La distorsione prospettica è un effetto fondamentale nella fotografia in quanto permette di “simulare” l’effetto tridimensionale in una fotografia a due dimensioni. La distorsione prospettica, in soldoni, permette di aggiungere profondità ad una fotografia.
Nell’immagine riportata qui sotto abbiamo un esempio di “inganno” per il nostro cervello: a sinistra abbiamo una serie di tre rombi affiancati o un insieme di linee tirate su di un foglio. O una figura geometrica a piacere: sarà il cervello di ognuno di noi ad interpretare in maniera differente quelle linee associandole o meno ad un cubo. Probabilmente per cervelli “anziani” sarà più facile individuare effettivamente un cubo mentre per un bambino sarà più facile individuare anche altre figure all’interno dell’immagine.
Nell’immagine a destra la situazione cambia: riuscire a vedere qualcosa di differente da un cubo è particolarmente complesso in quanto sono stati aggiunti dei particolari che “caratterizzano” la struttura rappresentata. La prima caratterizzazione è la luce: nella figura abbiamo ipotizzato una fonte luminosa sistemata a destra del cubo che genera quindi un’ombra a sinistra e delle zone più chiare (sopra) e più scure (a sinistra). La seconda caratterizzazione è la distorsione prospettica: i lati del cubo NON sono uguali come nella figura di sinistra ma, ipotizzano la posizione dell’osservatore “di fronte” alla struttura. Di conseguenza avremo i lati in primo piano più lunghi di quelli più lontani dall’osservatore.
La combinazione di questi due fattori fa si che il nostro cervello non riesca a vedere altro che un cubo e soprattutto fanno si che ne venga apprezzata la profondità: mentre nella foto a sinistra non siamo in grado di dire quale sia il lato più “vicino” al’osservatore, nel cubo di destra ne riconosciamo uno (lo spigolo) in primo piano. Peccato che in primo piano non è, essendo la foto bidimensionale!
La distorsione prospettica è stata largamente utilizzata nella pittura e tantissimi capolavori si basano su di essa, creando prospettive anche surreali come nel caso di Escher che disegnò il “cubo impossibile”.
Date un occhio al disegno a destra: i chiaroscuri che sono stati applicati alle facce dei lati del cubo permettono al nostro cervello di identificare una struttura tridimensionale…fino a giungere alla parte superiore dove, proprio quei chiaroscuri, creano una struttura impossibile. Ed il nostro cervello continua ripetutamente a cercare, in quella figura, una soluzione. Fateci caso, lo sguardo sarà calamitato proprio in quella zona.
Vediamo ora, in pratica, come applicare la prospettiva alle nostre fotografie al fine di rendere più reale l’effetto finale. Il punto su cui dobbiamo giocare è la differenza delle dimensioni tra gli oggetti che noi vediamo in primo piano (più grandi) e quelli più lontani (più piccoli).
Facciamo l’esempio di una strada: le linee che delimitano la carreggiata tendono a convergere, come nell’esempio della foto.
Nella realtà il nostro cervello però sa che non è così, sa che le linee non si uniscono ma che sono parallele. E sa che, quindi, le linee sembrano convergere in quanto si allontanano da noi. Banalmente, per ingannare nuovamente il cervello umano usando una superficie in 2 dimensioni (come la foto qui sopra), basta giocare proprio con le linee convergenti per dare un senso di profondità più o meno marcato a ciò che vogliamo fotografare.
Il trucco più semplice per dare un senso di profondità alla scena è avvicinare la fotocamera al soggetto che vogliamo fotografare. Più infatti si avvicina la fotocamera più si aumenta la distorsione prospettica mentre più ci si allontana dal soggetto più questa distorsione è ridotta. Avete presente quei “faccioni” che si ottengono quando si fotografa qualcuno da pochi centimetri? In quel caso la distorsione prospettica è talmente esagerata da snaturare del tutto l’immagine.
Per trasmettere una maggiore profondità alla scena, bisogna ridurre al massimo lo zoom ed avvicinarsi fisicamente al soggetto da fotografare. Al contrario, se vogliamo mitigare la prospettiva, allontaniamoci ed agiamo sullo zoom. In entrambi i casi avremo gli oggetti della stessa dimensione MA le linee prospettiche saranno differenti: più convergenti nel primo caso, meno nel secondo caso. Attenzione che le proporzioni vengono “distorte” non solo sulle linee ma anche sul resto della scena: gli oggetti vicini saranno più grandi rispetto a quelli lontani. Quindi occhio a non rovinare la scena.
Fino a qui abbiamo parlato bene della distorsione prospettica. Nel prossimo articolo affronteremo invece il problema introdotto dalla distorsione prospettica, ovvero l’esagerata prospettiva che in alcuni casi andiamo a dare alle fotografie, snaturando l’immagine. Soprattutto quando si fotografa oggetti architettonici o palazzi.