Il premio Pulitzer 2012 per la fotografia è stato assegnato nella giornata odierna per la prima volta all’agenzia France Presse (AFP) per la scatto effettuato dal fotografo Afgano Massoud Hossaini. Lo scatto, datato 5 Dicembre 2011 trasmette tutto il dolore e la drammaticità dell’infinita guerra nel suo paese. La fotografia ritrae una piccola bambina afgana che piange per la paura immediatamente dopo un attacco suicida avvenuto in un santuario nel centro di Kabul durante una cerimonia religiosa, in piedi in mezzo a feriti e corpi senza vita.
Nell’attacco persero la vita 63 persone ed altre 200 rimasero ferite. Hossaini, reporter di AFP dal 2007, commentò in questa maniera l’attacco:
“Stavo guardando la mia macchina fotografica quando improvvisamente ci fu una grande esplosione”. Per un attimo non capii nulla, avevo appena avvertito con un forte dolore l’onda d’urto dell’esplosione. Sono caduto a terra. Ho visto tutti in fuga dal fumo. Mi sono seduto e ho visto la mia mano che stava sanguinando, ma non ho sentito alcun dolore. E’ il mio lavoro sapere cosa sta succedendo così mi sono incamminato nella direzione opposta a tutti gli altri. Quando il fumo si è diradatomi sono trovato in piedi al centro di un cerchio di cadaveri. Erano tutti insieme uno sopra l’altro. Ero esattamente dove era stato l’attentatore suicida. Ero sotto shock e non sapevo cosa fare. Ho cominciato a fare foto. So che stavo piangendo. E ‘stato davvero un pianto stano, non ho mai reagito in quel modo prima d’ora. Io non ho aiutato nessuno, perché non potevo, ero davvero in stato di shock. Sapevo che avrei dovuto documentare tutto questo, registrare tutto, tutto il dolore, le persone che correvano, piangendo, urlando, battendosi il petto, gridando: ‘Morte a Al-Qaeda, morte ai talebani'”. Giratosi verso destra Hossaini vide Tarana, la bambina vestita di bianco e verde, 10 o 12 anni. “Quando Tarana vide ciò che era accaduto a suo fratello, ai suoi cugini, agli zii, alla mamma, alla nonna, alle persone intorno a lei, gridò. Ha fatto un sacco di altre cose, ma se osservi le mie foto la vedi solo urlare. Questa reazione è stata la cosa principale che ho voluto catturare”.
Una foto straziante che apre nuovamente una finestra su una una guerra infinita che troppo spesso tendiamo a dimenticare o a considerare come troppo lontana da noi. Eppure di Tarana ce ne sono tantissime. Ogni giorno. E ce ne saranno ancora. Ed ancora. Con la speranza che quella finestra non venga più socchiusa.