Nel precedente articolo abbiamo visto cosa serve per realizzare una camera oscura. Ora è arrivato il momento di vedere come si procede con lo sviluppo di una pellicola in bianco e nero.
La prima cosa che bisogna ricordare è che il processo di sviluppo è direttamente legato alla nostra capacità e alla nostra inventiva/creatività. Nel processo di sviluppo del negativo vi sono parecchi fattori che variano anche drasticamente da fotografo a fotografo e che possono fare la differenza, in bene o in male, sul risultato finale.
In particolare, prima di entrare in camera oscura, ragionate sul tempo di sviluppo. Più è lungo il tempo di sviluppo maggiore sarà il contrasto. Questo perché, nei primi minuti, si sviluppano completamente le ombre (le parti chiare del negativo) mentre le parti chiare tendono a svilupparsi durante l’intero processo (le parti scure del negativo che con il passare del tempo diventano sempre più scure).
L’agitazione del bunker: più energia ci metterete, maggiore sarà il ricambio della soluzione a contatto con la pellicola, con una conseguente maggiore o minore rapidità nel processo. A parità di tempo, un’agitazione più energica andrà ad incrementare il contrasto.
Anche la diluizione del rivelatore è fondamentale: più questi è diluito, maggiore sarà il potere compensante (cioè la capacità di rendere chiari e leggibili i piccoli particolari nelle ombre o nelle luci) e minore sarà il contrasto.
Infine la temperatura del rivelatore: questa dovrà essere inversamente proporzionale al tempo. Minore temperatura del rivelatore significa tempi di sviluppo maggiori, temperature più alte corrispondono a tempi inferiori. Occhio a non esagerare con la temperatura: tempi troppo lunghi (quindi temperature fredde) potrebbero velare con una patina di sostanze chimiche il negativo, tempi troppo corti (temperature calde) potrebbero non permettervi uno sviluppo uniforme. Taratevi sui 20°.
Veniamo ora al procedimento vero e proprio.
Estrazione del rullino dalla macchina fotografica.
Ci sono tre possibili soluzioni: comprare un estrattore (costa pochi euro), rompere l’involucro del rullino fotografico o rivolgersi al Fai Da Te. Estrarre una pellicola è infatti estremamente semplice: basta prendere un mezzo di pellicola sviluppata che non ci serve, attaccare da una parte una striscia di bi-adesivo, inserirla dentro il rullino e “avvitare” quest’ultimo finquando il biadesivo non avrà fatto presa sulla pellicola. A quel punto, tirate fuori la pellicola afferrando il pezzo di pellicola sviluppata ancora fuori ed il gioco è fatto.
Carichiamo la Tank.
Questa è l’operazione più complicata in assoluto in quanto va eseguita nel buio più completo, senza anche la luce rossa classica delle camere oscure. Siate quindi preparati, magari facendo della pratica con pellicole vecchie, da buttare, già sviluppate. Passate alla pellicola da sviluppare solo quando siete sicuri, sempre che non vogliate rovinarla.
Punto 1. Prima di tutto, assicuratevi che tutti i componenti interni della tank e che le vostre mani siano perfettamente asciutti. L’umidità o l’acqua potrebbero rallentare o ostacolare il processo di caricamento.
Punto 2. Prendete la spirale e regolatela per il rullino che volete ospitare.
Punto 3. Tagliate la coda della pellicola. Avete presente la parte iniziale, quella leggermente più stretta della pellicola? Con le forbici tagliatela via assicurandovi però di lasciare un piccolo angolo smussato in alto. E se siete pratici (ricordatevi che lavorate al buio), smussate anche il secondo angolo.
Punto 4. Srotolate un piccolo pezzo della pellicola (3/4 centimetri, non di più se non volete rischiare il primo fotogramma). Inserite il pezzo estratto nella tank fino all’aggancio con le sfere di avanzamento della spirale (a quel punto la spirale farà resistenza).
Punto 5. Avete spento la luce? Se no, fatelo ora. Buio pesto.
Punto 6. Prendete la spirale con le due mani e cominciate a ruotare le due parti delle stessa avanti e indietro, alternativamente. La pellicola avanzerà nella spirale. Occhio a non forzare: se la spirale pone resistenza sfilate la pellicola, anche del tutto se necessario e ricominciate. Alla fine dell’avvolgimento tagliate via il rullino vuoto.
Punto 7. Inserite la spirale nella tank e chiudete il primo coperchio, quello fotosensibile ed il secondo a tenuta di liquido. A questo punto potete riaccendere la luce.
Prepariamo le soluzioni
Ci servono tre provette, varie siringhe ed una caraffa di acqua fredda alla temperatura di 20° miscelate con acqua calda finquando non avrete raggiunto la giusta temperatura. Il mio consiglio è usare acqua distillata raffreddandola o riscaldandola usando un recipiente immerso in acqua calda o fredda. L’acqua distillata eviterà la formazione di calcare sulla pellicola. A proposito, tutte le provette, siringhe, caraffe devono essere pulite ed asciutte prima dell’uso.
Le soluzioni da preparare sono tre: rivelatore, arresto e fissaggio.
Rivelatore. Ci serve per “rivelare” l’immagine sulla pellicola. Il rivelatore, tramite processo chimico, trasforma i sali d’argento dell’emulsione colpiti dalla luce in argento metallico. L’argento in questione si annerirà in funzione della quantità di luce che l’emulsione ha ricevuto in fase di scatto. Normalmente, per preparare la soluzione (la tank riporta il valore necessario) sono sufficienti 400cc di acqua (distillata). Il rivelatore è da dosare in funzione di quanto detto all’inizio dell’articolo. Teoricamente un rapporto 1+50 è un valore medio, quindi nel caso di 400cc di acqua dovremo usare 8cc di rivelatore. Occhio che la soluzione si deteriora in tempi rapidi. Preparate il rivelatore per ultimo, quindi appena prima di versarlo nella tank.
Arresto. La soluzione di arresto, come si comprende dalla parola, arresta il processo di sviluppo innestato dal rivelatore. Preparatela usando di nuovo acqua distillata e la giusta quantità di composto. Nel caso di acido citrico, ne serviranno 10/15mg in 500cc di acqua. Grazie alla soluzione di arresto potrete riutilizzar il fissaggio: la sua funzione è quella, in pratica, di lavare via il rivelatore dalla pellicola. Ricordatevi sempre la temperatura: 20°.
Fissaggio. Per quanto sia possibile riutilizzare il fissaggio un po’ di volte, non eccedete mai pena il deterioramento dell’emulsione. Normalmente, con un buon arresto, 4 o 5 riutilizzi dovrebbe essere il massimo. La soluzione di fissaggio serve ad eliminare dalla pellicola i sali d’argento non colpiti dalla luce e quindi non trasformati in argento metallico. Per quanto riguarda le proporzioni, la regola base è 1+5. Quindi, per 400cc di acqua serviranno 80cc di fissaggio. Occhio come al solito alla temperatura anche se è meno critica di quella del rivelatore.
Sviluppiamo la pellicola
Punto 1. Togliamo il tappo a tenuta di liquido (e solo quello) dalla tank e versiamo il rivelatore fino a giungere all’orlo della tank stessa. Siate veloci. Fate partire quindi il cronometro (il tempo da usare è scritto sulla confezione del rivelatore) appena finita l’operazione, tappate la tank e cominciate ad agitare la stessa per i primi 30 o 60 secondi (secondo quanto riportato ad inizio articolo).
Punto 2. Battiamo con energia la tank sul tavolo in modo da far affiorare verso l’alto eventuali bolle d’aria presenti al suo interno.
Punto 3. Riprendiamo ad agitare la tank seguendo le indicazioni riportate sulla confezione del rivelatore. (potrebbe essere 5 secondi di agitatura ogni 30 e così via). Ripetete di tanto in tanto il punto 2 battendo la tank sul tavolo. Di tanto in tanto, tramite il tappo a tenuta di liquido, inserite il termometro per controllare la temperatura del rivelatore. Se notate scostamenti, leggete nuovamente il flacone del rivelatore: vi dirà come adeguare il tempo (più o meno tempo) rispetto alla variazione di temperatura (ad esempio 30 secondi meno se la temperatura è salita di 0,5 gradi).
Punto 4. A cinque (dipende dalla vostra abilità) secondi prima dello scadere del tempo, svuotate la tank dal rivelatore e allo scadere del tempo inserite la soluzione di arresto.
Punto 5. Agitate per 30 o 60 secondi in modo continuo. Quindi svuotate nuovamente la tank.
Punto 6. Inserite la soluzione di fissaggio ed agitate nuovamente per 30 o 60 secondi. Il tempo necessario per il fissaggio è nuovamente riportato sulla confezione del prodotto ma, considerando che non fa male, aggiungete un po’ di tempo in più. Normalmente il tempo dovrebbe essere di 5 minuti, non abbiate timore di aspettare fino a 7 minuti prima di svuotare la tank.
Punto 7. Aprite la tank. Oramai la pellicola è fissata e non avrete più problemi con la luce.
Pre lavaggio e Lavaggio della pellicola.
Questo passo è molto importante per la conservazione dei negativi: dobbiamo togliere ogni residuo chimico. Il lavaggio, che può essere effettuato con acqua corrente o con acqua demineralizzata (distillata), deve durare almeno 15 minuti. L’acqua deve essere sempre alla temperatura di 20°.
Il Pre lavaggio è utile per eliminare gran parte dei residui. Riempite per metà la tank e ribaltatela 4 o 5 volte. Svuotatela e riempitela nuovamente a metà. Ribaltatela una decina di volte e svuotatela di nuovo.
Quindi passiamo al lavaggio. Coprite completamente la spirale con acqua (distillata). Tappate la tank e agitate con forza per un 30 secondi. Svuotatela, riempitela di nuovo ed aggiungete un paio di gocce di imbibente (serve a ridurre la tensione superficiale delle gocce che quindi scivoleranno via dalla pellicola con maggior facilità). Non agitate (l’imbibente potrebbe generare schiuma) ma agitate “a spirale” per pochi secondi (questo secondo bagno serve ad evitare i residui di acqua, quindi deve essere breve). Svuotate la tank, tirate fuori la spirale e quindi estraete da essa la pellicola fotografica facendo attenzione che non tocchi nulla che possa contaminarla (il piano di appoggio deve essere quasi asettico).
Asciugatura.
Premetto che la pellicola fissata è particolarmente morbida e delicata. Quindi riponete la massima attenzione quando la maneggiate. Le pellicole vanno appese, come fossero dei panni, su di un qualche supporto (un filo di nylon per esempio o comunque plastico). Usate mollette di plastica, piccole possibilmente, per questa operazione. La plastica, rispetto al legno, non corre il rischio di rilasciare pezzettini che potrebbero attaccarsi sulla pellicola. Mettete delle mollette anche in fondo alla pellicola in modo che rimanga diritta (tende ad arricciarsi).
Il processo di asciugatura dura in media 6 o 8 ore. Quindi assicuratevi che la camera di asciugatura non venga “contaminata” nel frattempo. Evitate che ci siano finestre o spifferi d’aria: questi muoverebbero la polvere con danni alle pellicole. Alcuni fotografi usano il box doccia come essiccatoio, dopo aver fatto l”effetto bagno turco” al suo interno: se fate scorrere acqua calda genererete vapore. Il vapore “cattura” le particelle di polvere sospese depositandole a terra al calare della temperatura.
Una volta terminata l’asciugatura, arriva il momento del taglio della pellicola. Di norma (dipende dai raccoglitori che avete) ogni pezzo di pellicola contiene 5 fotogrammi.