Josef Koudelka nacque nel 1938 a Boskovice, nella Moravia (attuale regione della Repubblica Ceca), una cittadina di circa 10.000 abitanti. Iniziò a fotografare sin dalla giovane età usando una macchina fotografica 6×6 Bakelite ed usando i suoi familiari ed i dintorni della sua abitazione quale soggetto. Nel 1961 conseguì la laurea presso l’Università Tecnica Ceca (CVUT) a Praga , organizzando nel contempo la sua prima mostra fotografica. In seguito, lavorò in qualità di ingegnere aeronautico nelle città di Praga e Bratislava.
Dopo la laurea, continuò a fotografare come amatore anche se cominciarono ad arrivare parecchie commesse da riviste teatrali per ingaggiarlo quale fotografo di varie rappresentazioni tenutesi nel Teatro di Praga, tutte documentate con la sua fedele Rolleiflex. Koudelka, nel 1967, decise che le due vite di ingegnere e fotografo erano inconciliabili e rinunciò alla sua carriera per dedicasi a tempo pieno alla fotografia.
Il 1968 fu un anno molto particolare per Koudelka che iniziò con il rientro in patria dalla Romania (dove era stato per fotografare la comunità zingara) appena due giorni prima l’invasione della stessa Romania da parte della Russia, per concludersi con un dettagliato reportage della Primavera di Praga, quando le forze militari del Patto di Varsavia (capeggiate dalla Russia) invasero la città di Praga per soffocare nel sangue i venti di riforma della cittadina. Koudelka riuscì, tramite canali clandestini, a far uscire dalla città i negativi delle sue fotografie, negativi che furono pubblicati dall’arcinota agenzia Magnum (sul Sunday Times), sotto lo pseudonimo PP (Prague Photographer). Le fotografie scattate durante la Primavera di Praga (in particolare per il coraggio eccezionale dimostrato nell’immortalarle) valsero a Koudelka, nel 1969, l’assegnazione della Robert Capa Gold Medal ad opera della Overseas Press Club.
Koudelka, grazie a quelle foto, ottenne anche un importante appoggio da parte della Magnum (Koudelka era amico personale di Henri Cartier-Bresson) per la domanda di un visto di lavoro di tre mesi in Inghilterra, dove giunse nel 1970. Visto di lavoro che si tramutò, una volta in territorio inglese, in richiesta di asilo politico. Inutile dire che, nel frattempo, Koudelka entrò a far parte della famiglia Magnum (era il 1971), abbandonata dopo circa dieci anni.
Nei decenni ’70 ed ’80, Koudelka continuò a girovagare per l’Europa, organizzando mostre fotografiche e pubblicando libri, grazie anche alla vincita di svariati premi e borse di studio (tra i premi pi prestigiosi possiamo ricordare il Prix Nadar nel 1978, il Grand Prix National de la Photographie nel 1989, il Grand Prix Cartier-Bresson nel 1991 o l’Hasselblad Foundation International Award in Photography del 1992). Pubblicazioni importanti sono senz’altro Gypsies del 1975 e Exiles del 1988.
A partire dal 1986 Josef Koudelka cominciò ad usare una macchina fotografica panoramica con la quale scattò le immagini contenute nel suo libro Caos, pubblicato nel 1999. L’ultima opera data alle stampe è stata una sua retrospettiva, chiamata semplicemente Koudelka, del 2006.
Per quanto riguarda le mostre organizzate o in onore del fotografo ceco, sono da ricordare quelle tenutesi presso il Museo d’Arte Moderna e il Centro Internazionale di Fotografia di New York, la Hayward Gallery di Londra, lo Stedelijk Museum of Modern Art di Amsterdam o il Palais de Tokyo di Parigi.
Nel 1987 Josef Koudelka divenne cittadino francese e quattro anni più tardi, nel 1991, riuscì finalmente a rimettere piede nella sua nazione natale, divenuta Cecoslovacchia. Da quella data, il fotografo si divide tra le due residenze di Parigi e di Praga insieme alla moglie e i tre figli nati, a sottolineare il suo continuo errare per il continente, rispettivamente in Francia, Inghilterra ed Italia.
I primi scatti di Koudelka hanno plasmato in modo significativo la sua fotografia, mettendo in risalto la sua predilezione per la vita culturale e sociale della gente comune, oltre che della morte (ricordiamo che proprio le foto della devastazione della sua terra sono valse al fotografo la fama). Desolazione, rifiuti, addii, alienazione e disperazione sono altri temi comuni dei suoi lavori, facilmente identificabili sia nelle foto scattate agli zingari, sia nel lavoro Black Triangle (1994) in cui raccontò la situazione desolante della sua terra devastata dalle ultime guerre.
Attualmente, nella sua carriera può contare su un attivo di 20 pubblicazioni, 11 premi e 19 mostre tenutesi in giro per il mondo, Italia compresa (1999, 2000, 2001 e 2003 a Roma, Palermo, Milano ed ancora Roma).