Sally Mann è una fotografa americana, i cui soggetti ed il cui stile sono sempre stati al centro di parecchie critiche e polemiche. Le immagini catturate da Sally sono avvolte da un alone d’inquieta bellezza, di profondità oscura e misteriosa che lascia affascinato ma anche perplesso chi le osserva. Il motivo di tali sensazioni, spesso contrastanti, è da ricercarsi nel fatto che le opere di questa fotografa statunitense sono sempre in bilico: mai del tutto allegre nonostante gli scenari lo suggeriscano e mai del tutto opprimenti, nonostante le espressioni imbronciate o concentrate dei suoi soggetti.
Sally Mann sceglie per lo più come soggetti i bambini ed in particolare i suoi figli, senza disdegnare comunque le famiglie di varie estrazioni sociali, il marito, le ragazze adolescenti e per un certo periodo i paesaggi naturali. Non si tratta di un caso: questa talentuosa fotografa si prefigge infatti come obiettivo il ritrarre soprattutto i legami familiari ed il passaggio dall’infanzia all’età adulta, nonché il legame fra l’uomo e la natura.
Nelle fotografie di Sally ci sono delle dicotomie ricorrenti ben visibili: il legame fra la vita e la morte, l’innocenza e la sensualità, le speranze e le paure, i costrutti sociali e la natura. La natura, in particolare, è molto presente: sia nella nudità dei soggetti, che per certi versi può considerarsi metaforica, sia come scenario selvaggio ed incontaminato, quasi surreale.
Fra i temi approfonditi da Sally Mann sono molto evidenti la morte ed il tempo. La morte, messa in scena come metafora dell’abbandono dell’infanzia ma anche come esorcizzazione poiché atavica nemica di tutti i genitori ed infine il legame fra terra e morte, con i ritratti di scenari di decomposizione in contesti naturali. Il tempo è una costante, che si tratti di morte o di malattia o della crescita dei figli, Sally riesce a dargli un senso, a fermarlo ed ad immortalarne il passaggio.
Tutto questo viene catturato con uno stile onirico, gotico, immediato, talvolta realista talvolta surreale, con una certa dose di lirismo e velata spiritualità. Il linguaggio fotografico monocromatico conferisce solennità ed eleganza, nonché ancor più profondità alle sue opere; mentre la tecnica del collodio umido conferisce ancor più malinconia e nostalgia ai momenti impressi da Sally.
Sally Munger, è nata l’1 Maggio 1951 a Lexington in una famiglia benestante ed in un clima in cui sono fortemente radicate le tradizioni contadine. Sua madre, Elizabeth, di professione era una bibliotecaria mentre suo padre, Robert, un medico generico. Da quest’ultimo Sally ha ereditato il contatto diretto con le persone ed il forte legame con le famiglie che divengono fra i soggetti principali dei suoi ritratti.
Fin da piccola Sally è stata incoraggiata a mostrare il suo talento per la fotografia ed il suo primo soggetto è stato un compagno di classe nudo.
I suoi studi si sono svolti principalmente nella Putney School, dove si è diplomata (1969) e poi al Bennington College, al Friends World College, al Hollins College dove infine ha conseguito un master in scrittura creativa terminando gli studi nel 1975. Nel mentre ha conosciuto Larry Mann, un avvocato molto dedito al lavoro, divenuto poi suo marito.
Sally ha sviluppato la passione per i cavalli da corsa e per la fotografia. Il suo primo lavoro nell’ambito della fotografia risale al 1976 in qualità di aiuto fotografa alla Washington and Lee University. L’anno successivo ha avuto modo di organizzare la sua prima mostra alla Corcoran Gallery of Art di Washington, dove ha esposto opere che ritraggono l’edificazione della nuova Lewis Law Library. Verso la fine degli anni settanta è nato il suo primo figlio: Emmet. Nel 1981 è venuta alla luce la secondogenita, Jessie.
Nella prima metà degli anni ottanta Sally Mann ha pubblicato il suo primo libro: Second Light in cui sono raggruppate le foto della sua prima mostra. Più o meno nello stesso periodo (1985), Sally ha dato alla luce anche la sua terza ed ultima figlia, Virginia.
Una delle mostre che ha suscitato le prime feroci critiche è stata“At Twelve” (1988) in cui Sally ha messo al centro della sua arte le ragazze adolescenti mostrandone i cambiamenti fisici, la maturazione, le inquietudini e le speranze. Ma la vera opera che ha scatenato un vero e proprio pandemonio di critiche e polemiche è stata “Immediate Family” (1992) in cui Sally ha mostrato i suoi figli, in bilico fra infanzia ed adolescenza, per lo più nudi e ritratti in contesti naturali e familiari. La società “perbenista” e “benpensante” le si è rivoltata contro additandola come madre snaturata, una madre che espone i suoi figli piuttosto che proteggerli, sfruttandoli per tornaconto personale. Proprio queste polemiche hanno inciso anche sulla data di pubblicazione del lavoro Immediate Family che avrebbe dovuto essere originariamente pubblicato ed esposto nel ’91 e non l’anno successivo come invece accadde.
A metà degli anni novanta, Sally ha scoperto la tecnica del collodio umido e ha pubblicato il suo quarto libro “Still Time”, una summa dei suoi precedenti lavori (1994). Lo stesso anno è stato pubblicato anche il primo documentario sulla sua vita, “Blood Ties”, girato da Steve Cantor.
Il nuovo millennio si è aperto con la pubblicazione, per la seconda volta ( la prima infatti risale al 1992), di un ritratto familiare di Sally ed i figli sul New York Times Magazine.
Un nuovo libro, il quinto, ha visto la luce nel 2003: “What Remains”. I soggetti di quest’opera hanno molto a che vedere con la decadenza, la decomposizione ed il legame fra morte e natura. Il sesto libro è quindi stato pubblicato due anni dopo, con numerose foto in bianco e nero di vari lavori svolti fra il ’92 ed il 2004.
Nel 2006 ha visto la luce secondo film documentario di Steve Cantor stavolta dal titolo “What Remains”. Nello stesso anno Sally ha subito un incidente mentre stava cavalcando (l’animale fu colto da un aneurisma) che le ha provocato un forte shock, shock che Sally Mann ha tentato di superare tuffandosi a capofitto in un nuovo lavoro, esposto poi nel 2010 nel museo delle Belle arti della Virginia.
Nel 2012 le foto di “What Remains” sono state riproposte nel Fotografiska Museum di Stoccolma.
Attualmente Sally Mann vive in una grande fattoria con il marito Larry, affetto da distrofia muscolare, che è il soggetto del suo nuovo lavoro “Proud Flesh”.
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