La giusta lunghezza focale di un obiettivo per una buona prospettiva nei ritratti è argomento di discussione sin dai primi giorni della fotografia. Eppure molto spesso ci si dimentica che non è la lunghezza focale a fornire il controllo della prospettiva quanto la distanza tra il soggetto e la fotocamera.
Se si fotografa troppo vicino al soggetto si ottiene una distorsione dell’immagine, una distorsione che viene, per esempio, amplificata dagli obiettivi fisheye. Per fare un esempio, quando si scatta una foto troppo da vicino e si focalizza sugli occhi del soggetto, la dimensione del naso sarà esagerata mentre e la dimensione delle orecchie sarà al contrario molto ridotta. I soggetti si sentono spesso a disagio se il fotografo si avvicina troppo e invade il loro spazio personale.
Il problema delle distorsioni è tanto maggiore quanto minore è la lunghezza focale. Considerando che in uno studio fotografico le distanze sono spesso ridotte a causa delle dimensioni della stanza, non si dovrebbe mai utilizzare un obiettivo con lunghezza focale inferiore a 50mm (o equivalente sulle half frame).
Ovviamente la soluzione non è porsi lontano dal soggetto in quanto, maggiore è la distanza dal nostro modello o modella, maggiore è la distorsione di compressione (il soggetto e lo sfondo tendono a essere sullo stesso livello) e maggiore è la piattezza dell’immagine ottenuta. La distorsione di compressione è sicuramente meglio della distorsione di cui prima, ma può diventare un problema, soprattutto nell’ambito di scatti professionali.
Normalmente la giusta distanza dalla quale scattare è quella che tipicamente vi è tra due persone che parlano, ovvero tra i 3 ed i 5 metri. Quando scattiamo a questa distanza (senza entrare nel merito dell’obiettivo), diamo all’immagine una prospettiva familiare, un rapporto tra le parti del viso che conosciamo bene e l’intera immagine sembrerà più armonica. Il problema è quindi allestire uno studio fotografico che sia in grado di permettere queste distanze. Senza contare l’eventuale spazio alle spalle del soggetto per fondali e luci.
L’utilizzo di obiettivi a lunghezza focale più spinti dei 50mm di cui sopra è, inoltre, una pratica molto spesso usata dai fotografi per controllare la profondità di campo o la dimensione della scena da fotografare. Molti fotografi usano lenti con lunghezza focale di 200 mm, 300 mm o anche 500 mm per la ritrattistica / glamour, fotografando da distanze decisamente superiori ai 5 metri L’uso di questi obiettivi introduce però due problemi: la distorsione di compressione aumenta e lo spazio necessario in uno studio fotografico potrebbe essere ben più di quello realmente a disposizione
Di seguito una comoda tabella nella quale potrete trovare la dimensione dei soggetti per riempire tutta la scena, in funzione della lunghezza focale in uso (per macchine fotografiche half frame e full frame). L’ipotesi base è che il fotografo è posizionato a circa 5 metri dal soggetto.
Lunghezza focale Half frame Full frame
35mm 2.7m 4.5m
50mm 2m 3m
70mm 1.3m 2m
85mm 1m 1.5m
105mm 90cm 1.3m
135mm 70cm 1m
200mm 45cm 70cm
300mm 30cm 50cm
400mm 20cm 35cm
500mm 18cm 30cm
Nel caso in cui si abbia a disposizione uno spazio limitato, è possibile usare una distanza inferiore e le misure di cui sopra in proporzione. Ad esempio la lente da 35mm permette di fotografare a figura intera un soggetto alto 2.7metri da 5 metri di distanza, ovvero di 1.3 da 2.5 metri di distanza. L’uso di una lunghezza focale ridotta, quindi, permette l’uso di studi fotografici più piccolini, ma ovviamente fate molta attenzione alla distorsione grandangolare che potrebbe comparire se vi avvicinate troppo al vostro soggetto.
Una considerazione importante nello scegliere un obiettivo per ritratti è l’apertura. La dimensione massima dell’apertura a disposizione o in uso andrà ad impattare direttamente sia la lunghezza focale che la capacità di messa a fuoco
Un obiettivo con apertura massima di f/4.5 può avere difficoltà di messa a fuoco se le luci stroboscopiche in uso dello studio sono lampade a basso “wattaggio”. Ad esempio, usando una Canon 7D, la messa a fuoco automatica di un Tamron SP AF28-75mm F/2.8 XR Di funzionerà senza problemi con un’illuminazione da 60W, al contrario di un obiettivo Canon EF-S 18 -135mm f/3.5-5.6 IS che non riuscirà a focalizzare.
Quando scegliete le lenti e l’apertura per il servizio fotografico, ricordate che le lenti danno il loro meglio non alla massima apertura (anzi, i problemi di diffrazione sono non trascurabili) bensì a circa 2 stop da quest’ultima. L’utilizzo di un’apertura superiore alla minima andrà ad impattare sulla luce necessaria nello studio fotografico: dimensionate le luci in modo tale che non creino problemi ad aperture inferiori.
Va inoltre ricordato che il problema della diffrazione è legato anche al numero di pixel del sensore fotografico in uso: maggiore è il numero di pixel, minore sarà il valore dell’apertura utilizzabile. Una semplice tabella che spiega questo rapporto è riportata qui di seguito (per un sensore full frame da 35mm): al di sotto del valore riportato la diffrazione comincia ad essere visibile. Ovviamente ciò non significa che potrete utilizzare QUEL tipo di apertura ma semplicemente che, al netto della lente (per cui vale sempre l’uso di 2 stop in meno dall’apertura massima), potete teoricamente raggiungere quell’apertura.
Megapixel | Apertura Minima |
10Mpx | f/17.4 |
15Mpx | f/14.2 |
20Mpx | f/12.3 |
25Mpx | f/11 |
30MPx | f/10.1 |
35Mpx | f/9.3 |
40Mpx | f/8.7 |
45Mpx | f/8.2 |
50Mpx | f/7.8 |
Obiettivi da studio fotografico:Prime o zoom
Le lenti “prime” (o meglio a focale fissa) di alta qualità producono immagini più nitide rispetto agli obiettivi zoom. Gli obiettivi zoom di qualità, tuttavia, produrranno immagini di una qualità decisamente sufficiente per quasi tutti i livelli di fotografia, eccezion fatta per i veri puristi.
Gli obiettivi zoom offrono diversi vantaggi rispetto alle lenti a focale fissa. Un paio di obiettivi zoom di alta qualità sono in grado di coprire l’intera gamma da 24-28mm a 200 mm, riducendo così la necessità di cambio obiettivi. Gli obiettivi zoom riducono anche la necessità per il fotografo di avvicinarsi ulteriormente al soggetto rispetto alle lenti prime, cosa da non sottovalutare.
Bisogna fare comunque due precisazioni: gli obiettivi zoom tendono a ottenere migliori prestazioni nel mezzo della loro gamma focale rispetto agli estremi e la loro luminosità è spesso inferiore a quello delle lenti a focale fissa (ci sono meno elementi, quindi passa più luce). Inoltre le lenti a lunghezza focale costante sono generalmente di migliore qualità rispetto a quelle a lunghezza focale variabile: a incidere è il processo produttivo, gli elementi che si muovono e le scelte di compromesso che spesso sono effettuate per coprire un determinato range focale.
Nell’ambito di uno studio fotografico, il mio consiglio è quello di dotarsi, se il proprio budget lo permette, di un doppio set di obiettivi: alcuni a lunghezza focale variabile (zoom) ed altri a lunghezza focale fissa.
Per quanto riguarda i modelli da utilizzare, fate riferimento alla tabella di cui sopra (dipende dallo spazio a vostra disposizione). Il consiglio è usare obiettivi a focale fissa e privi di stabilizzatore (specie se usate dei cavalletti). E ricordate: un buon obiettivo NON costa poco. Inoltre, orientatevi verso i grandi nomi: Nikkor e Canon, per quanto costosi, sono tra i migliori per le rispettive fotocamere.
Obiettivi da studio fotografico: Profondità di campo
La profondità di campo è uno strumento molto importante per dirigere l’attenzione degli spettatori nelle immagini scattate. La profondità di campo ad una data distanza tra soggetto e fotocamera viene impattata da tre cose: Le dimensioni del sensore, il diaframma, la lunghezza focale della lente. Possiamo affermare ciò:
- Più grande è il sensore, minore è la profondità di campo per una data apertura, lunghezza focale e distanza soggetto/fotocamera.
- Più grande è l’apertura, profondità di campo si avrà per una data dimensione del sensore, lunghezza focale e distanza soggetto/fotocamera.
- Più lunga è la lunghezza focale, minore è la profondità di campo per una data dimensione del sensore, l’apertura e la distanza soggetto/fotocamera.
Per meglio comprendere la profondità di campo che potete ottenere in funzione della vostra attrezzatura, vi suggerisco di dare un occhio al nostro tool per il calcolo della profondità di campo.
Se si desidera conservare una data profondità di campo all’aumentare della lunghezza focale dell’obiettivo, dovrete utilizzare aperture più piccole. Questo significa di conseguenza aumentare il valore ISO e/o la potenza delle luci dello studio per mantenere la corretta esposizione. Ciò significa che, in fase di progettazione dello studio fotografico, dovete sovradimensionare l’illuminazione per non essere costretti ad incrementare ISO (e quindi il rumore) o a rinunciare ad una data profondità di campo.