Luce e ombra sono due concetti difficilmente scindibili, almeno nella vita reale. Siamo abituati infatti a cercare e trovare le ombre in qualunque situazione sia presente una luce: vi immaginereste, in una giornata solare, in piena Piazza di Spagna, di girarvi e non vedere più la vostra proiezione per terra, quell’ombra che vi accompagna da quando siete nati?
Se in natura l’ombra è un qualcosa di onnipresente, lo stesso non si può dire della fotografia: in alcuni particolari contesti l’ombra può essere cancellata, eliminata. O, al contrario, esaltata, enfatizzata.
Ma una foto senza ombre è una foto piatta, è uno scatto senz’anima. Fateci caso osservando le foto disponibili nei negozi online: tutte le foto dei prodotti sono realizzate con la tecnica dello still life, foto fini a se stesse, ottime per presentare il prodotto…ma poi stop.
Le ombre sono spesso manipolate e sistemate in maniera sapiente dal fotografo proprio per dare al proprio scatto un particolare significato, per fare in modo di comunicare una particolare sensazione all’osservatore. Manipolazione che, come vedremo in un altro articolo, viene effettuata utilizzando anche una gran quantità di illuminatori e lampeggiatori: essere in grado di dirigere o di modificare la dimensione di un’ombra significa fare la differenza. Usare le ombre aggiunge realtà ad uno scatto, al limite della drammaticità. Le ombre possono generare un senso di quiete come, al contrario,di sofferenza e tristezza: sta al fotografo essere in grado di giocarci e saper dar loro il significato che più si avvicina a ciò che vuole comunicare ai suoi osservatori.
Ovviamente, l’ombra nella fotografia non significa solo oscurità ma anche piccole differenze di toni fra aree diverse. Un esempio del genere è dato dal difetto di vignettatura, ovvero quelle ombre che, a causa di svariati motivi (vi rimando all’articolo relativo) possono comparire lungo i bordi della fotografia. La vignettatura è qualcosa che si tende sempre ad eliminare, tant’è che oramai buona parte delle reflex digitali ha dei programmi di correzione precaricati…ma perché la si elimina? La vignettatura, in molti casi, può aiutarci a concentrare l’attenzione dell’osservatore al centro della fotografia. Ricordate quando ho parlato della possibilità di inserire degli “impedimenti” nella foto per far si che l’occhio non girovaghi per la scena ma si concentri da qualche parte? Ecco, la vignettatura è proprio uno di questi impedimenti. E la vignettatura non è altro che un’ombra.
Provate a dare un occhio a tutte le foto che fino ad oggi avete fatto: in quante di queste è presente un’ombra? Probabilmente in tutte. E quante di queste foto sono immaginabili senza quelle ombre? Quante di quelle foto risulterebbero snaturate, private della loro vitalità?
Facciamo un esempio tanto semplice quanto esplicativo. Prendiamo quest’immagine:
Sono dei recipienti. Semplici al limite del banale. Una foto che tutti possono fare e che non richiede la conoscenza di alcuna tecnica fotografica. Ma Piero, il fotografo, ha saputo rendere viva ed unica quella composizione, semplicemente aggiungendo una luce. Una luce che colpisce lateralmente i recipienti creando un fortissimo gioco di chiariscuri, un miscuglio di luce ed ombre. Un miscuglio che rende la foto semplicemente bella.
Anche questo panorama non ha nulla di particolare se osservato in senso assoluto. Ma Tullio ha atteso il momento giusto per fare lo scatto, ha atteso che il sole si spostasse in modo tale da riempire con le ombre i piccoli avvallamenti presenti. Creando nella foto una due linee oblique, una “V” coricata fatta di ombre. Ombre che, nuovamente, sono in grado di cambiare radicalmente la sensazione che questo paesaggio può fornirci.
Osama ha invece utilizzato le ombre in un contesto diverso tale da fornire profondità alla scena, drammaticità. Ha giocato sulla contrapposizione netta tra la luce del sole e le ombre della sera. Accentuando il senso di “sete”, di solitudine che lo scatto comunica.
Nella foto a seguire le luci e le ombre sono state usate in modo da fornire profondità alla scena, insieme all’uso di linee diagonali, ripetizioni e prospettiva.
E sulle ombre e luci si basa un’altra tecnica molto usata nell’ambito della fotografia: la silhouette. La silhouette è in effetti l’estremizzazione del concetto dell’uso delle ombre in una foto in quanto si porta l’intensità di queste al limite, cancellando di fatto tutti i dettagli presententi all’interno della zona in ombra e riducendola ad una semplice sagoma. La foto di silhouette, privando un soggetto dei particolari interni al suo perimetro, restituisce un profilo che è la vera essenza del soggetto (animale, essere umano o pianta che sia) che vogliamo fotografare.
Un perimetro, un contenitore che però non svela il contenuto, nascondendolo agli occhi dell’osservatore e permettendogli di spaziare con la mente e la fantasia nel tentativo di immaginare cosa, in realtà, quella sagoma contiene.
Non per niente la silhouette è spesso usata per riprendere sagome di donne, lasciando all’osservatore la possibilità di usare la fantasia. Fateci caso: dinanzi ad una silhouette i vostri occhi percorreranno più e più volte il profilo, nel tentativo di scorgere un dettaglio, un pixel che possa comunicare qualcosa, che possa aiutare la nostra mente ad associare a quella sagoma una figura, un’immagine reale e “colorata”.
La silhouette è una tecnica fotografica che “fonde” il bianco e nero ed il colore: è quella via di mezzo in grado di coniugare in una stessa scena il meglio dei due mondi. I toni caldi e sfumati del colore e l’essenza del soggetto tipica del bianco e nero, per esempio. Il tutto in una semplicità spesso estremizzata tanto da limitare la stessa scena ad un solo e semplice soggetto (vale il principio del: Meno è meglio).
La silhouette, considerata le ore in cui viene fatta “al naturale” (alba o tramonto) presenta spesso dei colori molto particolari, al limite del surreale (anche perché in molti casi si evita appositamente di bilanciare il bianco in modo corretto). Ne è un esempio la seguente foto dove il rosso del tramonto è accentuato appositamente per dare maggiore calore alla scena e quindi al soggetto.
Tutto si può trasformare in silhouette. Basta solo aver la pazienza di attendere la luce giusta. Ed anche un banale arbusto si può trasformare in un’immagine piena di poesia.