Creare copie di backup dei propri file
Può sembrare una raccomandazione banale, eppure tantissimi fotografi in erba si dimenticano di farlo, con danni spesso irreparabili. Una volta che si è terminato un servizio fotografico, non si deve andare al computer e visionare i lavori, MA andrebbe sempre fatto un backup. E’ sufficiente copiare le immagini dalla scheda di memoria della fotocamera al computer per esempio (come faccio io). Se poi la scheda di memoria ci serve “subito” e non ne abbiamo di riserva, allora memorizzate le immagini anche su un HD esterno o su dei DVD. Meglio essere previdenti, cancellare la copia di sicurezza lo si potrà sempre fare in un secondo momento, quando avremo chiuso la fase di post-produzione.
La scelta
Il primo passaggio è quello più “emotivo” e che richiede più concentrazione. E’ infatti il momento di visionare tutti gli scatti effettuati, e saranno tantissimi. In questa fase divido le fotografie in tre categorie: scelte, riserve e scartate. Storicamente, le scartate vanno ben oltre il 70% di tutti gli scatti (un servizio fotografico di due ore può arrivare a pesare anche 1000 scatti, se fate foto in sequenza), mentre le “riserve” sono un 20%. Riserve che, sempre nella maggior parte dei casi, finiscono nel cestino insieme agli scarti: in questa categoria infatti inserisco delle immagini non proprio ideali ma che, in mancanza d’altro (ipotizzando pochi scatti di prima scelta) potrebbero essere utilizzati, magari dopo una forte manipolazione in post-produzione.
La selezione è per lo più emotiva: in quanto fotografi siete in grado di valutare una foto. La regola dei terzi, le luci, le pose…è tutto ok nella foto? La modella riesce a comunicare qualcosa? La foto è in tema con l’argomento che avete voluto trattare?
Riprendete in mano la scaletta che avete usato durante gli scatti e rileggetela: organizzate le fotografie in cartelle, ogni cartella per un tipo di foto spiegato sulla scaletta. E cercate di fare in modo che per ogni differente tipologia vi siano più scatti.
Raffiniamo la scelta
Finita la prima sgrossatura e preparato il tutto in cartelle, passiamo nuovamente a setaccio le fotografie. Di norma, un servizio fotografico dovrebbe presentare una fotografia per ogni scatto che avete pensato: nella scaletta v’erano 40 scatti programmati? Allora l’ideale è chiudere questo secondo passaggio con appena 40 scatti. Una bella riduzione rispetto al numero di pose che avete realmente immortalato! Scegliete per ogni cartella la foto (o le foto) migliori, quelle che vi ispirano di più. E se avete qualche dubbio fatevi aiutare da un amico: in questa fase un commento esterno potrebbe essere molto utile.
Crop
A questo punto è giunto il momento di croppare (tagliare) la fotografia. La norma vorrebbe che tutte le foto siano identiche come dimensioni, quindi cercate di vedere se il taglio necessario su di una posa può essere replicato senza danni anche sulle altre. O se è possibile “ridimensionare” le altre foto fino a riportarle alla stessa dimensione (questo non dovrebbe essere un problema se avete scattato con una reflex). Per la risoluzione, taratevi sull’uso che dovrete fare di questa foto. Se si tratta di stampe, cercate di stare il più alti possibili. Se la foto deve essere visualizzata su di un monitor, potreste limitarvi al formato FullHD. Ovviamente se non volete perdere risoluzione, fregatevene del fatto che le foto “dovrebbero” essere tutte della stessa dimensione: dovrebbero, appunto.
Ecco un esempio di cropping ben riuscito: data questa foto di origine, eccone la versione ritagliata. Decisamente meglio.
Esposizione, luminosità, contrasto e bilanciamento del bianco
Sono corretti questi tre parametri? Avendo scattato in RAW (perché avete scattato in RAW, ripeto, avete), siete ancora in grado di apportare delle correzioni senza perdere in qualità. Questo è il momento di approfittare del vostro programma di fotoritocco e correggere lo scatto di quanto necessario.
FotoRitocco
Il passo successivo è il fotoritocco. Difetti della pelle, un oggetto estraneo nella fotografia, un tatuaggio, c’è qualcosa che stona nella fotografia? Analizzatela nel dettaglio (tanto oramai ne avete poche) ed individuate questi particolari. E via di photoshop (o similari). Sempre facendo attenzione correggete il difetto e quindi salvate con altro nome. Passate infine alla comparazione (trovo molto utile Picasa di Google per comparare due immagini): messe vicino valutate se la correzione ha peggiorato o realmente migliorato la fotografia. Nel primo caso, ricominciate da capo!
Bianco e nero?
Ovviamente nel fotoritocco ricade anche la desaturazione dei colori: la scena ripresa è meglio a colori o in bianco e nero? Personalmente, converto tutte le foto in bianco e nero e quindi, come sopra, faccio una comparazione. Nella maggior parte dei casi…conservo entrambe le copie!
Ricordate la foto ritagliata? Meglio a colori o in questo seppia che fa tanto retrò? Anche su queste due foto la differenza è sostanziale: se nel colore la ricchezza di particolari è maggiore, nella versione B&W si ha una maggiore concentrazione sul soggetto.
Immagine: Carlotta by Billy Shearman
Salviamo le foto
Una volta finito con l’editing possiamo abbandonare il formato usato (che sarà quello con il maggior numero di informazioni possibile, come .psd per photoshop). Il lavoro finale deve infatti essere “snello” e fruibile: il salvataggio il Jpeg è a questo punto d’obbligo. Ovviamente con delle limitazioni: qualità al massimo (10, non di meno).
Fatto ciò, arriva il momento di fare pulizia: i file originali (psd e raw) vanno archiviati (sempre doppia copia), i file Jpeg finali vanno invece preparati per la diffusione: un paio di CD o di DVD sono d’obbligo. In contemporanea, potete sbarazzarvi del copioso archivio originale, oramai non ci serve più e gli scatti scartati sono pronti per essere eliminati definitivamente.
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