La fotografia notturna ha la caratteristica di ottenere, ovviamente se ben calibrata, un effetto molto simile ad una fotografia scattata nella golden hour, ovvero aggiungere alla scena una luce molto particolare, in grado di generare sensazioni differenti negli osservatori.
La differenza principale però è la difficoltà maggiore nell’ottenere una fotografia di qualità nonché nel tipo di soggetto che si può fotografare.
La fotografia notturna è soggetta alle stesse serie di vincoli della fotografia diurna: apertura, velocità dell’otturatore, ISO sono impiegati in entrambi i tipi di fotografia anche se, nella fotografia notturna, si estremizza il loro impiego.
La fotografia notturna ha beneficiato tantissimo dei miglioramenti tecnologici che in questi anni si sono susseguiti sulle macchine fotografiche, analogiche o digitali che siano. Basti pensare al fatto che, solo fino a pochi anni fa (in particolare in analogico), moltissimi fotografi semplicemente evitavano di catturare scene notturne in questo queste richiedevano esposizioni eccessivamente lunghe per ottenere un’adeguata profondità di campo o semplicemente le fotografie erano di quantità inaccettabile per la quantità elevatissima di rumore presente nelle immagini finali. Inoltre, nel mondo analogico, esisteva anche un problema chiamato “effetto di reciprocità: al crescere del tempo di esposizione più luce raggiunge la pellicola ma la pellicola stessa è meno “performante” al crescere del tempo di esposizione (non è insomma lineare come nel caso del digitale). Inoltre, a differenza del digitale, i fotografi erano costretti a tornare in laboratorio, sviluppare le foto e quindi rendersi conto se si era esposto correttamente: uno spreco di tempo e di materiale fotografico enorme.
I compromessi nella Fotografia notturna digitale
Per fortuna, i tempi sono cambiati e l’avvento del digitale ha risolto alcuni dei problemi bloccanti che abbiamo sofferto nell’analogico come appunto il rapporto di reciprocità e l’impossibilità di controllare la qualità dello scatto in tempi immediati.
Nonostante però i progressi tecnologici, la fotografia notturna in digitale non è ancora priva di limitazioni tecniche. Le foto sono inevitabilmente limitate dai necessari compromessi tra la profondità di campo, il tempo di esposizione ed il rumore dell’immagine (vi rimando anche all’articolo: come aumentare la nitidezza delle foto a lunga esposizione). Il diagramma seguente illustra tutte le combinazioni disponibili per questi tre fattori per una tipica foto scattata di notte con la luna piena e mantenendo l’esposizione costante:
La maggior parte dei fotografi che mirano a realizzare scatti notturni, dovranno scegliere tra gli scenari 2, 3 oppure 4.
Ad ogni scenario corrisponde una differente tecnica in grado di ridurre quanto possibile questi compromessi (si tratta di tecniche implementate nel software della macchina fotografica o che possono essere applicate in fase di post produzione) come la sovrapposizione di differenti piani focali (che,estremizzato, è l’HDR) o la riduzione del rumore tramite la media tra i punti limitrofi.
Il diagramma riportato sopra, però, non tiene in considerazione altri vincoli quali la risoluzione ridotta a causa della diffrazione e il maggior rumore (rumore termico ad esempio) a cui è soggetto il sensore quando i tempi di esposizione sono lunghi. Inoltre non va dimenticato un problema compositivo molto importante: un tempo di esposizione lungo inciderà sulla “posizione” della luna e delle stelle che si trasformeranno da oggetti statici a tracce luminose o, nel caso della luna, mossi.
L’importanza della luce lunare
Proprio come quando si fotografa durante il giorno si tiene inconsiderazione la luce del sole e la sua posizione rispetto all’obiettivo, lo stesso va fatto durante la notte quando la luna è piena o comunque luminosa. Una luna bassa può creare ombre lunghe sugli oggetti mentre una luna luminosa alta nel cielo creerà delle ombre verso il basso.
Una variabile molto importante nella fotografia notturna è la luna piena. La luna, durante la sua “vita” mensile, avrà differenti gradi di intensità durante il suo ciclo di 29,5 giorni. Una luna piena può essere un toccasana per ridurre il tempo di esposizione necessario e consentendo una maggiore profondità di campo, mentre una notte senza luna costringe ad aumentare notevolmente l’esposizione. Inoltre, nel caso siano presenti delel fonti artificiali, sarà necessario scegliere la luna giusta in modo da equilibrare le due differenti fonti luminose.
Misurare tempi di esposizione durante la luna piena può essere difficile: utilizzate f/2.0 e 30 secondi a ISO100 come punto di partenza, quindi regolate i tre parametri in modo da muovervi verso uno dei quattro scenari del grafico di sopra.
Un altro fattore raramente notato durante il giorno è il movimento della sorgente luminosa naturale (il sole). Il lungo tempo di esposizione necessario per la fotografia notturna può invece creare un problema in quanto, durante l’esposizione la luna potrebbe essersi spostata anche significativamente. Il movimento della luna ammorbidisce le ombre dure, ma troppo movimento può creare una luce apparentemente piatta. Il tutto, ovviamente, evitando di inserire nella scena la luna stessa che apparirebbe come una “palla” sfocata o peggio ancora un ovale (buona regola è ridurre al massimo a 30 secondi il tempo di esposizione quando si fotografa la luna, massimo 2 minuti se, al contrario, la luna fa parte della scena ma non è il soggetto principale).
La luminosità del mirino
Comporre correttamente una scena nel mirino può essere problematico quando c’è poca luce disponibile. Anche se avete intenzione di esporre con una piccola apertura, un obiettivo con una grande apertura massima può aumentare notevolmente la luminosità del mirino ottico durante la composizione della scena. Questo significa che, in fase di composizione, il consiglio è di usare l’apertura massima disponibile e quindi, a composizione realizzata, sistemare correttamente i parametri in gioco.
Il modo in cui una macchina fotografica reflex reindirizza la luce dalla lente all’occhio può anche influenzare la luminosità. Le macchine fotografiche dotate di pentaprisma (al contrario di quelle a “pentaspecchio”, la versione economica del pentaprisma) garantiscono che poca luce si perda prima che la stessa giunga all’occhio, ma questo spesso aumentano il costo della fotocamera in modo significativo. Stessa situazione quando prendiamo in considerazione macchine fotografiche con sensori di formato più grande capaci di produrre un’immagine più luminosa nel mirino ottico. Infine, ricordatevi sempre che l’occhio umano deve abituarsi alla situazione: se aspettate un po’ di tempo osservando tramite il mirino ottico, noterete come la vostra capacità visiva migliorerà con il passare del tempo (specie se l’ambiente intorno alla macchina fotografica è illuminato)
L’influenza del blocco dello specchio
Il blocco (MLU) dello specchio è una funzione disponibile in alcune fotocamere reflex che mira a ridurre le vibrazioni della fotocamera indotte dal ribaltamento dello specchio (che produce il suono di scatto tipico delle fotocamere reflex). Il funzionamento è banale: la macchina fotografica separa le due fasi del ribaltamento e delle tendine in modo che le vibrazioni indotte dallo specchio hanno il tempo di esaurirsi prima dell’inizio dell’esposizione.
Nei disegni sopra riportati è riportata l’ampiezza delle vibrazioni rapportate al tempo di esposizione selezionato: a sinistra senza il blocco attivato e a destra con quest’ultimo attivo. Come si nota, nel grafico a destra vi è molto meno vibrazione.
Il blocco dello specchio è in grado di aumentare drasticamente la nitidezza per tempi di esposizione paragonabili al tempo di assestamento dello specchio (da circa 1/30 a 2 secondi). D’altra parte, per tempi di esposizione molto più lunghi, questa vibrazione è trascurabile quindi l’MLU non è critico per la maggior parte della fotografia notturna. Attenzione a che tipo di treppiede si usa: se non è perfettamente bilanciato questo andrà ad amplificare la vibrazione indotta dal ribaltamento dello specchio il che porterà ad incrementare il tempo di stabilizzazione fino a circa 8 secondi.
Aspetto delle stelle: le scie
Anche le esposizioni modestamente lunghe possono cominciare a rivelare la rotazione delle stelle nel cielo. Utilizzando una lunghezza focale lunga e fotografando le stelle posizionate lontano dalla stella Polare sarà molto facile catturare il movimento delle stelle. Fate quindi attenzione allo sfondo che usate per le vostre foto: volete le stelle come puntini o come strisce luminose?
Nella foto, a sinistra, abbiamo stelle vicino alla Polare ed il loro movimento è modesto se rapportato alle stelle a destra, molto più lontane dalla stella Polare.
Le lunghezze focali normali (28-50 mm) di solito permettono di catturare un minimo movimento delle stelle su esposizioni dell’ordine di 15-30 secondi. Se si desiderano tracce luminose piuttosto che puntini luminosi, potete allungare i tempi o aumentare la zoom. Infine, per rendere più luminose le stelle potete utilizzare una grande apertura ed maggiore sensibilità ISO (200-400).
Messa a fuoco e profondità di campo
La corretta messa a fuoco è fondamentale durante la notte poiché le piccole aperture sono spesso impraticabili. A complicare ulteriormente la messa a fuoco ci si mette che, durante la notte, raramente c’è né sufficiente luce per eseguire messa a fuoco automatica né abbastanza luminosità del mirino ottico per mettere a fuoco manualmente.
Fortunatamente ci sono diverse soluzioni per risolvere il problema della messa a fuoco nella fotografia notturna. Ad esempio si può provare concentrandosi su punti luminosi posizionati ad una distanza simile a quella del soggetto di interesse.
Ricordate inoltre che il punto di messa a fuoco centrale è più preciso e sensibile rispetto al resto dei punti di messa a fuoco per cui ricordatevi di usarlo per ma messa a fuoco, effettuando successivamente, a messa a fuoco bloccata, la composizione della scena.
Se si desidera usare la messa a fuoco automatica all’infinito, puntate la fotocamera sulla Luna, bloccate l’autofocus e quindi componente la scena. In alternativa, dotatevi di una piccola torcia ed accendetela vicino al soggetto. Effettuate la messa a fuoco e quindi rimuovetela. Se tutti questi approcci sono poco pratici o non praticabili, potete sempre mettere a fuoco usando le distanze riportate sulla lente. Ovviamente attenzione a valutare per bene la distanza dal soggetto, di notte il nostro occhio viene ingannato e le distanze tendono a ridursi.
La fotografia notturna e l’esposizione
Purtroppo la maggior parte degli esposimetri delle fotocamera diventano imprecisi o leggono valori sballati con esposizioni superiori ai 30 secondi. Di solito si può misurare l’esposizione della scena usando un’apertura più larga (in modo che il tempo di esposizione sia inferiore ai 30 secondi), quindi settare i parametri corretti di tempo ed apertura e ricordandosi di ridurre l’esposizione di conseguenza. In alternativa, si può pensare di dotarsi di un misuratore di luce esterno che andrà a risolvere del tutto i problemi di misurazione. Nel caso di fotografie in modalità Bulb, il suggerimento è di dotarsi di un timer esterno che permetterà di “finire” la fotografia in modo che l’esposizione finale sia quella che realmente vogliamo ottenere (al contrario, se procediamo in maniera empirica, rischieremmo di fare tante fotografie a vuoto per individuare il corretto tempo di esposizione).
Ricordate inoltre che le scene notturne che contengono sorgenti di luce artificiale dovrebbero generare quasi sempre istogrammi low-key, altrimenti nelle immagini compariranno delle chiazze di luce e dei riflessi che di certo non ci faranno piacere. Quindi ricordatevi di dare un occhio anche all’istogramma prima di validare o meno una fotografia.
Qual è la corretta esposizione di notte? A differenza del giorno in cui la base è (più o meno) il famoso cartoncino griglio al 18%, non esiste un punto di riferimento per le foto notturne. Si uò sottoesporre al fine di ottenere una foto scura e conservare l’effetto notte oppure sovraesporre in modo da rendere chiara una foto notturna: questione di gusti. Generalmente le fotografie andrebbero scattate esponendo completamente l’immagine e scattando in RAW. In fase di post produzione potrete sempre ridurre l’esposizione senza incrementare il rumore (al contrario, se sottoesponete, non potrete aumentare troppo l’esposizione in quanto aumentereste drasticamente anche il rumore).