William Klein è uno dei padri della fotografia di strada ed è conosciuto soprattutto per il suo approccio ironico e rivoluzionario al cinema ed alla fotografia. Anche se Klein fu autodidatta, usò una vasta quantità di nuove tecniche all’interno dei suoi lavori, incentrati in particolare sul fotogiornalismo e la fotografia di moda, settori nei quali produsse i suoi inimitabili diari di fotografia nelle città di tutto il mondo. Moltissime delle sue fotografie furono pubblicate dalla rivista Vogue (molte delle più memorabili) del cui direttore, Alexander Liberman, fu amico.
William Klein nacque a New York il 19 aprile 1928. I suoi genitori erano i figli di immigrati ebrei ungheresi. Crebbe in un quartiere irlandese dove fu costretto a vivere l’antisemitismo che lo portò ad alienarsi dai suoi coetanei ed a collezionare un altissimo numero di assenze da scuola a cui preferiva il MoMA (Museum of Modern Art) .
A quattordici anni ( tre anni prima dei suoi compagni) si diplomò alla High School per andare a studiare sociologia presso il City College di New York. A diciotto anni si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti dove rimase per due anni e fu inviato in Germania e in Francia. Lasciato l’esercito, rimase in Francia e nel 1948 si trasferì a Parigi dove si iscrisse alla Sorbona per studiare storia dell’arte.
L’anno successivo studiò pittura sotto Fernand Leger la cui influenza è molto evidente nel lavoro di Klein . Leger incoraggiò i suoi studenti a non conformarsi alle norme ma piuttosto a ribellarsi alle regole stabilite nell’arte e lavorare in strada invece che in uno studio fotografico. Leger consigliò ai suoi studenti di lavorare come se loro stessi fossero gli artisti del Rinascimento Italiano ed a a diventare un tutt’uno con la città e di collaborare con architetti.
Nel 1952 Klein tenne due mostre personali a Milano dove collaborò con l’architetto Angelo Mangiarotti . Fu attraverso queste mostre che mosse i primi passi nella carriera di fotografo. Incontrò e divenne amico di Alexander Liberman , art director di Vogue, con il quale condivise un profondo interesse per la scultura cinetica. Liberman fu molto colpito dalla mostra di Klein ed in particolare dalle sue fotografie tanto da invitarlo a rientrare a New York .
Nel 1954 Klein accolse l’invito di Liberman e rientrò nella sua città natale dove parlò a Lieberman della sua idea di realizzare un diario fotografico della Grande Mela, idea che fu non solo accolta con interesse da Lieberman ma che fu anche finanziata dallo stesso. Dopo otto mesi di lavoro, Klein completò il suo lavoro anche se le fotografie non furono mai pubblicate su Vogue: per quanto Liberman apprezzò il lavoro, le fotografie davano una visione cruda e volgare della città, troppo distante dai canoni della rivista. Nonostante ciò e nonostante la sua totale mancanza di esperienza nel settore, Liberman offrì a Klein un lavoro come fotografo di moda per la stessa rivista.
Non scoraggiato dal diniego di Liberman, Klien portò il suo Il Diario di New York a Parigi dove venne pubblicato da Editions du Seuil con il nome di Life is Good & Good for You in New York . Nel 1956 , un anno dopo la pubblicazione , Klein fu insignito del Premio Prix Nadar, nonostante la sua mancanza di formazione e le tantissime polemiche relative alle fotografie contenute nel diario.
Klien produsse altri tre libri: Roma ( 1958), Mosca (1959-1961) e Tokyo (1961). Klein continuò, nel contempo, a lavorare per Vogue e, fedele al suo stile non convenzionale, preferì fotografare i modelli fuori dallo studio e per strada. Klien, a dire il vero, non è mai stato particolarmente interessato alla moda stessa e quindi usò il suo tempo trascorso al soldo di Vogue per studiare come e cosa le nuove tecniche fotografiche avrebbero potuto introdurre nel mondo della moda. La sua fotografia di moda di Klien è proprio per questo innovativa e molto diversa da quanto realizzato dai suoi contemporanei ad esempio introdusse l’utilizzo di un obiettivo grandangolare, qualcosa che era ritenuta una sorta di “eresia”.
Tra il 1965 e gli inizi del 1980, Klein passò dalla fotografia alla pellicola e produsse vari documentari e spot televisivi (oltre 250, compresi alcuni per la Citroen e la Fiat). Nel 1980, Klein tornò alla fotografia ancora una volta e si aggiudicò il premio Hasselblad nel 1990. Durante il 1990, iniziò la realizzazione di un’opera d’arte a tecnica mista, unendo la fotografia alla pittura.
Kleinfu nominato tra i 30 fotografi più importanti nella storia da parte della Giuria Internazionale del Photokina nel 1963. Buona parte del suo lavoro è attualmente proprietà del Museum of Modern Art di New York , delCentre Pompidou di Parigi e delVictoria and Albert Museum di Londra (tre dei musei dove ha realizzato le sue mostre più importanti).
Le sue fotografie di Klien nell’ambito della moda sono caratterizzate da luce naturale, ad alto contrasto, da sfocatura di movimento, dall’allungamento e dalla distorsione delle forme dovute al suo utilizzo di obiettivi grandangolari per i primi piani, dalla sovraesposizione con flash e dall’uso di pellicola ad alta grana. Klein decise di re-inventare le norme alla base della fotografia, scuotendo questo mondo dalle sue fondamenta. Praticamente Klien fece esattamente il contrario di quanto fatto daHenri Cartier -Bresson: piuttosto che immagini pensate è meglio l’elemento sorpresa.