Sergio Larrain è uno dei più controversi e significativi fotografi del XX secolo, nonché autore cileno di un importante lascito artistico che ha influenzato generazioni di artisti.
Larrain ha una personalità a dir poco complessa e contraddittoria che per buona parte si riflette nella sua arte: dalle sue opere traspare la sensibilità, la spiritualità, la melanconia, l’amore per l’osservazione del mondo che fa emergere un’elevata coscienza sociale, che a sua volta nasconde angustia, ossessioni ed anche paranoie ciò lo si evince dal modo in cui lavora alle sue opere, meticoloso fin nei minimi dettagli ma anche dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto.
Sergio Larrain ha votato la sua intera vita alla salvaguardia ed alla salvezza del mondo, prima attraverso la fotografia e poi abbandonandola.Per questo incredibile autore, la fotografia non è mai stata un dovere o un lavoro, ma piuttosto uno stato di grazia, in cui l’uomo che ama la vita riesce ad immortalarne l’attimo fuggente. Per lui la fotografia è paragonabile ad un viaggio, è una ricerca, una scoperta, un render tangibile ciò che ci è lontano, ciò che i nostri occhi non riescono completamente a permeare e dunque un modo per imparare a vedere sul serio quello che ci circonda.
Dagli scatti di Sergio, che ha soprattutto fra i soggetti il paese, i bambini e la vita popolana, si evince un’interessante studio fra luci ed ombre, la prima colpisce particolarmente: è sempre vivida e presente, contribuisce a creare la poesia dell’immagine miscelandosi a quel velo impalpabile di solitudine e decadenza che è tipico delle sue opere.
Larrain non ha mai fatto mistero del fatto che le sue opere siano frutto della spontaneità e che il suo unico criterio sia stato il suo gusto personale senza alcun preconcetto, solo uno sguardo genuino tendente all’infinito, desideroso di racchiudere l’esistenza per condividerla con altri. Questo è per Sergio Larrain la fotografia, non un esaltazione di se stessi e del proprio talento ma una condivisione.
Quarto di cinque figli, Sergio Larrain nacque il 1931 a Santiago del Cile in una famiglia benestante, socialmente inserita e culturalmente elevata. Il padre, Sergio Larrain Garcia-Moreno, si occupò di architettura ma si interessò anche di musei, tant’è che fondò la prima esposizione pubblica d’arte cilena del periodo precolombiano. La sorella Luz Larrain, successivamente alla scomparsa del fratello, rivelò che l’ambiente in cui sono cresciuti aveva molto poco in comune con la vita familiare con una casa sempre pronta ad ospitare personaggi famosi ed i genitori troppo impegnati a far vita sociale piuttosto che a crescere i figli. Sergio così si ritrovò molto spesso solo a vagabondare, ammirando chi vive con poco e niente, interessandosi di ecologia e di spiritualità. La sua più grande aspirazione, in quel periodo, fu quella di diventare prete, aspirazione che comunque crebbe di pari passo con la fotografia.
Nel suo iter scolastico, Sergio frequentò la facoltà di ingegneria forestale all’Università di Berkeley (1948) e poi l’Università del Michigan. Il suo primo scatto risale al 1949 quando immortalò dei bambini che vivevano sotto un ponte del fiume Mapocho (Santiago del Chile). Questa immagine fu l’inizio del percorso nel mondo della fotografia di Sergio Larrain che abbandonò gli studi per dedicarsi alla fotografia stessa, acquistando in quello stesso anno la sua prima Leica. Iniziarono anche i viaggi che lo portano in giro per il mondo: otto mesi che lo portarono in parecchie località europee ed Arabe.
Larrain Tornò in Cile nel 1951 ed intraprese seriamente la carriera di fotografo costruendosi da solo, a casa, un piccolo laboratorio in cui sviluppò da sé le foto. Nel 1953 Sergio si mise nuovamente in viaggio verso il Brasile dove venne assunto dalla rivista brasiliana O Cruzeiro, un’esperienza che comunque non durò a lungo, soprattutto per la vincita di una borsa di studio del British Council che lo portò a trasferirsi a Londra.
Nel 1955 ritornò a casa e si trasferì in un paese molto amato: Valparaiso. Da qui inviò le sue foto al MOMA di New York (1956) ed Edward Steichen, il direttore, rimanendone molto colpito, ne acquistò due. L’anno seguente alla fotografia s’intervallò un periodo di creatività musicale dovuto alla relazione con la cantante Violetta Parra, una passione che si è sempre trascinato sin dall’infanzia.
La svolta definitiva della carriera fotografica per Larrain arrivò fra il 1959 ed 1961 quando incontrò Cartier-Bresson a Parigi, che lo invitò a far parte della Magnum. Per potervi entrare Sergio dovette sottoporsi ad una specie di noviziato che lo portò a fare degli interessanti viaggi per reportage molto forti e talvolta rischiosi. Si ritrovò in Sicilia, dove ebbe il compito di fotografare il boss latitante Giuseppe Russo, fu inviato al matrimonio dello Shah di Persia e documentò la cattura dei combattenti nella guerra dell’Argelia, pubblicate poi dal New York Times e da Life. Entrò definitivamente alla Magnum nel 1961, grazie alla quale conobbe Pablo Neruda.
Negli anni 60, Sergio conobbe la sua prima moglie, Francisca Bressoud, dalla quale ha una figlia (Gregoria). Sono anche gli anni in cui, fortemente ossessionato dalla spiritualità, si avvicinò all’induismo. Pubblicò un’altra opera “El rectangulo en la Mano” (1963) seguita tre anni dopo da Una Casa en la Arena a cui collaborò anche Pablo Neruda.
Nel 1970 Sergio Larrain abbandonò definitivamente la fotografia. Conobbe la seconda moglie, Paz Huneeus, dalla quale ebbe il secondo figlio Ao, nome successivamente cambiato dallo stesso in Juan Josè. Lo stesso Juan, anni dopo, descrisse il padre Sergio come un padre difficile, apprensivo, fanatico, che lo obbligava a meditare e a stare quanto più possibile lontano dal mondo. Particolarmente ossessionato dalla salvezza del mondo, Sergio entrò a far parte del movimento esoterico Arica (1972).
Negli anni a seguire visse in isolamento fra Ovalle e Tulahuen dove tenne corsi di yoga e insegnò alle persone ciò che è davvero importante nella vita. In questo lasso di tempo, Sergio si dedicò anche alla pittura, alla scrittura ed alla contemplazione.
Negli anni novanta uscirono due suoi libri: Valparaiso (con i testi di Pablo Neruda) e Londres. Venne inoltre organizzata una mostra presso l’Istituto Valenciano di arte moderna (in Spagna).
Sergio Larrain, il 7 Febbraio del 2012, ad Ovalle ed all’età d’ottantuno anni, morì circondato dai familiari.