I fotografi sono a tutti gli effetti degli artisti visivi. E come tutti gli artisti visivi, ogni qual volta ascoltiamo o leggiamo un riferimento sulla qualità della luce, ci potremmo chiedere: “Che cosa significa esattamente qualità della luce?”
Gli artisti visivi (pittori, scultori, fotografi) possono parlare di luce per ore, giorni, anni… ma non esiste una posizione condivisa ed univoca su ciò cos’è una “buona luce” o una “cattiva luce”. La qualità della luce può significare cose diverse per i diversi fotografi e ha un diverso significato in ogni fase della fotografia, dalla composizione fino al post-processing dell’immagine.
Di luci ce ne sono tantissime. Se vogliamo limitarci alla fotografia di panorama, i fotografi sono sempre alla ricerca di quattro macro categorie di luce, ovvero luce Calda, fredda, dura o morbida.
Fondamentalmente, la luce come è lo strumento fisico necessario e il dispositivo estetico che permette al fotografo di tradurre la visione artistica in una scena in immagine, catturando in pixel ciò che l’artista prova al momento dell’apertura dell’otturatore. Molti fotografi paesaggisti conoscono e possono riconoscere all’istante la luce magica per loro, ma al contempo non sono capaci di descriverla, in quanto particolarmente legata al loro modo di essere, al modo di vedere il mondo, alle sensazioni personali.
Nella creazione di una fotografia di paesaggio, sono due le proprietà fondamentali da tenere in considerazione (e tra loro correlate): la direzionalità e la temperatura del colore. La direzionalità della luce determina la qualità di ombre, contrasto e trame nel paesaggio. Le ombre, a loro volta, sono ciò che crea profondità, forma e dimensione nella scena e possono anche conferire uno stato d’animo ed delle emozioni alla fotografia.
La temperatura del colore, a sua volta sono in grado di definire uno stato d’animo, molto più rispetto a quanto la direzionalità è in grado di fare. Ansia, paura, tranquilità, inquietudine sono solo alcuni degli stati d’animo, delle sensazioni (anche fisiche) che una certa temperatura è in grado di trasmettere all’osservatore. Pensate a un caldo tramonto e a un bianco manto di neve: la prima immagine con il rosso come colore predominante, la seconda con il bianco. Che sensazioni vi generano?
Le ombre ed il contrasto sono uno spunto visivo essenziale per la mente umana nella percezione della forma e della profondità nello spazio tridimensionale. Senza questi segnali visivi, la mente interpreterebbe altrimenti la scena come piatta, cosa non proprio desiderabile dal punto di vista estetico. Ci sono anche delle luci che, nel caso della fotografia di paesaggio, non sono per nulla il massimo: se realizzate uno scatto con una luce bassa, o unidirezionale laterale o diretta, non otterrete un gran bello scatto.
Quindi, il modo in cui il fotografo utilizza la direzione della luce per creare una fotografia è essenziale per creare l’impatto fisico ed emotivo complessivo di un’immagine. Ciò spiega come un determinato fotografo con una determinata visione artistica (o due diversi fotografi con diverse esperienze di vita e visioni artistiche) possa fotografare lo stesso soggetto e realizzare immagini completamente diverse.
Vediamo ora alcuni esempi di luce e la loro applicazione nella realtà
Illuminazione laterale
la sua unidirezionalità crea ombre, trame e forme, oltre a conferire tridimensionalità e umore a una scena:
Prendete l’esempio qui sopra: per quanto sia una fotografia “normale”, ovvero delle persone che corrono, il tipo di luce trasforma del tutto la scena, nascondendo il soggetti e ponendo l’accento sulle ombre proiettate sulla strada.
Illuminazione diretta
L’illuninazione frontale o diretta è un altro esempio di luce che può aiutare a disegnare con le ombre. Si tratta di una luce che si adatta molto bene alle superfici irregolari, quali possono essere le dune di sabbia di un deserto, accentuando contorni e forme, soprattutto quando è bassa.
Nell’immagine qui sopra, è la luce a scolpire le piccole onde dovute dal vento. inoltre, una luce del genere è perfetta per la generazione di silhouette o anche di ombre molto più drammatiche.
Silhouette
Appunto, come detto prima, la silhouette è un’altra lcue che può aiutare non poco a a creare drammaticità in un’immagine, facendo esaltare i sentimenti sull’immagine stessa, che (senza applilcare la sihouette) potrebbe essere semplice e banale.
Allo stesso modo, la prossima foto di una formazione di nuvole al tramonto evoca le stesse emozioni e sensazioni. Il mix di ombre profonde e forti riflessi crea profondità ed emozione, e la retroilluminazione screma la parte inferiore delle nuvole, mentre la superficie dell’oceano crea trame seducenti.
Transucenza
Un altro caso speciale di retroilluminazione comporta la trasmissione della luce attraverso una varietà di superfici/oggetti. Un esempio classico è il caldo e brillante bagliore della luce del sole attraverso il fogliame in autunno. Nonostante la trama e l’illusione della profondità, questa forma di illuminazione in sé e per sé è la caratteristica saliente di tale immagine.
In scala ridotta, come nei primi piani, la traslucenza può anche essere utilizzata in modo creativo per rendere allettante un soggetto altrimenti tradizionale, come illustra la seguente fotografia di un fiore.
Ovviamente, il caso di translucenza più classico è quello realizzato con il sole che filtra attraverso le nuvole, uno dei soggetti più “comuni” ma anche più abile nel dare un senso alla foto e a trasmettere delle sensazioni.
Illuminazione anteriore
Di tutte le qualità della luce, quella anteriore è la più complessa da impiegare. La direzionalità della luce (proveniente da dietro la lente, alle nostre spalle) nasconde le ombre, cosa non proprio desiderabile per un fotografo paesaggistico. La mancanza di ombre fa si che la scena sia più piatta, priva di forma e con poche trame. A parte ciò, ci sono tre scenari in cui l’illuminazione frontale può potenzialmente essere utilizzata per creare una fotografia avvincente. Il primo scenario è dove la luce del sole va ad evidenziare dei particolari, mettendoli in risalto rispetto al resto della scena.
un secondo caso può essere dettato dalla necessità o dalla volontà di fotografare un arcobaleno. In questo caso l’assenza di ombre può aiutare a far risaltare i colori e l’attenzione dell’osservatore sull’arcobaleno stesso.
Il terzo scenario è nuovamente legato alle ombre. La possibilità di avere una luce posteriore può aiutare non poco nel creare giochi immediatamente vicino al fotografo, permettendo alle stesse di poiettarsi in avanti.
Qualità della luce: Luce diffusa
Come potreste aver già sperimentato nelle vostre sessioni fotografiche, l’illuminazione diffusa (in particolare dai cieli nuvolosi), non è tanto visivamente o emotivamente interessante quanto l’illuminazione laterale e il controluce. A causa della natura diffusa di questa illuminazione, molte delle ombre nel paesaggio sono riempite, con conseguente contrasto relativamente basso e un aspetto fisico ed emotivo piatto. Per questi motivi, in genere si tende ad evitare questo tipo di illuminazione nel fotografare paesaggi, a meno che non ci sia qualcosa di strutturalmente insolito o unico nel paesaggio stesso.
Un altro vantaggio potenziale dell’illuminazione diffusa uniforme è nel catturare la brillantezza dei colori nelle piante e nei fiori, in particolare sotto l’illuminazione di cieli luminosi (tra f/5.6 e f/8 di intensità).
Anche le foto di acqua “setosa” (ovvero a lunga esposizione) vengono bene con questo tipo di luce, in quanto l’immagine è priva di riflessi, cosa che potrebbe disturbare l’immagine stessa.
Luce di mezzodì
Come nel caso dell’illuminazione frontale, la qualità della luce del sole di mezzogiorno è sicuramente una delle peggiori. Il problema con questo tipo di illuminazione non unidirezionale è che le ombre proiettate sono relativamente più corte, più brusche, più scure e presentano meno dettagli strutturali rispetto alle ombre più lunghe, più morbide e più dettagliate della luce unidirezionale.
A causa dell’alta posizione del sole nel cielo a metà giornata (in particolare durante i mesi estivi), la luce ad alta intensità, non unidirezionale, potenzialmente “interferisce” con la luce dal cielo (se fosse direzionale, per intenderci). Questa interferenza può diminuire la gamma strutturale delle ombre, riducendo al minimo i loro dettagli. La breve natura delle ombre attenua anche l’aspetto tridimensionale della scena, facendola sembrare relativamente piatta. Viceversa, quando il sole è più basso nel cielo agli estremi del giorno ( cioè all’alba e al tramonto), la luce è più unidirezionale e meno intensa e quindi ci dovrebbe essere meno interferenza tra la luce del sole incidente e il cielo stesso. Questo si traduce in ombre più lunghe che hanno potenzialmente più dettagli e texture (ma qui sfociamo nella foto al tramonto o all’alba).
Un altro svantaggio della luce del sole di mezzogiorno è che la temperatura del colore è più “neutra”, il che significa che è più “bianca”, cosa che non si presta bene esteticamente per la fotografia di paesaggi. Per tutti questi motivi, in genere si tende ad evitare questa qualità della luce per la fotografia di paesaggio. Tuttavia, ci sono una serie di scenari in cui questa qualità della luce può essere desiderabile per la fotografia di paesaggio. Uno scenario potrebbe essere la fotografia architettonica in bianco e nero, in cui il fotografo può utilizzare l’elevato contrasto e le ombre scure per creare fotografie astratte , in particolare se si utilizza la filtrazione dell’obiettivo per bloccare la luce blu. In secondo luogo, per la fotografia di paesaggio la luce del sole di mezzogiorno sotto un cielo limpido può essere utilizzata per catturare i colori blu, verdi e turchesi nell’acqua.
La golden hour
Q
questa è forse una delle qualità della luce più conosciute e apprezzate dai fotografi di paesaggi. Non è necessaria un’introduzione per questa qualità della luce (qui se vi serve), diciamo solo che trovare questa luce è facile: poco dopo l’alba e poco prima del tramonto, anche se la durata di ogni “Ora” può variare a seconda della posizione rispetto all’equatore terrestre. Vicino all’equatore, l’ora d’oro può durare meno di un’ora e, lontano dall’equatore, può durare molto più di un’ora. Questa qualità della luce è ricca di emozioni, estetica e calore. È più bassa di intensità e più diffusa rispetto alla luce del sole di mezzogiorno. Naturalmente, la luce durante la Golden Hour si distingue per l’unidirezionalità che è essenziale per creare lunghe ombre, rivelando trame e conferendo dimensioni a una scena. Vicino all’orizzonte ( cioè all’alba e al tramonto), la luce deve percorrere una distanza maggiore attraverso l’atmosfera: a causa della dispersione selettiva della luce da parte delle molecole di gas nell’atmosfera, le lunghezze d’onda della luce più corte (cioè la luce blu) sono sproporzionatamente “filtrate”, lasciando una percentuale maggiore di luce a lunghezza d’onda più lunga ( cioè luce rossa).
La temperatura del colore
Oltre alla direzionalità della luce, la temperatura del colore come qualità della luce gioca un ruolo fondamentale nel processo di visualizzazione nella fotografia a colori. Indubbiamente, molti fotografi paesaggisti principianti già apprezzano il modo in cui il calore relativo (o la freddezza) di una scena conferisce potenzialmente uno stato d’animo ed emozioni speciali a una fotografia. La temperatura del colore è un’interessante proprietà fisica della luce che definisce la relazione tra la temperatura di una sorgente di radiazioni e il colore della luce emessa dalla sorgente. Nella fotografia digitale a colori, la temperatura del colore della luce è spesso sinonimo di un principio chiamato bilanciamento del bianco .
La temperatura del colore dei raggi solari durante il giorno, ha una bassa temperatura (visivamente calda) all’alba, aumenta gradualmente fino a mezzogiorno (diventa visivamente più fresca, o più neutra) per poi ridiscendere gradualmente verso il tramonto (diventando visivamente più caldo), quindi intensificandosi rapidamente al crepuscolo.
Se la luce disponibile non è l’ideale per soddisfare il fotografo, è possibile manipolare il bilanciamento del bianco per ottenere l’effetto desiderato. Ad esempio, i fotografi possono facilmente (e direttamente) alterare la temperatura del colore della luce prima che entri nell’obiettivo con l’uso di filtri. I fotografi possono anche facilmente modificare la temperatura del colore attraverso i menu della fotocamera digitale.
Quando e quanto un fotografo dovrebbe modificare la temperatura del colore della luce è una decisione altamente individuale che si basa sulla visione artistica del fotografo e sugli obiettivi che il fotografo si è posto. Non c’é giusto o sbagliato.
Conclusioni
Il punto di partenza è che la luce è lo strumento più importante che il fotografo deve maneggiare e padroneggiare in una fotografia. La qualità della luce può essere descritta in modi diversi e non sempre si adatta a categorie ben definite, e c’è sicuramente una sovrapposizione nelle descrizioni. Tuttavia, se si definisce qualità della luce, può certamente avere significati diversi in funzione del fotografo stesso.
La direzionalità della luce esercita una forte influenza su come un fotografo realizza la composizione. La direzionalità della luce, e quindi la qualità delle ombre, serve letteralmente a formare l’immagine nella mente del fotografo e quindi tradurla in un’immagine fisica, con tanto di emozione che il fotografo desidera trasmettere all’osservatore. Non esiste una qualità di luce ideale per tutti i fotografi e per tutti gli scenari. Tutto dipende da ciò che il fotografo desidera costruire e trasmettere.
La temperatura del colore della luce e il suo relativo calore (o freddezza) possono essere ricercati e/o manipolati per ottenere l’effetto desiderato. Analogamente alla direzionalità della luce, il modo in cui questa proprietà viene visualizzata, elaborata e manipolata è al centro del processo creativo e di visualizzazione.
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