Da sempre fotografia e animazione sono legate da un indissolubile rapporto. Se ci pensiamo per un attimo infatti, la prima forma di animazione, ovvero i cartoni animati della prima metà del 900 altro non sono che una serie di immagini disegnate in sequenza veloce. Potremmo quindi considerarle come una sorta di fotografie immaginarie che si susseguono per dare vita alla magia dell’animazione.
Eppure il connubio tra queste due forme d’arte è diventato sempre più forte negli anni, migliorandosi e perfezionandosi, arrivando fino a fondersi totalmente con la pratica dello stop motion. Per questo motivo moltissimi fotografi professionisti hanno deciso di cimentarsi nell’animazione professionale, diventando esperti delle tecniche cinematografiche utilizzate per film come Nightmare Before Christmas, La Sposa Cadavere, Galline in Fuga…ma anche King Kong del 1933!
Lo stop motion viene utilizzato anche per animare moltissimi contenuti online a cui non penseremmo neanche: si va dalle GIF che tanto vanno di moda sui social fino ad arrivare ai contenuti presenti sui bookmakers, tipo il Blackjack Online e le Slot Machines delle piattaforme di scommessa.
Cosa è lo stop motion e come si realizza?
Lo stop motion (o passo-uno in italiano) è una tecnica utilizzata per brevi animazioni, cortometraggi e lungometraggi in cui l’animazione è realizzata fotografando la scena ricreando i movimenti fotogramma per fotogramma. Significa in poche parole che bisognerà modificare manualmente le pose, le espressioni ed i movimenti dei personaggi (e dello sfondo) innumerevoli volte per avere una sequenza animata di circa un minuto.
Proiettando tutti i fotogrammi in sequenza, con gli oggetti adeguatamente mossi e fotografati, si ricrea l’illusione del movimento, con l’effetto scenico proprio della stop motion, divenuta una cifra artistica incredibilmente ricercata sia da professionisti in vena di sperimentare sia dal pubblico, molto ricettivo ed affezionato a questo tipo di tecnica.
Per poter vivere lo switch tra fotografo ed operatore slow-motion però bisogna considerare una grandissima dose di pazienza e dedizione al lavoro: per ogni secondo di animazione infatti saranno necessarie 24 fotografie, ognuna di esse pressochè identica se non per impercettibili movimenti e pose da realizzare con perizia!
Facendo un semplice conto, per realizzare un minuto di animazione in stop motion occorreranno 1440 fotografie, mentre un’ora di film prevede 86400 foto…quasi tutte simili tra loro, ma estremamente complesse e dettagliate.
Moltissimi film di animazione, cartoni animati e pubblicità vengono realizzati utilizzando esclusivamente la tecnica stop motion. Altri ancora vedono il connubio tra diverse metodologie, come l’animazione computerizzata, effetti speciali digitali e fotografie in sequenza. Per esempio alcuni cortometraggi con gli iconici mattoncini Lego sono stati realizzati mixando diverse tecniche, al fine di ottenere risultati incredibilmente realistici.
Le tecniche differenti per realizzare animazioni in stop motion
La stop motion può assumere nomi diversi, dipendentemente dalla tecnica utilizzata per i fotogrammi ed i materiali per realizzare protagonisti ed oggetti. Se prendiamo ad esempio un classico dell’animazione come Pingu, la tecnica di realizzazione viene denominata “claymation”, in quanto gli oggetti vengono creati con plastilina, animata manualmente ricreando ogni movimento con molta pazienza (e delicatezza). Il cut out invece viene utilizzato spessissimo per la realizzazione di spot televisivi e video brevi: consiste in un vero e proprio collage animato tramite l’uso di oggetti comuni.
La forma di stop motion più conosciuta ed amata dal grande pubblico (ad esempio con The Nightmare Before Christmas) è chiamata “puppet animation” e consiste nell’animare puppets (marionette o pupazzi) con un’armatura rigida – solitamente fil di ferro o simili – così da mantenerli in posa per ogni movimento.
Ciò permette di ricreare mosse incredibilmente realistiche, avendo il controllo delle giunture per assumere la posizione corretta. Questa tecnica comprende anche l’utilizzo di veri e propri modellini in scala – alberi, case, montagne etc. per ricreare le ambientazioni in cui i protagonisti agiscono.