti e resa con uno stile sempre armonioso, pulito, rispettoso. Stile che può essere osservato, ad esempio, nell’opera The Glass Tea House Mondrian, una composizione di grande equilibrio, profondità ed eleganza (e che più di tutte le opere dell’artista evidenzia maggiormente la coesistenza tra modernità e tradizione). Non è un’opera fotografica ovviamente, ma la caratteristica dell’artista giapponese è proprio la polivalenza, il saper spaziare (e stupire) in più campi artistici.
Il maestro Hiroshi Sugimoto, nella sua carriera, ha attraversato fondamentalmente quattro fasi artistiche: Dioramas (1976) ovvero fotografie di animali imbalsamati (un’idea nata durante una visita all’American Museum of National History); Theatres (1978) in cui l’artista fotografa i fotogrammi di un film proiettato in un teatro (le immagini sono sovraesposte il che rende lo schermo di proiezione bianco, permettendo l’emersione di tutti i dettagli architettonici della sala dove la pellicola è proiettata); Seascapes (1980) ovvero foto di paesaggi marini in cui vengono mostrati solo due elementi ovvero aria e acqua; Portrais (1999) in cui i soggetti sono personaggi famosi di cera, l’apice del concetto d’immortalità.
Sugimoto, con il suo essere sempre attento ai dettagli, alla perfezione, all’estetica ma anche alla profondità, è un vero e proprio rivoluzionario della fotografia. Egli ricombina linee e forme, restituendo spazio ed eleganza al tempo.
Hiroshi Sugimoto nacque a Tokyo nel 1948 ed ha seguito studi economici e politici. Alla fine degli studi, negli anni 70, si trasferì in California, dove frequentò con profitto i corsi dell’Art Central College. A metà degli anni 70 si mosse nuovamente alla volta di New York anche se non definitivamente, amando particolarmente i viaggi. Nel 1976, come accennato precedentemente, diede vita alla sua prima serie (o fase artistica): si dedicò infatti alla realizzazione della serie Dioramas a cui fece seguire, qualche anno dopo, la serie Theatres, opera in cui si combinano arte ed estetica. Nel 1977 partecipò con le sue opere alla mostra della Minami Gallery a Tokyo.
Negli anni 80 nacque la sua terza serie di immagini, ovvero Seascapes: in quest’opera emerge tutto l’amore dell’artista per il vuoto, il minimalismo, il perfezionismo e l’eleganza. Negli stessi anni si dedicò anche all’architettura aprendo un suo laboratorio nel quale, confidando sull’aiuto di tre giovani architetti, ebbe modo di realizzare parecchie delle sue idee. Sempre negli anni 80 ebbe una fervente attività galleristica, partecipando a svariate mostre tra le quali alcune alla Sonnabend Gallery, New York (1981), New Museum of Contemporary Art, New York (1985) e Cleveland Kunstmuseum, Cleveland (1985).
Negli anni 90 videro la luce prima Praise of Shadow (dove l’artista ha catturato l’immagine della fiamma di una candela mossa dal vento) nonché Portraits, la quarta serie di immagini. Parteciò anche in questi anni a svariate mostre in giro per l’Europa ed in particolare in Belgio, Austria, Giappone, Londra e Spagna.
Nel 2000 si dedicò alla fotografia dei pini dei giardini imperiali. L’anno successivo, il 2001, è l’anno della vittoria del Hasselblad Foundation International Award. Anche il nuovo millennio si aprì con innumerevoli mostre come la Deutsche Guggenheim Berlino e Guggenheim Museum Bilbao,Spagna (2000); Yokohama, Giappone (2001); Fruitmarket Gallery, Edimburgo e Jeu de Paume, Parigi (2004); Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf (2007) e Museum der Moderne Salzburg Mönchsberg (2008).
Sempre negli anni 2000, ha ottenuto altri tre importanti premi internazionali, ovvero:il Praemium Imperiale della Japanese Art Association nel 2009, La Medal with Purple Ribbon Giapponese (2010) e l’Isamu Noguchi Award nel 2014.
Attualmente le sue opere sono esposte in musei quali l’Art Institute of Chicago Collection Database, il Guggenheim Berlin, il Guggenheim Museum di New York, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museum of Fine Arts diBoston, la National Gallery of Art di Washington D.C.
Per quanto riguarda invece Hiroshi Sugimoto, è tutt’ora un fotografo ed un artista nel pieno della sua attività, con la sua vita divisa tra il suo Giappone e l’America.